Care sostenitrici e sostenitori, oggi che vogliamo dire dell’Europa? La nostra petizione inviata a tutte le parlamentari europee di tutti i partiti non ha ricevuto nemmeno una risposta, eppure sarebbero le nostre rappresentanti democraticamente elette. Silenzio assoluto anche di fronte a eventi tragici, come le sparatorie della polizia turca contro un gruppo di migranti, fra cui alcuni bambini. Come mai non si sentono chiamate in causa, quale idea di Europa hanno dentro di sé?

C’è poco da stupirsi, quindi, di fronte al terremoto che sta facendo fibrillare tutte le cancellerie, in seguito all’esito del referendum che ha condotto alla Brexit. L’Europa senz’anima sembra destinata a franare. Le ingegnerie costituzionali dell’Ottocento, del Novecento e del Duemila sembrano sfilacciarsi e paiono inadeguate alla costruzione di un mondo comune che tenga insieme le differenze cancellando ingiustizie e diseguaglianze.

Una volta di più siamo di fronte a una polarizzazione, a una dicotomia riduttiva che cancella la complessità dei sentimenti, delle opinioni, delle situazioni. Vecchi contro giovani, colti contro incolti, le periferie operaie e industriali contro le metropoli, le etnie minori contro la fittizia unità del Regno… Non ho visto finora un’analisi del voto dal punto di vista di genere, eppure sarebbe importante.

In questo tipo di referendum, qualcuno vince magari di un soffio, e qualcuno perde anche se con percentuali di poco inferiori, ma la scelta di un numero comunque altissimo di persone non conterà niente. Un’idea calcistica della politica partorita dalla logica maggioritaria dell’ultimo secolo, un’idea che impoverisce la vita delle persone e le loro opportunità di espressione.

Certo è che adesso rischiamo un risorgere di razzismi, chiusure e nazionalismi. Nuovi muri, nuovi recinti. La domanda è se saremo capaci di ripartire da nuove forme di democrazia includente e da nuovi modelli di cittadinanza universale, legata ai diritti umani e non al luogo di nascita. Come altre volte, ribadisco che il pensiero delle donne su questi temi ha condotto studi preziosi cui sarebbe necessario ispirarsi.

Ancor di più, allora, occorre unire le forze dal basso e lavorare per non perdere la speranza in un mondo migliore. Proprio da Londra ci vengono parole importanti. Le ha scritte Nick Dearden di Global Justice Now e io ne ho tradotto qualche passo: “La decisione britannica di uscire dall’Europa Unita ci apre un mondo di incertezza. Occorrerà del tempo prima di capire quale ne sarà il pieno impatto. Passeranno anni prima dell’uscita definitiva, ma la scelta per il Leave rappresenta una significativa vittoria delle politiche della paura e dell’odio che hanno dominato la campagna.

Non sarà facile ricomporre la divisione creatasi durante il referendum. Assecondando una ristretta e odiosa visione nazionalista, la campagna pubblica per l’Exit ha costruito un’ondata di sentimenti anti-immigrati, incoraggiando anche l’idea che, uscendo dall’Europa, il Regno Unito possa tornare all’epoca in cui era la più grande potenza del mondo.

Noi condividiamo la paura che molte persone ‘nel mirino’ della campagna per il Leave ora sentono. Il nostro movimento è più importante che mai. Adesso ci impegneremo ancora di più nei nostri sforzi per costruire un mondo migliore basato sull’eguaglianza, sulla democrazia e sull’umanità. Vogliamo un mondo fondato sulla comunità, sulla solidarietà e sulla speranza, invece che sull’egoismo, sull’avidità e sulla paura […] Non potremo più far parte dell’Europa, ma non siamo soli e continueremo a lavorare con i movimenti di tutta Europa per creare un mondo migliore. Nelle prossime settimane esamineremo l’impatto del Leave sulle nostre campagne e proporremo un nuovo elenco di priorità. […] In cima alla lista ci sarà la costruzione di una campagna per i diritti dei migranti”.

Bene, questa è anche la nostra priorità. Nel frattempo a Milano noi della Rete femminista ”No muri, no recinti” stiamo aspettando dalle Prefettura il permesso di visitare l’ex Cie di via Corelli, ma tarda inspiegabilmente ad arrivare nonostante la verifica positiva dei documenti. In altre città le associazioni aderenti come noi alla campagna LasciateCIEntrare sono riuscite a entrare in qualche centro, seppure con grandi difficoltà. Luoghi difficili, sovraffollati, isolati a volte in mezzo al nulla. L’alienazione dal mondo, come diceva Hannah Arendt.

Floriana Lipparini