Mi trovo a Crotone, Calabria, una delle città del sud legata all’ emergenza sbarchi. Un territorio in cui gli abitanti hanno imparato che ogni giorno potrebbe esserci un allarme a richiamare i cittadini a correre al Porto. Sono arrivata qui sapendo che la dignità umana e la fatica negli ultimi tempi sono diventati territorio fertile per la politica e le incomprensioni. Importante era per me comprendere cosa accada realmente durante e dopo la gestione di uno sbarco. La Croce Rossa Italiana, comitato provinciale di Crotone, mi ha accolta nella loro struttura per 48 ore come una sorella, per confidarsi ed aiutarmi a colmare lacune che chiunque non abiti in luoghi come questo cova nella propria mente.

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La popolazione calabrese spesso si domanda per quale motivo accennando a queste terre nessuno noti l’amore che nasce tra gli ulivi ed il cimitero dei barconi che giacciono nel porto.

Poco lontano dal mio albergo, lungo questa strada, un campo profughi gestito da privati accoglie più di 1.200 extracomunitari. Gli abitanti di Crotone e limitrofi sanno cosa significhi la parola “sbarco”, per loro la solidarietà è una comune sensazione legata alle parole tolleranza ed emergenza, quella emergenza che i componenti della Croce Rossa hanno oramai l’abitudine di gestire. I campi si trovano dislocati in varie zone della città, alcune distanti tra loro, con emergenze e situazioni differenti, tra cui quelle per minori non accompagnati che sono tra le più complesse da gestire sia a livello burocratico che umano richiedendo attenzioni maggiori.

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Il responsabile tecnico degli sbarchi, Sergio Monteleone tiene a precisare che gli sbarchi si dividono in due categorie, “programmati” e “non programmati”, si differenziano grazie a due fattori fondamentali, quelli programmati vengono intercettati ed a volte condotti al porto da navi militari o da come accaduto in alcuni casi da imbarcazioni di Medici Senza Frontiere, dando così la possibilità allo staff di organizzarsi in un arco di ore compreso tra le 24 e le36 ore. Lo sbarco non programmato che spesso viene gestito in notturna è preceduto da una telefonata che avviene solitamente intorno alle 4 del mattino, anticipata dalla frase epica – Scusa se ti distrurbo – che evidenzia una emergenza immediata. Quindi, che obbliga gli operatori a scendere di volata dal letto salutando le proprie famiglie nel cuore della notte recandosi al porto senza avere la minima idea di cosa da li a poco accadrà.

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Il senso di impotenza e la fatica fisica a volte colgono ma non permettono di fermarsi, in casi limite in cui si presentano navi con a bordo anche mille persone. Sino ad oggi la CRI ha gestito l’arrivo di 7.000 profughi, combattendo contro malaria, scabbia, morti e bambini soli nel viaggio disperato verso la salvezza in cui vengono accolti da coperte calde e personale umanitario. I loro racconti narrano di operazioni della durata di anche 12 ore consecutive, sotto la pioggia ed il sole. Gli operatori come primo soccorso si prodigano nella consegna dei Kit di emergenza che comprendono coperte termiche, acqua, ciabatte, una merendina ed ovviamente cure mediche. Non sempre purtroppo tutto termina positivamente, quando i morti vanno recuperati tra le acque o quando le barche della speranza si infrangono contro gli scogli.

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Fabio, mediatore culturale del Centro Farina per minori non accompagnati di Crotone racconta sorridendo : Un giorno arrivai sul posto e non ebbi neanche il tempo di pensare da dove cominciare che i miei colleghi mi caricarono su di un ambulanza, con un fantastico fagottino tra le braccia ed una donna incinta. Ero spaesato, tutto accadde molto velocemente, stetti con il cucciolo in braccio aspettando la nascita del suo fratellino. Fu un esperienza incredibile

Poche ore dopo Fabio tra le braccia cullò un altro fagottino e quando racconta la sua esperienza, con una commozione da lasciare l’immaginario colmo di sensazioni, ma con una strana ed indefinibile morsa allo stomaco.

