La città di Baltimora si è trasformata in una “zona di guerra assoluta” e il governatore del Maryland ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale, mentre la rivolta in città  continua a crescere.

Il funerale per il venticinquenne Freddie Gray  ha scatenato una tempesta di violenza che sembra non volersi fermare.

Migliaia di persone si sono riversate in strada durante il funerale; poco dopo qualche centinaio di persone si sono staccate dal corteo principale e hanno cominciato a devastare auto e negozi e a scontrarsi con la polizia in assetto antisommossa. Sette poliziotti sono finiti all’ospedale, uno in stato d’incoscienza.

Non si ha ancora una stima esatta dei feriti fra la popolazione, ma si parla di diverse decine.

A loro rischio, in queste ore alcuni leader della comunità afro-americana girano per le strade condannando la violenza ad alta voce.

Nella giornata di ieri si è visto di tutto: automobili della polizia distrutte e date alle fiamme, fitti lanci di pietre contro gli uffici distrettuali della polizia, contro i poliziotti e le vetrine e sistematico saccheggio dei negozi dei negozi. Esattamente quello che si era visto pochi mesi fa a Ferguson (Missouri), ma con proporzioni molto più vaste.

Sempre in quest’ultime ore diversi palazzi sono in fiamme tra la Martin Luther King Jr Boulevard e la West Saratoga Street

Alle 8,45, ora locale di Baltimora il giornale Baltimore Breaking News annuncia il ferimento di altri 15 agenti di polizia, colpiti da schegge di vetro e detriti.

Sempre il Baltimore Breaking news riporta le dichiarazioni del sindaco della città: “I am pissed off!” letteralmente “Sono incazzata!”, con la richiesta a tutte le persone dotate di normali facoltà intellettive di scendere in piazza per fermare le proteste. “Le scuole sono state chiuse fino a che non verrà riportata la calma in città.” Il primo cittadino di Baltimora prosegue la sua dichiarazione stampa chiamando i manifestanti “violenti e vigliacchi.” “Ognuno in questa città deve assumersi le proprie responsabilità per i nostri figli e i nostri giovani.”

Hogan, Governatore del Maryland, durante una conferenza stampa ha dichiarato: “La Guardia Nazionale è stata chiamata per riportare l’ordine a Baltimora; questo provvedimento è l’ultima risorsa per riportare la calma con moderazione” , aggiungendo: “Per il momento non è ancora stata dichiarata la legge marziale”.  In questi momenti la Guardia Nazionale sta prendendo posizione per le strade della città con uno schieramento di  5.000 soldati.

Justin Fenton, reporter del “Baltimore Sun”, presente sul posto per effettuare un servizio, è stato assalito da un gruppo di giovani ed è riuscito a mettersi in salvo con l’aiuto di un negoziante di armi, che ha sparato alcuni colpi d’avvertimento in aria per allontanare i protestanti.

Un leader afroamericano locale in queste ore ha dichiarato “Molti ancora non si capacitano di quanto va succedendo, le autorità non se ne rendono conto, ma il nodo della questione è che la situazione sociale negli USA è drasticamente peggiorata a vista d’occhio. Il degrado sociale ha eroso e sta  erodendo le fondamenta della nostra società e le nuove generazioni stanno manifestando tutto il loro disagio sociale in questi modi estremi e violenti.”

Sulla sua pagina Twitter, Barbara Tempton, che insegna in una scuola di Baltimora, ha scritto: “Abbiamo fatto credere a un’intera generazione di giovani di poter vivere in un ambiente libero e giusto e adesso stiamo sperimentando alcune delle conseguenze della nostra falsità e ipocrisia. Temo che ciò a cui stiamo assistendo a Baltimora in questo momento sia soltanto l’inizio e che alla fine vedremo scene come questa in tutto il paese.”

Sono segnali molto forti; sempre più spesso in USA si assiste ad episodi di violenza da parte delle autorità, ai quali seguono poi risposte sempre più violente da parte di un’importante fetta della società statunitense.

Sono pericolosissimi sintomi che vanno moltiplicandosi in tutta la nazione americana, sintomi che denunciano un disagio sociale forte e profondo, il degrado di una cultura, un modello economico che non riesce più a dare risposte, se non quelle basate sulla violenza come forma di scarica individuale e collettiva.

Un paese che ha superato i 45 milioni di poveri, uno stato in cui 1 persona su 18 vive senza un tetto sulla testa, con 35 milioni di americani con grosse difficoltà di lettura e vicini all’analfabetismo di ritorno. Una nazione in cui la ripresa tanto sbandierata pare non riuscire più a colmare il divario economico e le differenze che si sono formate ed estremizzate fra le varie classi sociali.  Tutto questo è aggravato dalle molte divisioni e discriminazioni etniche e razziali che 150 anni di unione federale non sono assolutamente riusciti a superare.

Disagio che purtroppo sta crescendo anche qui da noi, in Europa.  Un disagio che è figlio delle stesse identiche politiche liberiste portate all’eccesso, politiche economiche estremiste senza nessuna forma di controllo, né di regolamentazione. Queste politiche generano divisioni, amplificano le differenze,  insegnano l’individualismo e la mancanza di solidarietà, impregnano le menti di violenza e impoveriscono umanamente, ancor prima che materialmente, fette sempre più vaste di popolazione.

Alla fine, da qualunque angolazione la si voglia vedere, i segnali che questo modello economico ha raggiunto i propri limiti sono più che evidenti e si vanno moltiplicando in tutto il mondo occidentale.  La lezione che la storia sta cercando d’insegnarci è che in un mondo globale ogni evento è strettamente collegato; non si possono più fare politiche e strategie economiche che tengano conto esclusivamente del proprio orticello di casa, o di una piccola parte della popolazione, mentre fuori  il resto del mondo va in fiamme.

In definitiva, davanti a noi come umanità e come insieme sociale ci sono solo due strade: o pace crescente o distruzione crescente. E in quanto i singoli individui che formano questa società, abbiamo davanti due scelte ben precise: o lavorare per crescere come persone e per far crescere la società, o restare in attesa che arrivi il prossimo incendio.