“4 Novembre: uniamoci in un gesto simbolico di riflessione”. Con queste parole il sindaco di Messina Renato Accorinti commenta sui social network la sua partecipazione alla Giornata delle Forze Armate nella città siciliana.

Come per la sua prima volta, il 4 novembre 2013, e come nel 2014 e nel 2015, anche quest’anno il primo cittadino ha tenuto a ribadire i valori della pace e della nonviolenza, presentandosi tra i generali con la sua bandiera arcobaleno, personalizzata con l’articolo 11 della Costituzione Italiana: “L’Italia ripudia la guerra” e con una citazione di Sandro Pertini (ricordiamolo, presidente della Repubblica e quindi anche capo delle forze armate): “Svuotiamo gli arsenali, strumenti di morte; colmiamo i granai, fonte di vita”.

Un piccolo gesto, ma che evidenzia due virtù che purtroppo generalmente latitano, negli ultimi tempi, tra i politici e gli amministratori nostrani. Innanzitutto la coerenza con le proprie convinzioni, che non vengono abbandonate neanche nel momento in cui si diventa un rappresentante delle istituzioni indossando la fascia tricolore. E poi, in secondo luogo, il rispetto della Costituzione, che un governo molto poco rappresentativo tenta di stravolgere con la riforma costituzionale sottoposta a referendum tra un mese esatto, e del suo spirito pacifista.

Non si tratta di cosa da poco, se pensiamo che mai come in questi tempi di crisi, in cui il disarmo dovrebbe assolutamente essere una priorità, per ragioni etiche quanto economiche, ci troviamo invece a constatare che le spese militari nel Paese aumentano, l’accondiscendenza ai diktat della Nato ci fa intervenire militarmente in svariati fronti di guerra, e inoltre nelle sedi internazionali ci opponiamo ufficialmente al bando delle armi nucleari. Ovvero, quanto di più lontano dal monito di “svuotare gli arsenali”…

Aggiungiamo a tutto questo che questa cultura militarista viene ogni anno esaltata in una giornata dedicata alle forze armate che viene spacciata per “giornata dell’unità nazionale”, in cui si visitano caserme e si mettono in mostra reggimenti, in una retorica pseudopatriottica che ricorda tempi bui del passato.

Non so voi, ma a me quelle caserme piacerebbe vederle vuote e riutilizzate per altri scopi; quei soldi spesi per diffondere morte e distruzione li vorrei spesi per assicurare i diritti primari della mia gente e di chi raggiunge il mio Paese in fuga dalla sofferenza; vorrei che le guerre non si commemorassero, ma si ricordino per non ripeterle più; vorrei che la Costituzione venisse attuata nel suo vero spirito, quello di una nazione che la guerra voleva lasciarsela alle spalle e per questo la “ripudia”. E vorrei più sindaci che ci ricordino tutto questo con semplici gesti, in una direzione che ci porti al cambiamento.

Grazie, Renato!