Abbiamo parlato con la Presidente della Campagna Globale per il Diritto all’Educazione, Camilla Croso. Ci ha ascoltato da San Paolo e ci ha permesso di capire la realtà che sta vivendo il Brasile in questo momento, insieme al processo di regressione portato avanti da Michel Temer.

Mariano Quiroga: prima di parlare di questo scandaloso cambiamento che è avvenuto in Brasile, vorrei fare un piccolo bilancio su come si stava sviluppando il tema dell’educazione negli ultimi anni, che cosa è successo negli ultimi dieci anni in America Latina in relazione all’educazione.

Camilla Croso: abbiamo sempre molte sfide da affrontare, ma, sotto diversi aspetti, in materia di diritto all’educazione e di altri diritti sociali in America Latina e nei Caraibi stavamo avanzando. In materia di inclusione c’erano tendenze positive, principalmente nella fascia dell’obbligo scolastico. Da qualche tempo in molti paesi anche l’istruzione secondaria era stata resa obbligatoria, e si faceva  pressione affinché la tappa educativa si universalizzasse. Nell’ambito della prima infanzia abbiamo molte sfide in corso: rispetto a questa tappa c’è ancora un dibattito concettuale e di diritto, dal momento che, in rapporto alla prima tappa dell’educazione della prima infanzia, le nostre legislazioni, anche quelle internazionali come la Dichiarazione dei Diritti Umani, non si esprimono come diritto. In Brasile è così, in alcuni altri paesi come Uruguay o Argentina, anche. In quei paesi è esplicito ma non c’è consenso.

Venivamo da un forte dibattito sull’educazione inclusiva, sull’educazione e sulla non discriminazione, cercando di rendere evidenti le molteplici discriminazioni che esistono e facendo pressione sui sistemi educativi per il loro superamento. L’educazione di persone giovani e adulte è anch’esso un tema che, sfortunatamente, resta sempre pendente, poco priorizzato nelle politiche pubbliche, con poche risorse. Anche se abbiamo avuto grandi conferenze, come ad esempio la CONFINTEA a Belem qualche anno fa, c’è ancora una gigantesca mancanza, in questa tappa c’è bisogno di un impulso molto maggiore.

Ma da un po’ di tempo a questa parte stiamo vivendo processi assai regressivi. In questo momento il Brasile è il caso più regressivo, è molto doloroso per il popolo brasiliano assistere a ciò che accade. Vorrei anche commentarti che nello scenario più generale, qui in America Latina, ci sono due questioni che ci stanno preoccupando molto: l’avanzamento della privatizzazione, nel continente e anche nel resto del mondo. Privatizzazione intesa anche nel senso di concetti imprenditoriali e logiche imprenditoriali che entrano nei sistemi educativi pubblici. Siamo enormemente preoccupati per una tendenza gravissima che stiamo osservando, che è la criminalizzazione di studenti, insegnanti, marce e proteste pacifiche. Pertanto lo scenario attuale è complesso in molte parti dell’America Latina.

MQ: Non ci dimentichiamo che durante il governo di Dilma Rousseff, pochi mesi fa, c’erano università, e anche scuole superiori, occupate dagli studenti. Durante questi governi, che tutti riconosciamo come progressisti, quei conti pendenti stavano generando conflitti con gli studenti e i professori di tutto il continente. Ma quello che ora vuole portare avanti Michel Temer con i suoi complici e i suoi seguaci è il peggioramento di tutto ciò.

CC: Non è possibile fare un paragone. Le agende che avevamo come movimenti sociali brasiliani durante i governi di Lula e Dilma, rispetto a ciò che sta succedendo ora, erano completamente diverse. La regressione che Temer sta mettendo in marcia, in pochi mesi di governo illegittimo, è atroce, non ho mai vissuto una situazione come questa in Brasile, ed è la più regressiva dell’America Latina. Nei governi di Lula e Dilma portavamo sempre programmi, la necessità di un maggiore finanziamento, la necessità di una valorizzazione dei docenti molto più incisiva, ma non c’è confronto Durante i governi Lula e Dilma, per esempio, sono stati approvati piani salariali degli insegnanti, c’era una valorizzazione della docenza. Se pensiamo all’investimento in materia di educazione, nei loro governi, l’aumento di risorse è impressionante in confronto agli anni precedenti di Cardoso. Si è sempre investito più del minimo necessario stipulato dalla Costituzione. Durante i governi di Lula e Dilma questo minimo veniva sempre superato. C’erano sempre sempre lotte e richieste, ma eravamo molto più ascoltati, il processo era molto più democratico, e comprendeva la protesta, il dibattito e il dissenso. Il dissenso era presente e aveva spazio. In questo momento, ciò che stiamo vivendo qui non ha precedenti.

