Giovedì 25 giugno 2015 la dottoressa Safietou Thiam, Segretaria Esecutiva del CNLS, il Consiglio Nazionale di Lotta contro l’AIDS, ha presentato una serie di dati per fotografare la situazione in Senegal e avanzare alcune proposte per raggiungere l’obiettivo di dimezzare entro il 2017 il numero di “infettati”, come vengono gentilmente chiamati quelli che contraggono il virus Hiv nel paese della Terranga (ospitalità).

Secondo i dati nel paese ci sono 43.000 ammalati di Aids, cifra corrispondente allo 0.7% su scala nazionale. Di questi 43.000, il CNLS dichiara che il 19,5% sono omosessuali maschi, il 18,5% prostitute femmine, il 5% consumatori di droga, 1,5% detenuti e 1,4% camionisti (?).

Grande risalto è stato dato alla percentuale relativa agli omosessuali, i nemici pubblici numero uno, accusati di tutti i mali possibili e immaginabili. Nell’immaginario collettivo e nelle dichiarazioni di tanti politici, opinionisti e guide religiose, sono loro che corrompono la società, sono loro che distruggono la sacralità della famiglia e sono loro che attentano ai minori. Se poi risultano anche i più ammalati di AIDS si rafforzano ulteriormente tutti i peggiori preconcetti e pregiudizi. Purtroppo non è una novità in un paese in cui chi viene sorpreso ad avere rapporti sessuali con una persona dello stesso sesso finisce in carcere duro con l’accusa penale di “atti contro natura”.

La dottoressa Safietou Thiam va oltre e precisa che mentre nelle città del centro e del nord del Senegal la percentuale di ammalati si aggira intorno al 0,7% (cita ad esempio la città di Diourbel), a sud nella Casamance nei dipartimenti di Kédougou sale a 1,9%,  arrivando al 2,4% di Kolda. A suo parere, la responsabilità di questa escalation nei dipartimenti della Casamance è della Guinéa Bissau, paese confinante, con il suo 5% di ammalati di AIDS su scala nazionale.

Dopo questa affermazione rigorosamente “scientifica” tutto (e il contrario di tutto) può essere. Sarà per questo che nelle statistiche fornite dal CNLS appaiono i camionisti?

Le azioni intraprese fino ad oggi per rallentare la diffusione del virus sono soprattutto tre: distribuzione annuale di 15 milioni di preservativi maschili e 40 mila femminili attraverso il circuito delle Farmacie Nazionali di Approvvigionamento, campagne di sensibilizzazione e atelier informativi soprattutto nei centri urbani e battage sui mass media nazionali per contrastare il fenomeno dell’emarginazione di chi ha contratto il virus, con testimonial del mondo dello sport e dello spettacolo.

I risultati di queste tre azioni non sono ancora molto visibili in un paese dove l’uso del preservativo è a tutt’oggi un enorme tabù religioso e culturale. In più i fondi dedicati a quella che viene spesso indicata come la “principale pandemia che minaccia la salute del Senegal”, (dimenticandosi stranamente della malaria) diminuiscono di anno in anno.

Composto da 100 persone tra dirigenti, personale sanitario e operatori, dal 2011 al 2014 il CNLS ha potuto usufruire per coprire i suoi costi di funzionamento di un budget annuo di 27 milioni di F Cfa (circa 42.200 euro); a partire dalla fine del giugno 2015 fino al 2017 dovrà però cavarsela con 10 milioni di F Cfa (poco più di 15.200 euro).

La dottoressa Safietou Thiam coglie l’occasione per annunciare pubblicamente i tagli necessari del personale del CNLS, ma nonostante questa nota dolente si mostra ottimista sul prossimo futuro. Le azioni intraprese fino a qui verranno potenziate e rese più efficaci, anche se risulta oscuro come riusciranno a realizzarle.