La promozione di un progetto culturale decisamente antirazzista e antidiscriminatorio, di convivenza e cittadinanza plurale, risulta compatibile con approcci educativi e formativi in Italia, dove la pedagogia interculturale, sorta alla fine degli anni ‘80, ha progressivamente introdotto un’ottica innovativa nella Scuola, nel percepire e recepire l’altro nell’immigrazione e nella convivenza multiculturale. Infatti, secondo l’approccio pedagogico, l’altro non è più considerato solo come portatore di problemi, di istanze deficitarie, di conflitti, ma come opportunità e risorsa di crescita personale e di sviluppo sociale. Il nostro Paese ha iniziato a confrontarsi con il fenomeno migratorio solo alla fine degli anni ‘70. [i]La pedagogia ha attinto dall’esperienza estera e ha recepito l’approccio interculturale, evitando i limiti dell’etnocentrismo e del nazionalismo, transitando da forme compensative dei bisogni alla valorizzazione delle differenze in forme ingenue e folcloristiche, fino ad approdare ad un paradigma interculturale e transculturale compiuto, di scoperta e valorizzazione della cultura identitaria personale, propria e dell’altro, in una prospettiva dialogica, centrata sull’incontro tra soggetti più che tra sistemi culturali differenti. Così l’educazione interculturale si colloca in una società complessa, dove il pluralismo è la norma, affrontando le problematiche ricollegabili a un’immigrazione non transitoria, ma stabile, nella costruzione di un futuro della convivenza, a partire dall’identità e dalla memoria storica del soggetto e del contesto d’appartenenza. [ii]Un’altra importante chiave di lettura, formulata dalla riflessione interculturale, riguarda un capovolgimento di prospettiva, ossia la presenza di bambini, studenti e famiglie migranti, nei servizi educativi e nella scuola, che rappresentano complessivamente un’occasione preziosa per ripensare i propri modelli educativi, didattici, relazionali, organizzativi e per porli in condivisione e discussione. La capacità di accoglienza e di promozione del successo scolastico degli alunni migranti nella scuola permette di verificare il livello di accoglienza del sistema scolastico per sviluppare modalità educative positive per tutti: insegnanti, studenti e genitori. I migranti, all’interno del sistema scuola, fungono da evidenziatori potenti degli assi culturali e organizzativi dei metodi educativi e formativi, tramite la disponibilità a operare una riflessione critica su se stessi, oltrepassando le rigidità dogmatiche, le posizioni difensive, attraverso un decentramento dello sguardo, per cogliere come l’altro guarda noi stessi e come permette la reciproca comprensione, senza osservare asetticamente, capire a distanza e incasellare l’altrui diversità.

Un’ulteriore rilevante acquisizione riguarda il pieno riconoscimento che l’educazione interculturale è una delle voci di un più ampio processo di sviluppo e rinnovamento del discorso formativo necessario per tutti, per le nuove generazioni, nel mondo delle complessità, in cui una solida formazione plurilingue interessa, appunto, il futuro di tutti, in quanto l’apertura e la curiosità verso forme culturali differenti, non solo sono gesti di accoglienza, ma competenze, abilità e capacità importanti per affrontare contesti di lavoro, di impegno, di vita. A livello di macrosistema, l’esperienza interculturale nel nostro Paese sembra contraddistinta dalla discrepanza fra politiche di interazione sociale e scolastica e investimenti economici. Questo aspetto segna un punto di enorme debolezza del nostro sistema, alla luce degli studi comparativi internazionali, che segnalano come il successo scolastico degli alunni migranti avvenga proprio in quei paesi che intervengono con investimenti importanti, per ridurre il dislivello di status economico e sociale delle famiglie, finalizzati a sostenere progetti multiculturalisti, antidiscriminatori, antirazzisti, per sostenere la qualità dell’istruzione nel suo complesso, per cui progetti di educazione, di revisione interculturale dei saperi e della prevenzione della discriminazione e del pregiudizio, dovrebbero realizzarsi anche in scuole che non contemplano la presenza di alunni migranti.

Dunque progetti antirazzisti e antidiscriminatori sono necessari all’interno dell’istituzione scuola e negli ambiti dell’associazionismo culturale, civile e sociale, per rispondere alle grandi domande sull’identità, nei luoghi, nei processi, nelle parole identitarie, nel dialogo tra le discipline, in quanto nessuno è straniero in se stesso, ma solo nello sguardo altrui, per oltrepassare l’ideologia e l’identità culturale, nazionale, etnica e razziale tramite il métissage che riguarda tutti, nel riconoscimento, nel decentramento culturale, nella condizione dialogica, perché la scuola è di tutti e per tutti, nella cittadinanza plurale e reciproca.



[i] Cfr. Pastori G., Nello sguardo dell’altro. Pedagogia interculturale e identità, Edizioni Guerini e Associati, Milano 2010.

[ii] Santerini M., Intercultura, La Scuola, Brescia 2003

da Scuola e Didattica, Febbraio 2016.