La tragedia ferroviaria in Puglia, con morti e feriti, obbliga a una seria riflessione di carattere generale. Che il servizio ferroviario in Italia sia a livelli infimi lo sanno tutti. Essendo un viaggiatore frequente dei treni verifico costantemente lo stato fatiscente delle linee e dei convogli ed è già un miracolo che non ci siano incidenti mortali ogni giorno.

di Paolo Ermani

L’ennesimo incidente ferroviario in Puglia (su una tratta gestita da una società privata locale), che arriva dopo diverse altre tragedia accadute negli ultimi vent’anni, non può non far scattare una riflessione di carattere generale sulla situazione del servizio ferroviario italiano.

I treni che circolano sono vecchi, sporchi, spesso ci muori di freddo o di caldo a seconda di quale sistema non funziona (se riscaldamento o aria condizionata), perennemente in ritardo, tempi di percorrenza medi che sono ancora quelli dei treni degli anni Sessanta. E Trenitalia cosa fa? Punta tutto sull’alta velocità e i Frecciarossa.

Invece di puntare su un servizio capillare, pulito, puntuale, efficiente per far lasciare il più possibile l’auto a casa, si chiudono le piccole stazioni, si chiudono biglietterie, si taglia sul personale e le zone fuori dalle grandi dorsali possono arrangiarsi.

In alcune tratte, soprattutto quelle dei pendolari delle grandi città, negli orari di punta si verificano situazioni a cui nemmeno i carri bestiame sono paragonabili. E’ indegno e vergognoso far viaggiare le persone ammassate; persone che dopo un giorno di lavoro sono di certo ben felici di fare il viaggio in piedi pigiate le une contro le altre! E se ciò si verifica in estate è veramente una situazione che i dirigenti di Trenitalia dovrebbero provare spesso come punizione per la loro fallimentare politica dei trasporti.

E se malauguratamente abitate al sud o nelle isole, soprattutto la Sicilia, l’uso del treno può diventare un’impresa eroica: tempi biblici per fare pochi chilometri, attese infinite di coincidenze, orari assurdi, tutto calcolato in modo da disincentivare l’uso del treno e quindi poter chiudere più stazioni e ridurre ancora di più il servizio. Quasi si fa prima a dorso di mulo e non si corre il pericolo di essere investiti da un altro treno che arriva nella direzione opposta.

Che a Trenitalia interessino i VIP e non i poveri pendolari appare chiaro.

E in Puglia, dove la tratta era gestita da una società privata esterna? C’è il binario unico. Ma come è possibile che in tratte come quella in questione ci sia ancora il binario unico? Come è possibile che un paese che vuole fare la TAV sventrando intere vallate per collegarsi con Lisbona e Kiev abbia ancora percentuali altissime di tratte a binario unico? Ma cosa ci importa di collegarci a Lisbona o Kiev se non riusciamo nemmeno a fare viaggiare i pendolari in maniera civile? Se c’è qualcosa da potenziare in Italia è proprio il trasporto ferroviario locale, che darebbe solo vantaggi a tutti, ma forse non ai soci e agli azionisti delle varie società, lautamente pagati e che un treno su un binario unico probabilmente non lo hanno mai preso in vita loro.