Impara a conoscere il nemico e giungi a conoscere te stesso; solo così potrai combattere cento battaglie senza pericolo di sconfitte. Proverbio cinese

L’Isis è una “creatura” articolata, ben organizzata, i cui membri sono addestrati e contano su ingenti risorse, economiche e militari. Si fonda su un’ideologia fondamentalista che le dà coesione, forza e obbiettivi. L’influenza del wahhabismo, movimento sorto all’interno della corrente islamica dei sunniti, è fortissima. E’ presente in maniera articolata sul territorio in alcune zone dell’Iraq, della Libia, della Siria e nel Sinai. Ha cominciato a svilupparsi in Iraq e dal 2013 usa il nome Stato Islamico dell’Iraq e del Levante.

A favorirne la diffusione è stata soprattutto la grande destabilizzazione creatasi con la guerra in Iraq. Oltre a alla morte di almeno due milioni di civili, a milioni di rifugiati (solo 1 milione di persone si sono rifugiate in Siria) e al risentimento nella popolazione nei confronti dell’invasore occidentale, la guerra ha generato e radicalizzato conflitti tra diversi movimenti all’interno dell’islam, mentre prima si viveva senza dare importanza alle differenze, come oggi accade in Europa tra i vari movimenti all’interno del cristianesimo.

I suoi membri sono ben addestrati perché nell’Isis sono confluiti “pezzi“ di eserciti mercenari provenienti da altre guerre, come quella in Libia. Parte delle risorse con cui si appoggia la guerra contro il governo di Assad finiscono all’Isis, che gestisce commerci molto redditizi, come quello dell’elettricità e soprattutto quello del petrolio. Solo dal petrolio guadagna da 1,5 a 3 milioni di euro al giorno e tramite intermediari questo finisce anche nel mercato occidentale.

Secondo molti analisti l’Isis è finanziato direttamente dall’Arabia Saudita, paese teocratico dove i wahhabiti sono al potere, che però ha smentito. In ogni caso l’appoggio (addestramento, soldi, armi) dell’Arabia Saudita, degli USA e della Francia alla guerra contro il governo di Assad finisce in buona parte nelle mani dell’Isis, che conta su armi sofisticate come i tow anticarro americani.

L’Isis non lotta solo contro l’Occidente, ma anche contro il resto del mondo islamico, all’interno del quale vuole prendere il predominio. L’Islam non è un mondo monolitico, ma è composto da una moltitudine di movimenti spesso in conflitto tra loro. L’Isis in Siria combatte contro: l’esercito siriano regolare, l’esercito siriano di liberazione, Al Nusra (in gran parte Al Quadea), i Curdi, i Fratelli Musulmani, la Turchia.
Si tratta di alcune migliaia di combattenti, quindi identificarli con l’islam è ridicola. Parliamo di una percentuale dello 0,00 % , rispetto al miliardo e 200 milioni di fedeli in cui viene stimato il mondo musulmano.
Da quanto detto si può capire perché secondo alcuni – per esempio Graham Fuller, ex funzionario della CIA – l’Isis è una “creatura” americana. Non è stata necessariamente creata in modo intenzionale, con un piano preciso, ma di sicuro si sono gettate le basi per il suo sviluppo, è stata finanziata direttamente o indirettamente, conta su personale addestrato dall’Occidente e non è stata ostacolata nel suo sviluppo. In due anni solo una piccola percentuale dei bombardamenti americani sono stati efficaci. Da questo punto di vista ha fatto molto di più la Russia in poche settimane.
Questa “creatura”, questo Frankenstein, è stata sostenuta forse per destabilizzare il Medio Oriente contrastando l’asse sciita Iran – Siria e appoggiandosi quindi all’asse sunnita. Dietro la cosiddetta “democratizzazione” della Siria si nascondono – e nemmeno molto bene – giochi di potere e controllo politico ed economico di una intera regione. Turchia e Israele vorrebbero distruggere l’asse Siria – Iran, mentre la Russia ha sempre avuto una relazione con la Siria, dove dal 1972 ha una base militare.

L’Occidente lotta contro la Siria, cioè contro uno stato laico che dal 2014 ha un governo confermato da elezioni e nel quale convivevano senza grandi conflitti diverse minoranze religiose, compresi i cristiani. Per far questo si appoggia al più forte fondamentalismo all’interno dell’Islam, il wahhabismo sunnita incarnato dall’Arabia Saudita, forse l’unico stato al mondo in cui non esiste il Parlamento, in cui le donne adultere si giustiziano con la lapidazione e che è pronto a decapitare e crocifiggere un ragazzo di vent’anni perché ha partecipato a una manifestazione!

Il quadro generale è cambiato con l’intervento deciso della Russia, l’unico che almeno formalmente rispetta il diritto internazionale, in quanto è stato richiesto direttamente dalla Siria. La Russia si è messa sotto i riflettori e ha evidenziato le contraddizioni della politica americana.

Come reagirà l’Occidente dopo gli attentati di Parigi? Se dichiara guerra alla “creatura” Isis, che è poi quello che dice da due anni, dovrebbe farlo anche contro i creatori. Ma questo è un paradosso; sarebbe come scendere in guerra contro se stessi.

Siamo al limite di una mentalità, di un sistema che ormai mostra pienamente le sue contraddizioni e i suoi limiti strutturali. Una mentalità che usa gli altri e popoli interi come delle cose per il proprio tornaconto, una mentalità di dominio, potere, controllo e vendetta che da millenni si è instaurata nel cuore e nella mente dell’essere umano.

E’ quanto mai necessario e urgente aprire nuovi orizzonti e nuovi cammini per l’umanità. I primi passi sono semplici e non ci stancheremo mai di ripeterli, anche se nessuno per ora li ascolta:

–  un’azione immediata da parte di una coalizione internazionale per fermare l’Isis. Questa azione dev’essere coordinata e decisa dalle Nazioni Unite, anche per impedire iniziative compulsive di singoli stati o forze regionali.

– il ritiro delle truppe da tutti i territori occupati

– il divieto della vendita di armi, a cominciare dalle zone di conflitto

– la prevenzione di altri attentati nel rispetto della legge esistente, senza varare nuove leggi repressive che limitano i diritti e la libertà e che porteranno solo ad uno stato poliziesco e autoritario.

Qualsiasi altra decisione, ossia quelle che purtroppo si stanno prendendo oggi, porterà solo violenza, caos e una guerra di tutti contro tutti.

In un momento cosi difficile e oscuro ci consolano le parole di Silo del 2004: “Siamo alla fine di un oscuro periodo storico e ormai nulla sarà come prima. Poco a poco comincerà a scorgersi il chiarore dell’alba di un nuovo giorno; le culture cominceranno a capirsi, i popoli sperimenteranno un’ansia crescente di progresso per tutti comprendendo che il progresso di pochi finisce per essere il progresso di nessuno. Sì, ci sarà pace e per necessità si comprenderà che comincia a profilarsi una Nazione Umana Universale“.