MQ: Vuoi aiutarci a far comprendere agli ascoltatori argentini, che non sono realmente consapevoli di quello che sta succedendo in Brasile, in cosa consiste la modifica costituzionale, il famoso PEC 241, che vogliono mettere in marcia?

CC: In questo momento non è solo il PEC ad essere in gioco, Temer ha aperto un altro fronte di profonda trasformazione che ha a che vedere con la scuola secondaria. Ma ora ciò che ci preoccupa molto e ci colpisce fortemente è il PEC 241. Ed è molto importante per tutta l’America Latina che possiamo discuterne, perché la preoccupazione che ciò che sta accadendo in Brasile sia un precedente per altri paesi è fondata. Sappiamo che Temer stava discutendo con Macri di questo PEC e, almeno per quanto ne abbiamo saputo, Macri l’ha trovato interessante.

Fondamentalmente questo progetto di modifica costituzionale vuole cambiare la Costituzione brasiliana (CB) approvata nel 1988, e sospenderne articoli che, giustamente, garantivano questo minimo di investimento in salute ed educazione. Il minimo è sempre stato importante, perché assicurava che anche in situazioni di crisi o in situazioni più drammatiche, avessimo questo minimo garantito. Nell’ambito della salute i governi di Lula e Dilma sono rimasti nel limite del minimo, nell’ambito dell’educazione hanno superato il minimo. Il Brasile ha approvato un piano educativo nazionale che prevede l’aumento degli investimenti, dato che ha come obiettivo l’espansione di ognuna delle tappe educative e il miglioramento qualitativo. Quindi questo stesso piano prevedeva,  nell’arco di dieci anni, che il PIL destinato all’educazione arrivasse al 10%, da un 5 e qualcosa a 10. Era un aumento progressivo, ma si trattava dell’orizzonte necessario per  compiere l’obiettivo di universalizzare ogni tappa con qualità.

Ciò che Temer fa in questo momento, con questo PEC, è voltare completamente le spalle a questo piano educativo, e voltare le spalle alla popolazione brasiliana in modo profondo e drammatico. Il PEC dice che la salute, l’educazione e l’assistenza sociale dovranno essere corretti, regolati di anno in anno in base all’inflazione. Questa correzione è molto sotto il minimo garantito dalla CB. Quindi nell’arco di 20 anni avremo una perdita di risorse assolutamente drastica. Quello che fa Temer non è qualcosa a breve termine,  transitorio, per superare una crisi momentanea, cosa che già sarebbe sbagliata. Non si deve fare questo in nessun caso. Ma quello che fa Temer è ancora più assurdo, perché dice che questa regola del PEC che corregge gli investimenti sulla base dell’inflazione varrà per 20 anni. E’ un progetto di paese, è un altro progetto di paese. Colpisce l’educazione e la salute, quindi è assolutamente chiaro che lì ci sono interessi privati. La salute e l’educazione pubbliche sono già indebolite, noi non abbiamo sistemi pubblici consolidati, dal punto di vista della salute e dell’educazione, stanno in un processo di consolidamento. Abbiamo il sistema unico di salute, che è fondamentale per la popolazione brasiliana, ma ha bisogno di migliorare. Abbiamo un’educazione pubblica che sta migliorando, ma è lontana dall’essere ideale. Se questo PEC viene approvato, lo scenario sarà molto peggiore, perché è evidente che aprirà il fianco agli investimenti privati e di bassa qualità. Il motivo è che avrà come mercato la popolazione più povera, perché è così che lo concepiscono, vogliono guadagnare da questa situazione. Andremo indubbiamente verso piani di salute privati, che non saranno certamente di buona qualità, e ciò significa che la gente dovrà mettere mano al portafoglio, e la popolazione non ha risorse. Nel nostro paese si genererà una crisi sociale profonda, insostenibile. Non posso immaginare che possa andare avanti per 20 anni.

MQ: Come si sente la gente a questo proposito? E’ consapevole di quello che accade con la politica? Perché quello che abbiamo visto nelle ultime elezioni municipali è che molta gente non è andata a votare, che molta gente è indignata con la classe politica, molti hanno annullato il voto, molte sono state le schede bianche. E’ ovvio che in questo colpo di stato che hanno portato avanti, il Congresso e il Senato sono alleati di Temer, quindi vedo difficile che non approvino questo piano così grottesco. Se non lo ferma la mobilitazione popolare, non so cosa lo potrà fermare.

