“Le elezioni si sono svolte senza problemi, nonostante questa sia stata considerata una località a rischio”. Gigi Pietra, cooperante in Burkina Faso per la ong Medicus Mundi, parla con la MISNA da Koudougou, la terza città del Burkina Faso, a un centinaio di chilometri dalla capitale Ouagadougou.

“Qui – spiega – la vittoria di Roch Marc Christian Kaboré era attesa, più scontata che nel resto del Paese”. L’ex presidente dell’assemblea nazionale è stato eletto al primo turno, con oltre il 53% dei consensi, secondo il primo conteggio: un risultato che non stupisce il cooperante. “Di fatto, questo era già un ballottaggio – nota – perché non esisteva un terzo contendente che potesse impedire a Kaboré o al secondo arrivato [Zephirin Diabré, ex ministro dell’Economia, che ha ottenuto poco più del 29%] di avere la maggioranza: ha vinto chi era più radicato nel paese”.

Nell’elezione, sembrano in effetti aver giocato un ruolo importante le relazioni che entrambi i candidati erano riusciti a stabilire prima di passare all’opposizione, con la partecipazione al governo dell’ex presidente Blaise Compaoré, fuggito dal paese dopo una rivolta popolare ad ottobre 2014. “Il partito di Kaboré è nato da una scissione di quello presidenziale e ne aveva portato via una parte delle ‘reti’ sul territorio e l’unico altro che aveva una presenza sul territorio, in termini di vecchi sindaci, deputati e dunque elettori era quello di Diabré”, concorda Pietra.

Il risultato non va letto però come una sconfitta della società civile protagonista delle manifestazioni contro Compaoré e, a settembre scorso, contro il fallito golpe della guardia presidenziale, ragiona il cooperante. “Una parte delle organizzazioni si erano già schierate con i diversi partiti, non possono essere considerate un ‘terzo polo’, e anzi la maggioranza appoggiava proprio Kaboré”, dice. “Potranno esserci – aggiunge – dei movimenti sociali, delle richieste, soprattutto dagli studenti e dalle masse urbane, ma sarebbe stato lo stesso con qualsiasi altro risultato”.

Al futuro, conclude dunque Pietra, c’è da guardare con realismo: “Ci sarà una continuità con il passato, ma un risultato è già stato ottenuto. Una parte del vecchio establishment, accusata di crimini gravi, è stata messa da parte: è un passo in avanti per tutti”.

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