Le organizzazioni che rappresentano la minoranza musulmana Rohingya, l’ Arakan Rohingya Union (Aru) e il Global Rohingya Center (Grc), hanno rifiutato congiuntamente l’offerta fatta dal governo birmano di dare una carta d’identità temporanea, detta “ carta verde”, ai Rohingya residenti nel paese, definendo questa decisione come un atto di odio contro la minoranza.

Nel corso di una riunione, convocata dal presidente del Grc, Shiekh Abdullah Maruf alla Mecca, è stata emessa una dichiarazione politica in cui si dice che dietro a questa offerta da parte del governo del Myanmar sembra esserci un secondo fine: arginare la pressione diplomatica internazionale dimostrando che i musulmani Rohingya sono “migranti illegali di origine bengalese”. Shiekh Abdullah Maruf ha spiegato  che la “carta verde”, con validità di due anni, non concede diritti di cittadinanza, ma in futuro, potrebbe essere utilizzata contro i Rohingya musulmani per espellerli.

“Da quando hanno ottenuto l’indipendenza dagli inglesi, i Rohingya musulmani sono stati lasciati in balia dei buddisti nazionalisti in Birmania” ha aggiunto Maruf menzionando “il genocidio e le atrocità” commesse in diversi periodi della loro recente storia. Egli ha inoltre ricordato che anche la precedente decisione del governo birmano di rilasciare alla minoranza un documento temporaneo, conosciuto come “carta bianca”, ha facilitato le autorità del paese nel dichiarare i Rohingya musulmani come stranieri e immigrati clandestini.

La legge del 1982 sulla cittadinanza non riconosce i Rohingya come un gruppo etnico nazionale e nega la nazionalità birmana a persone che non possono fornire la prova che i loro antenati si stabilirono nel paese prima del 1823, l’anno in cui gli inglesi iniziarono la loro occupazione dello Stato di Rakhine, allora conosciuto come Arakan.