Le regioni deliberino subito un referendum per bloccare le istanze per progetti “petroliferi” entro le 12 miglia marine.
Laddove numerose proposte di legge hanno fallito riuscirà il voto dei cittadini! Per questo abbiamo chiesto formalmente ai Governatori ed ai Presidenti dei Consigli di tutte le Regioni, di richiedere l’indizione di un referendum abrogativo che metta finalmente fine alla vergognosa “sanatoria” per nuove trivelle in mare, in prossimità delle coste italiane, voluta dal Governo Monti nel 2012.
Occorre far presto: è necessario che la richiesta referendaria venga depositata entro il prossimo 30 settembre, affinché si possa andare al voto nella primavera del 2016, altrimenti i procedimenti per progetti “petroliferi” riavviati dall’art. 35 del “Decreto Sviluppo” arriveranno rapidamente a conclusione, anche grazie all’accelerazione impressa dallo “Sblocca Italia”.
Con il “Decreto Prestigiacomo”, nel 2010, molte richieste presentate dai petrolieri, al fine di ottenere permessi o concessioni, vennero di fatto bloccate. Il decreto legislativo n. 128/2010, firmato dall’allora Ministro per l’Ambiente Stefania Prestigiacomo, infatti, aveva previsto distanze minime tra la costa e le aree d’attività pari a 5 miglia marine ovunque ed a 12 miglia in presenza di un’area marina o costiera protetta inibendo, così, parte delle ambizioni industriali per quei gruppi “Oil & Gas” interessati a progetti estrattivi prossimi alle coste nazionali.
Nel 2012, poi, il “Decreto Sviluppo” ha ampliato il divieto di esercizio delle attività “petrolifere” estendendolo, per tutta la fascia costiera italiana alle 12 miglia marine, ma stabilendo – tuttavia – che tale divieto non dovesse riguardare i procedimenti “bloccati” nel 2010 dal “Decreto Prestigiacomo”.
Il risultato paradossale che ne è seguito è che, in questo modo, se da un lato si è vietato l’esercizio delle attività entro le 12 miglia marine “per il futuro”, dall’altro si è consentita la possibilità di conclusione dell’iter per tutte le istanze già presentate. In altre parole, il “Decreto Sviluppo” introduceva una sorta di “sanatoria”.
I progetti “sanati” dal “Decreto Sviluppo” e prossimi a trasformarsi in permessi di ricerca e coltivazione di gas e petrolio interessano soprattutto il Canale di Sicilia, il Mar Ionio e l’intero Mare Adriatico, dal Salento fino al Delta del Po; a titolo esemplificativo:
Istanze di Concessione di Coltivazione in Mare
Nome
Società
Area (kmq)
Localizzazione
Interferenza con aree interdette ex D. Lvo 128/2010
Eni – Edison
171,7
A sud di Pantelleria
Totale
Eni – Edison
142,6
Canale Sicilia
Parziale
Eni
76,69
Mar Jonio, Calabria
Totale
Agip
58,32
Mare Adriatico Veneto
Parziale
Eni
58,48
Mare Adriatico Abruzzo
Parziale
RockHopper Italia
109,2
Mare Adriatico Abruzzo
Totale
Eni
103,6
Mare Adriatico Emilia-Romagna
Parziale
Istanze di Permesso di Ricerca in Mare
Nome
Società
Localizzazione
Interferenza con aree interdette ex D. Lvo 128/2010
Northern Petroleum Ltd – Petroceltic Italia
Canale di Sicilia
Parziale
Northern Petroleum Ltd
Canale di Sicilia
Parziale
Eni – Edison
Canale di Sicilia
Parziale
Northern Petroleum Ltd
Mar Ionio, Calabria
Parziale
Northern Petroleum Ltd
Mare Adriatico, Puglia
Parziale
Eni
Mar Ionio, Golfo di Taranto
Totale
Transunion Petroleum Italia – Nautical Petroleum
Mar Ionio, Golfo di Taranto, Basilicata e Calabria
Totale
Shell Italia EP
Mar Ionio, Golfo di Taranto, Basilicata e Calabria
Totale
Shell Italia EP
Mar Ionio, Golfo di Taranto, Calabria
Totale
Apennine Energy
Mar Ionio, Golfo di Taranto, Basilicata
Totale
Northern Petroleum Ltd
Mare Adriatico, Puglia
Parziale
Petroceltic Italia
Mar Ionio, Golfo di Taranto, Calabria
Parziale
d 168 A.R-.PV
Po Valley Operat.Pty Limited
Mare Adriatico, Delta del Po
Parziale
Northern Petroleum Ltd – Petroceltic Italia
Canale di Sicilia
Parziale
Transunion Petroleum Italia – Nautical Petroleum
Canale di Sicilia
Parziale
Audax Energy
Canale di Sicilia
Parziale
Petroceltic Italia
Mare Adriatico, Abruzzo
Parziale
Gli effetti delle attività previste nei progetti sopra richiamati saranno tali da produrre sconvolgimenti irreversibili in termini sì ambientali, ma anche sociali ed economici, rispetto ai quali le istituzioni – e le Regioni in particolare – non possono restare inerti.
Il Coordinamento Nazionale No Triv e l’Associazione A Sud chiedono che le Regioni, quindi, si coordinino tra loro attivando prontamente un Tavolo permanente di confronto ed approfondimento e promuovano un’azione istituzionale congiunta per la delibera di un referendum d’abrogazione dell’art 35 del “Decreto Sviluppo”.
La necessità di un intervento è immediata; a tal fine abbiamo recapitato ai Governatori ed ai Presidenti dei Consigli di tutte le Regioni italiane la nostra proposta referendaria e l’analisi delle disposizioni che potrebbero essere sottoposte ad abrogazione.
Roma, li 6 luglio 2015
Coordinamento Nazionale No Triv
Associazione A Sud