Baris Ince, consulente editoriale e giornalista del quotidiano nazionale BirGun, è stato condannato ieri a 21 mesi di detenzione per aver violato la legge sul vilipendio del Presidente della Repubblica.

 

Tutto è iniziato con le operazioni anti-corruzione del 17 dicembre 2013. Tra le persone indagate c’era anche il figlio del Presidente della Repubblica attuale, ossia Bilal Erdogan. Secondo le carte preparate dai giudici Erdogan figlio risultava il “vero” presidente dell’associazione Turgev, finita nel mirino delle indagini sulla corruzione. In quei giorni diversi media hanno pubblicato anche l’appello per un interrogatorio firmato dal PM Muammer Akkas, in cui si specificava che se Erdogan non si fosse presentato nell’ufficio del PM, vi sarebbe stato portato con l’ausilio delle forze dell’ordine.

 

Nello stesso periodo, come tanti altri giornali, anche BirGun pubblicava delle notizie in merito a quello che stava accadendo. Baris Ince è stato denunciato per aver offeso in un articolo l’ex Primo Ministro e suo figlio.

 

Il 16 aprile del 2015 il giudice Abdurrahman Orkun Dağ ha condannato il giornalista a una multa di 10.620 lire turche per aver violato la legge 125/1 del Codice Penale. A proposito di questa condanna, in un’intervista rilasciata alla rete dei giornalisti indipendenti, BiaNet, Ince ha detto: “Sanno tutti che esiste la corruzione. Hanno chiuso le indagini togliendo il lavoro a giudici e poliziotti. Noi giornalisti siamo sotto processo perché abbiamo parlato di quello che accade. Questi processi aperti contro di noi vogliono impedirci di scrivere la verità. Quello che abbiamo scritto è una critica politica e si basa sui fatti reali”. L’avvocato del giornalista, Ali Deniz Ceylan, ha specificato che i materiali utilizzati in questo articolo sono stati già condivisi su Internet da numerosi portali, siti e giornali online. Inoltre in diversi punti i dettagli sottolineati da Ince erano presenti anche nelle carte dei PM che hanno condotto le indagini contro la corruzione.

 

Un giorno prima dell’udienza, Baris Ince ha condiviso su internet il testo della sua difesa, scritto in un acrostico le cui prime lettere costituiscono questa frase: “Tayyip il Ladro”. Dopo la prima condanna è partita la seconda denuncia per violazione della legge sul vilipendio del Presidente della Repubblica a causa del testo che Ince aveva presentato come difesa.

 

Ieri, 8 marzo 2016, il processo si è concluso e Baris Ince è stato condannato a 21 mesi di carcere. Il giudice ha chiesto espressamente l’esecuzione immediata della condanna. Tuttavia Ince avrebbe il diritto di opporsi e presentare appello alla Corte di Cassazione, cosa che il suo avvocato, Ali Deniz Ceylan, ha intenzione di fare.

 

Subito dopo la comunicazione della condanna Baris Ince ha condiviso questo tweet nel suo account ufficiale: “21 mesi di carcere! Noi usciremo di nuovo e torneremo a ridere e a parlare, ma in futuro i nostri figli li chiameranno ladri e fascisti”.