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La macchina organizzativa durante la gestione dello sbarco è estremamente complessa, vengono attivate tutte le forze sul territorio, comprendendo CRI, Comune, Capitaneria di porto,118, Guardia di Finanza, Vigili del fuoco, Asp. Non sempre tutto è gestibile, soprattutto quando macabre sorprese si presentano come il famoso sbarco in cui erano previste 150 persone a bordo. Gli operatori durante lo svolgersi delle operazioni sentirono battere sotto i loro piedi. Non comprendendo cosa stesse accadendo chiesero ai colleghi vigili del fuoco di aprire con fiamme ossidriche la base calpestabile dello scafo, liberando così 400 migranti distrutti dagli stenti e dalla mancanza di ossigeno, in una stiva lurida capace di calpestare qualsiasi sogno e distruggendo tutto ciò che l’umanità ha cercato di creare sino a quell’ istante. Pochi minuti dopo videro poi il trasporto della salma di una donna incinta dal nome di Malli Gullu, il giornalista Bruno Palermo tra i primi ad ogni sbarco racconta con forte emozione questa vicenda che porta da tempo tatuata sulla pelle. Questa donna per i crotonesi divenne simbolo del sogno e della libertà che la forza di una madre con grande coraggio cavalca coraggiosamente cancellando le sue paure, trovando purtroppo ad aspettarla la morte.

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La Croce rossa di Crotone ha creato in questi anni nella possibilità di donare dignità non solo al momento dell’arrivo, ma di tutelare e di ricostruire la persona. I centri per minori come quelli per adulti hanno la possibilità di uscire in orari ben definiti con un rientro serale per l’ora di cena. Accompagnati inoltre lungo un progetto di scolarizzazione i bambini che risiedono in questi centri sono minori non accompagnati, spesso quindi lasciati sulle imbarcazioni lungo il viaggio della speranza completamente soli nella speranza che si possano salvare dalla guerra e dagli stenti per una vita migliore. Bambini che arrivano da territori diversi incrociando così nella coabitazione anche religioni ed abitudini opposte. Recuperati i piccoli vengono loro consegnate tessere telefoniche per cercare di creare un ricongiungimento familiare. Accade a volte che non tutto proceda secondo i piani, alcuni di loro, varcheranno i cancelli per poi sparire nel nulla. Come spiega l’avvocato per la tutela dei minori, la loro sparizione in una città piccola come Crotone presume che vengano caricati su dei mezzi per poi essere portati lontano da qui. Per confermare l’età che viene dichiarata dal minore, viene eseguita spesso una una rx al polso per accertarne l’età biologica considerando che vengono imbarcati senza documenti.

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La calabria è stata un ampia forza per la Comunità Europea sino ad oggi, una forza costante ed immensamente trascurata, solo la città di Crotone ha ospitato 7000 profughi, Reggio Calabria 12.000, Vibo 8.000.

Lo stato ha abbandonato queste terre, in cui gli operatori della Croce Rossa non percepiscono stipendio dall’Aprile 2015, ma continuano imperterriti le loro opere di soccorso.

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I centri per adulti permettono l’uscita agli ospiti in attesa di asilo dalle ore 8.00 alle ore 23.00, con regolare appuntamento per i tre pasti quotidiani, è loro permesso utilizzare la lavanderia interna ed avere una stanza sempre pulita in condivisione con altri ospiti.

Il commissario della CRI dottor Francesco Parisi si confida “ L’Iltalia non è un paese razzista, anzi è un popolo accogliente. La cultura del sospetto dalla prima repubblica ad oggi ha convinto il cittadino che vive di pane e tv che nell’immigrazione vi sia sempre qualcosa di losco, traendo la conclusione che l’immigrazione rappresenti solo un business”.

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I cimiteri hanno tante croci, non giacciono tutti in terra adornati da fiori secchi perché qualcuno si è dimenticato di passare e salutare, qui sul molo il silenzio porta a riflettere ed un vento freddo accarezza il mese di questo Novembre 2015. Da un po’ di giorni le onde restano silenziose e la notte la luna si specchia tranquilla, tutto tace in attesa di altri volti ed altri sguardi pieni di bellezza rubata e speranze nutrite da un amore incondizionato, mentre qualcuno sa che arriverà una telefonata nel cuore della notte scusandosi per il disturbo.