E così il municipio delle Torri si è trasformato in un palcoscenico teatrale.   Un anno fa vi è stata  recitata una bella commedia per il centro antiviolenza  e per le centinaia di cittadini che avevano firmato per l’intitolazione del parco di via Amico Aspertini a Marie Anne Erize, la desaparecida argentina alla quale la struttura è  intitolata. La scenografia era quella della commissione Urbanistica e Ambiente, dove un manipolo di attori – che si fanno chiamare politici – recitava con convinzione la parte di coloro che avrebbero concesso l’area per un fine così importante. Il bellissimo parco, pur restando di proprietà municipale, avrebbe recato una targa in ricordo di Marie Anne e di tutti i trentamila desaparecidos argentini,  ci assicuravano.

Tutto questo senza sapere che quel terreno era di proprietà del Comune di Roma, che fin dal 1994 aveva assegnato il diritto di superficie alla società Prisma 2000, che ora  ne reclama i diritti.  Qualche giorno fa, grazie al consigliere Daniele Grasso che si è recato in Campidoglio, abbiamo potuto ottenere i documenti, planimetrie comprese, (prot. 120496 del 17.07.2015 del Dipartimento Programmazione e Attuazione Edilizia di Roma Capitale) che parlano molto chiaro.  Si tratta dell’autorizzazione a costruire edilizia non residenziale. Una destinazione d’uso che, sembra, fosse sconosciuta al dipartimento Urbanistica e Ambiente del  Municipio Le Torri, che durante la riunione del 30 aprile, quella dove ci veniva data l”autorizzazione verbale all’intitolazione, non ne faceva menzione. Ergo, prima della riunione, non erano state fatte le dovute verifiche, della serie “diciamole di si e leviamocela dagli zebedei”. A riprova di questo contentino, il fatto che la nostra richiesta non è stata MAI portata in consiglio per il dibattimento, cosa che abbiamo saputo solo adesso. E dopo che l’area era stata recintata ed erano iniziate le nostre proteste, neanche una telefonata o una comunicazione da parte di chi di dovere per avvertire che c’era stato un errore e per cercare una soluzione alternativa, in un territorio in cui le aree verdi sono molteplici, cosa che sarebbe stata ben accolta, ovviamente.

La stessa tattica è stata adoperata con tanti cittadini del quartiere quando si recano nei vari uffici per segnalare le criticità del territorio: dire di si e poi lasciare cadere la cosa. Questo è il quadro dell’amministrazione dei nostri duri e puri, che fino a poco tempo fa si dichiaravano assolutamente di sinistra, promettendo in campagna elettorale di rimediare ai danni della destra, salvo poi, si dice, riciclarsi con un bel voltagabbana politico. Questa è la dimostrazione dell’incompetenza di chi svolge il proprio compito con lo stipendio pagato dai cittadini. Questo l’ultimo affronto alla memoria di quanti morirono per un’ideale di uguaglianza e di inclusione sociale, sulla quale queste persone dovrebbero riflettere, visto il posto dove operano.

Ora ci attendiamo la più classica delle punizioni, da scegliere tra due opzioni: la cosiddetta “morte civile” oppure  verifiche “accurate” sul nostro lavoro, alle quali collaboreremo volentieri.
Stefania Catallo, Presidente Centro Antiviolenza e Biblioteca “Marie Anne Erize”

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