Pressenza è stata invitata a partecipare al Forum internazionale palestinese per i Media e la Comunicazione, che ha avuto luogo a Istanbul, Turchia, il 18-19 maggio. Al nostro rappresentante, Marianella Kloka, è stata data l’opportunità di offrire all’audience un breve discorso, principalmente di fronte a giornalisti arabi e consulenti dei media, durante la sessione conclusiva: “Priorità dei Media palestinesi”.

Innanzi tutto vorrei ringraziare per il gentile invito. Per conto dell’agenzia di stampa internazionale umanista PRESSENZA, voglio esprimere il nostro più profondo cordoglio a ogni singola famiglia che abbia perso madri, padri, fratelli e sorelle durante tutti gli anni dell’attuale conflitto israelo-palestinese. Per quanto possa comprendere, in quanto membro di questa comunità internazionale che promuove la pace e la nonviolenza attiva, vivere per così tante generazioni in uno stato di guerra e occupazione deve produrre sentimenti davvero terribili, si tratta di un’esperienza che non solo segna il proprio passato e il proprio presente, ma segna il nostro passato e presente come intera umanità. Lo stesso accade con ogni conflitto violento passato e presente, che segna in modo negativo la nostra storia e la nostra coscienza globale, generando paura nei nostri cuori e rendendo difficile per le nostre menti persino immaginare differenti condizioni di vita. Di conseguenza è nostro dovere cercare di trovare, in collaborazione con voi e con ogni persona su questo pianeta impegnata nella pace, un modo di uscire da questo circolo vizioso violento.

Vedete, noi crediamo fortemente che la questione israelo-palestinese e il modo in cui i governi la gestiscono, alimentandola con più armi, più attacchi, più morti, più odio, più vendetta e ancora più armi, sia parte dell’espressione di un sistema violento che desidera, in un modo o nell’altro, controllare la terra e le risorse naturali, oltre che, cosa ancora più importante, tenere intere popolazioni in uno stato di costante paura, minimizzando le opportunità e le possibilità che la coscienza umana ha in direzione della liberazione. Se solo per un momento alzate lo sguardo dal conflitto che sta distruggendo le vostre vite da decenni e gettate un’occhiata più ampia su ciò che sta accadendo nel pianeta, potrete comprendere ciò che sto dicendo.

Zone di guerra e trattati nucleari sono ovunque. L’Europa vive in una recessione economica e tiene le persone sotto la stessa paura che rende ogni proiezione a futuro quasi impossibile. L’Africa e alcune parti dell’Asia soffrono la povertà, la mancanza di servizi di base nell’ambito della salute, del benessere sociale e dell’educazione. Oserei dire che questa è la realtà di quasi ogni angolo della Terra. Pertanto questo sistema, come anche dichiarato ieri durante il discorso di Orlando Perez, soffre una grave crisi, essendo caratterizzato da ogni tipo di violenza, di dolore e di sofferenza.

D’altra parte noi crediamo che con il passare del tempo sempre più persone di ogni paese del globo sentano e condividano questa interpretazione. Non ci sono solo segnali di ciò, ci sono anche azioni che lo dimostrano. Iniziative sociali indirizzate alla costruzione di forme totalmente nuove di vita sociale appaiono quotidianamente. Non sono basate su nessuno stato o governo. Parliamo di persone semplici che si mettono insieme e cercano di trovare una via d’uscita. Alcuni politici sono esempi brillanti che comprendono questa tendenza e la moltiplicano anche con le loro azioni. Se scorrete le nostre pagine, che possono essere lette in 7 lingue – anche se per il momento non in arabo – vi convincerete che c’è un altro movimento, un movimento di base che si rafforza giorno dopo giorno. Sento che dobbiamo scommettere su questa nuova sensibilità.

Ci sono alcuni elementi che aiutano questo movimento internazionale a crescere:

  • La gente ha perso fede nei governi e nel sistema; anche i politici che fanno parte di questo movimento hanno perso fede nei loro partiti politici, perlomeno in quelli strutturati in modo tradizionale;
  • La gente è sempre più interconnessa grazie all’uso del social media e può condividere o persino far trapelare più informazioni di prima;
  • C’è una nascente spiritualità nelle menti e nei cuori di quelle persone che sembra confermare le parole di poeti, filosofi, scienziati e persino mistici, che parlano di pace, armonia, liberazione, energia, e l’energia fluisce e in generale ci dà la possibilità di “pensare fuori dagli schemi”.

Chiedo a tutti voi, membri dei media palestinesi, amici giornalisti, di spendere mezz’ora al giorno per iniziare a esercitare questo sguardo globale. Ancora di più, vi chiedo di portare questo sguardo all’interno della Palestina e di mandarci eventi e iniziative che cercano di portare luce e speranza nell’onnipresente oscurità. Ogni mutua iniziativa che promuova attivamente una risoluzione nonviolenta, proveniente da entrambe le parti in conflitto, è importante. Ricordate che questa richiesta sarà trasmessa anche ai membri dei media israeliani, a ogni singolo giornalista israeliano che ancora mantenga il proprio cuore aperto a un mondo nuovo. Non si tratta di un’azione che dovete fare solo voi. Questo esercizio quotidiano che vi suggerisco è un esercizio anche per l’“altra parte”, qualunque altra parte ci possa essere in questo conflitto.

Infine, ma non meno importante: non sentitevi soli, neanche per un secondo, in questo compito quotidiano, perché non lo siete. C’è una grande, una grandissima famiglia, una “nuova tribù” che cresce, piena di solidarietà, piena di sognatori e visionari. Più ancora, aspettiamo i vostri input locali, aspettiamo di essere arricchiti dalle vostre iniziative, dalle vostre esperienze, dalle vostre azioni quotidiane verso un mondo nonviolento e liberato. Il mondo arabo dei giornalisti che considereranno questa come la sfida più importante è più che benvenuto nella nostra comunità globale umanista, che mette l’essere umano al centro di ogni azione e di ogni preoccupazione.

Traduzione dall’inglese di Matilde Mirabella