CC: Esattamente. Il Congresso è completamente comprato, in questa cosa sta interamente con Temer. E’ veramente molto doloroso parlare di questo: 366 voti a favore contro 111, ne servivano 308 per cambiare la CB. Abbiamo un altro turno di votazione nel Congresso e poi nel Senato, quindi la lotta continuerà.

I mezzi di comunicazione sono stati parte del colpo di stato contro Dilma, continuano tuttora a farne parte. Perché abbiate un’idea, i principali mezzi di comunicazione sono a favore, pubblicano editoriali a favore di questa proposta di emendamento. Nessuno fa proposte diverse per aggiustare i conti del Brasile. Per dirla tutta, ad esempio, nessuno parla di giustizia tributaria. Non si parla di altri fattori, è grottesco come si utilizza bene la parola. E’ ovvio che non si tagliano la salute e l’educazione di un paese affinché si sviluppi, questo è chiaro. Ma i mezzi di comunicazione sono di parte. C’è stato un altro attore fondamentale dietro il colpo di stato, che ora è messo in evidenza, è esplicito. Questo è importante, perché quegli attori ora si mostrano e questo ha un valore. Che lo sappiamo, che le cose siano chiare. Quell’attore è la FIESP, la Federazione delle Industrie dello Stato di San Paolo. E’ impressionante, perché la FIESP ha comprato quattro pagine dei due maggiori quotidiani di San Paolo:  Estado de Sao Paulo e Folha de Sao Paulo, 4 pagine a favore di questo PEC. E’ incredibile.

Per la popolazione è molto difficile sapere. Le comunità educative e sanitarie sono mobilitate, così come gli operatori assistenziali. Quello che a me sembra importante, come movimenti sociali, è che in questo momento possiamo approfittare di un’articolazione tra movimenti, perché non sempre lo facciamo, non sempre riusciamo a far sì che il movimento per la salute si articoli con quello educativo e con quello dell’assistenza sociale. In questo momento c’è una grande mobilitazione di questi settori, anche i movimenti sociali, tutti, la comunità accademica in massa e altri collettivi si stanno esprimendo. Gli studenti e le studentesse, che durante il colpo di stato hanno svolto un ruolo fondamentale nelle mobilitazioni a favore della democrazia, durante tutto il processo di votazione dell’impeachment, stanno occupando le scuole di tutto il paese. Stati che non si erano mai mobilitati. Ti ho parlato della criminalizzazione: nel periodo del colpo di stato è aumentata, quindi tutto il tema della polizia e del controllo degli studenti è gravissimo. A San Paolo non abbiamo avuto motivo di lamentarci, ma a  Paraná ci sono stati feriti, è un tema molto difficile. Ma la maggior parte della popolazione non ne è a conoscenza. Come Campagna di Educazione qui abbiamo una sfida, e perciò diamo molto valore a interviste come questa. Magari potessimo davvero, attraverso la radio, far arrivare il dibattito in profondità nel nostro paese. Perché non c’è sufficiente consapevolezza, i mezzi di comunicazione di massa confondono, disinformano, sono parte di questo processo di retrocessione che stiamo vivendo. Quindi abbiamo un’enorme sfida a partire dal lavoro di comunicazione, è fondamentale promuovere il dibattito pubblico, la riflessione,  il chiarimento su ciò che sta accadendo e sulle sue conseguenze. C’è una gran parte della nostra società che non è a conoscenza di quello che sta succedendo.

MQ: Come comunicatori, raccogliamo la sfida di diffondere le proteste dei movimenti sociali, di rendere massivo il chiarimento. Mi sembra fondamentale e necessario, per il Brasile e per tutta la regione. Come hai ben detto, noi abbiamo Macri assolutamente disposto a seguire lo stesso modello, lo stesso stampo che sta portando avanti Michel Temer. Senza dubbio devono già avere i loro uomini in ogni paese, designati per seguire questo processo.

CC: C’è una riforma dell’istruzione secondaria che è molto grave, e c’è un altro progetto che si chiama “Scuola senza partito”, che c’entra con la censura, all’interno della scuola, di temi di riflessione critica. In questo ventaglio della “scuola senza partito” entra un’altra tematica che qui in Brasile viene chiamata “ideologia di genere”, che in Colombia ha avuto anche molta influenza sul NO per la pace. Sono rischi che certamente superano i confini del Brasile e che vorremmo poter approfondire in un’altra occasione.