Si apre domani 9 maggio a Venezia la 56. Esposizione internazionale d’arte, più conosciuta come la Biennale di arte contemporanea.

Pressenza, su invito dell’ambasciata dell’Ecuador, era presente, ieri 7 maggio, alla vernice dell’evento nella sede espositiva dell’Istituto di Santa Maria della Pietà, che ospita appunto il padiglione dell’Ecuador. La cerimonia era riservata alla stampa.

Dopo il saluto dell’ambasciatore dell’Ecuador, che ha ricordato come questa mostra veda il ritorno del suo paese alla Biennale con un proprio padiglione indipendente dopo un’assenza di quasi mezzo secolo (l’ultima presenza risale al 1966), Maria Veronica Leon Veintemilla ha presentato il proprio lavoro, ringraziando, oltre all’ambasciata del proprio paese per il sostegno e la possibilità offerti, anche i vari collaboratori e in particolare la matematica Lucia Isabel Vallarino Peet.

L’artista ci ha poi offerto un tour guidato all’interno della mostra, intitolata “Gold Water: Apocalyptic Black Mirrors”, (Acqua d’oro: neri specchi apocalittici).

Il titolo della mostra, è evidente, non è frutto del caso, ma richiama allo stesso tempo sia il nome sia la storia stessa del paese, in un circolo continuo dove l’una e l’altro sono indissolubilmente legati.

Il nome Ecuador, contrariamente a quanto si pensa comunemente, deriverebbe dallo spagnolo Agua d’or, con riferimento ad una sorgente considerata “dell’elisir di lunga vita” e che per la peculiare composizione avrebbe eccezionali proprietà.

L’acqua e l’oro, tuttavia, sono legati a questo paese anche per un motivo in un certo senso opposto: da questi due elementi fondamentali per l’umanità fisicamente ed economicamente nasce un tragico paradosso, giacché per ottenere l’uno, l’oro, si distrugge l’altra, senza la quale però l’umanità non sopravvive.

Nelle quattro sale del padiglione dell’Ecuador l’artista ha creato un paesaggio multimediale che dipana il concetto dell’intreccio indissolubile tra acqua e oro, estrapolati dal loro contesto originario, decostruiti, e infine elaborati in una serie di video, fotografie, disegni e suoni, creati e progettati dalla stessa Maria Veronica.

La prima sala presenta, su una parete, una serie di volti in primissimo piano, incorniciati dalle mani, ritratti per la maggior parte della stessa artista, tranne alcuni in cui è presente anche la sua collaboratrice Lucia. Volti e mani sono stati colorati con una miscela di acqua e oro a rappresentare i valori economici globali rispetto alla storia, la cultura, la società del paese.

Nella sala successiva, il nucleo intorno cui ruota tutto il progetto: la rappresentazione di una cucina ultra moderna partendo dall’importanza fondamentale dell’acqua in tale ambiente. Al centro della stanza un cubo. Sulla parete di fronte, una serie di forni, gli sportelli mezzi aperti dai quali penzolano dei panni sui quali vengono proiettate le realizzazioni video. Questi semplici panni possono essere toccati, piegati, stropicciati, permettendo al visitatore di essere a sua volta creatore. D’altronde, nel corso della presentazione della propria opera, Maria Veronica ha tenuto a sottolineare come le sue realizzazioni, in particolare quelle video, tendano a non essere mai uguali a se stesse, e a modificarsi di continuo.
Sulla parete laterale è rappresentata la decostruzione del processo di imbottigliamento delle “acque splendide” scoperte a La Mana. Nella sala si diffondono stridori e suoni metallici, interpretazione del processo industriale a cui è sottoposta l’acqua per l’imbottigliamento.

Intanto, nelle altre due sale viene rappresentato il secondo elemento tematico, l’oro: da una parte la sofferenza dei lavoratori dell’oro, costretti nelle miniere a contatto con una ricchezza cui non potranno mai avvicinarsi, dall’altra il ricordo delle antiche tradizioni di lavorazione orafa.

A conclusione del tour guidato, nel cortile antistante è stato offerto un rinfresco, con stuzzichini vari e naturalmente il Prosecco, vino tipico del Veneto.

Una piacevole giornata di arte.

Giuseppina Vecchia