Dopo tanti anni di accettazione, anche se critica, dello stradominio delle logiche di mercato e finanziarie che hanno stravolto e devastato l’intero sistema dello «Stato dei diritti» e della «società della sicurezza sociale»  in Europa, non è più accettabile di giocherellare alla ricerca di capri espiatori, anche se ce ne sono tanti che meritano di esserlo.

Il rifiuto da parte della Camera dei Comuni del Regno Unito questo 25 aprile di accogliere tremila bambini siriani orfani o rimasti abbandonati nei campi «profughi» di mezza Europa, imprigionati da nuovi muri, fili spinati e barriere di ogni tipo, ri-costruiti da quasi tutti gli stati membri dell’UE (dall’Ungheria all’Austria, dalla Francia alla Slovenia, dal Regno Unito alla Polonia, senza dimenticare la Danimarca, i Paesi Bassi e l’Italia), dimostra che l’Europa non deve essere solo liberata dal Regno Unito (Brexit) o dall’Austria o dall’Ungheria… ma soprattutto dall’EU, dal sistema che questa ha costruito ed ha imposto agli europei.

Noi vogliamo con forza l’unione dell’Europa, vogliamo l’Europa unita democratica, giusta, degna e libera.

Con pari forza non vogliamo l’Europa dei nazionalismi,  delle sovranità nazionali (First Britain) o regionali  (First Veneto), l’Europa xenofoba e razzista alla Hofer e alla Salvini.  E con altrettanta se non maggiore forza non vogliamo l’Europa delle diseguaglianze, delle esclusioni sociali, delle tecnocrazie ademocratiche, dei poteri forti finanziari predatori della natura e delle «risorse umane».

Non vogliamo l’EU dell’austerità che alimenta le disunioni tra i popoli europei e le guerre fra gli impoveriti favorendo l’arricchimento dei già ricchi.  Non vogliamo questa EU che separa, divide e punisce coloro che non obbediscono e non si sottomettono ai diktats della Troika. Milioni di europei non si sono battuti per decenni per dare potere alla Troika, ma ad un Parlamento di rappresentanti eletti europei.

Non vogliamo un’EU che ha accettato di sottomettersi sul piano  militare e della politica estera  al dominio delle armi e degli Stati Uniti d’America nell’ambito della NATO.  

Infine, non vogliamo una EU che mistifica il funzionamento della democrazia rappresentativa e diretta, che stravolge i diritti e la dignità del lavoro, che toglie il potere e la responsabilità di decisione sui beni comuni e i servizi pubblici alle autorità e istituzioni pubbliche per affidarli a  soggetti privati e lasciarli in balia della mercificazione, privatizzazione, competitività, monetizzazione e finanziarizzazione.

In nome dell’efficienza (il mantra dell’«Efficient Europe»), l’EU ha ucciso i valori fondamentali di uguaglianza,  giustizia, libertà e fraternità delle società europee.

Penso che sia giusto e saggio che l’EU esca dalla storia futura dell’Europa. Tocca ai cittadini, alle organizzazioni della società civile e ai rappresentanti eletti al Parlamento europeo spingere l’EU verso l’uscita, promuovendo una nuova fase Costituente europea.