L’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) ha rivolto pesanti accuse contro il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, secondo cui gli attacchi sferrati tra lunedì 17 ottobre e oggi dalle truppe turche insieme a milizie di estremisti islamici nella regione di Shahba a nord di Aleppo avrebbero messo in fuga circa 900 persone dei villaggi kurdi di Tal Batal e Kuaibe.

Secondo l’APM, mentre i media internazionali si concentrano sull’operazione militare per la liberazione di Mosul, Erdogan continua a perseguire i propri interessi in Siria. Dopo decenni di guerra civile e una politica della terra bruciata con la quale i governi turchi hanno svuotato complessivamente 3.876 villaggi kurdi, cristiani e yezidi nel proprio paese e messo in fuga circa quattro milioni di persone, pare proprio che Erdogan abbia deciso di applicare la stessa strategia anche nel paese vicino.

Chi fugge dalle truppe di Erdogan e da quelle degli estremisti islamici cerca riparo nella regione autonoma di Afrin, controllata dai Kurdi, dove si trova anche il campo profughi di Robar. Questo dista solo 18 km dalla frontiera con la Turchia, ma poiché la Turchia ha chiuso la sua frontiera in direzione Siria il campo non può quasi essere raggiunto dalle organizzazioni umanitarie.

I campi profughi di Robar e di Shahba hanno finora accolto migliaia di famiglie profughe e ogni giorno si aggiungono centinaia di persone. Complessivamente Afrin ha accolto finora circa 400.000 persone. La maggior parte dei profughi sono arabi-sunniti di Aleppo e dei villaggi circostanti, dove la situazione umanitaria è semplicemente catastrofica. Mentre l’aviazione di Assad e del suo alleato russo continua a bombardare la regione a est di Aleppo, la Turchia, membro della NATO e sostenuta dall’Arabia Saudita e dal Qatar, attacca le regioni occidentali di questa antica, ma ormai quasi completamente distrutta città.

A fare le spese di questa brutale guerra che da tempo ha trasformato la Siria nello scenario in cui le varie potenze si giocano i propri interessi geopolitici è la popolazione civile. Ad Aleppo non mancano solamente i medici, i farmaci e l’attrezzatura medica. I bombardamenti delle varie parti in causa hanno distrutto diverse centrali elettriche e un attacco delle truppe radical-islamiche alleate della Turchia ha infine distrutto anche un impianto di pompaggio, lasciando l’intera città senz’acqua.