Recentemente sono stato invitato a parlare in una tavola rotonda di Pressenza al DW Media Forum di Bonn, Germania sull’industria delle armi e l’etica. Nel processo di sviluppo della mia presentazione e nella compilazione dei dati sull’economia militare USA e la sua presenza nel mondo, qualcosa è accaduto alle mie credenze. Ho sempre pensato che se avessimo continuato a lavorare per la pace e la nonviolenza, saremmo stati in grado di superare i conflitti e di cambiare la direzione che va verso la guerra. Oggi questa credenza se n’è andata; il mondo è in fiamme, conflitti e violenza hanno guadagnato spazio in ogni continente, e il movimento della pace degli anni ’60 è quasi inesistente.

Da dove veniva la mia credenza? Come ho potuto essere così ingenuo? Come Umanisti, abbiamo alcuni principi universali che possono aiutare a fare luce su situazioni complicate. Uno di questi principi dice: “Farai sparire i tuoi conflitti quando li avrai compresi nella loro ultima radice, non quando vorrai risolverli”. Volevamo risolvere la guerra con la pace, ma senza avere una comprensione su da dove viene la guerra. Perché l’economia di guerra continua a crescere? Per gli Stati Uniti, per esempio, quest’anno la spesa militare è stata di circa il 50% in più che al culmine della Guerra Fredda e della Guerra del Vietnam. Il mondo nel suo insieme spende circa il 2% del suo reddito totale nell’esercito; gli Stati Uniti, circa il 4%. Come mai i paesi che compongono il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sono anche i maggiori commercianti di armi e di attrezzature militari del mondo? E’ molto chiaro per me, ora, che non vedremo pace nel mondo finché non risponderemo a queste domande.

Ora arriva l’elefante nella stanza, una verità palese, che però si preferisce ignorare. Per farla breve, il 93% di tutte le armi nucleari mondiali sono nelle mani di USA e Russia. Gli USA spendono mille miliardi di dollari all’anno per i militari, tanto quanto le successive 10 nazioni insieme – da tre a cinque volte quanto la Cina (dipende da come si conta) e da sette a nove volte quanto la Russia. Gli Stati Uniti mantengono quasi 800 basi militari in più di 70 paesi e territori all’estero. Gran Bretagna, Francia e Russia insieme, al contrario, hanno circa 30 basi estere. I 100 maggiori appaltatori del Pentagono, nel 2015, hanno rastrellato 175,1 miliardi di dollari in contratti vincolanti. Lockheed Martin nel 2015 è stato il più grande appaltatore unico per il governo USA, conducendo facilmente sul resto del mercato con 36,2 miliardi di dollari. Il concorrente più vicino è stato Boeing con 16,6 miliardi. Per rendere la situazione ancora peggiore, gli USA danno 5,7 miliardi di dollari come aiuti finanziari per aiutare paesi come Israele, Egitto e Giordania a comprare armi (Video CNN ).

Si tratta della stessa tecnica usata dagli spacciatori di droga che vogliono crearsi un mercato nel quartiere: dare droga gratis ai bambini e renderli dipendenti. Gli USA e le loro multinazionali stanno costringendo paesi, in un modo o in un altro, a comprare armi: la situazione nell’Europa dell’est con la base USA in Romania, il raddoppio del bilancio militare in Polonia, l’insegnamento militare ai bambini nelle scuole in Repubblica Ceca e così via.

Finché per gli USA la guerra sarà un affare, non vedremo mai la pace. Non c’è nessuna etica in questo campo, solo questo punto cruciale. La sola proposta che posso fare è di affrontare il problema alla radice rendendo l’economia di guerra USA non redditizia #WarUnprofitable. Abbiamo bisogno di un boicottaggio universale a tutte le società USA e alle banche coinvolte nel commercio militare, come Lockheed Martin, Boeing e Intel. E’ l’unica ragione che capiranno. Dobbiamo trovare un modo per rendere il commercio della guerra non redditizio.

Nell’articolo che seguirà daremo uno sguardo alle esperienze passate che hanno avuto successo, come la campagna commentata da Jürgen Grässlin al forum, chiamata Action Outcry – Stop weapon exports! (ndt, Grido di protesta in azione – Stop all’export di armi!) in Germania e la campagna mondiale contro l’apartheid negli anni ’90. L’“affare” dell’apartheid in Sud Africa ha smesso di essere redditizio in parte perché gli studenti americani hanno costretto le loro università a disinvestire in aziende che commerciavano con il Sud Africa.

 

 

Traduzione dall’inglese di Matilde Mirabella