Studi, analisi scientifiche e dati raccolti in quest’ultimi 40 anni ci dicono chiaramente che siamo di fronte all’inesorabile riscaldamento globale del pianeta, sarà questo il tema della grande conferenza di climatologia di Luglio che si terrà Parigi “Our Common Future Under Climate Change”  (Il Nostro Futuro Comune Sotto il Cambiamento Climatico).

Principale imputata di questo cambio climatico, l’anidride carbonica di origine antropica immessa in atmosfera in quest’ultimi 150 anni di rivoluzione industriale.

Attualmente la specie umana immette 29 miliardi di tonnellate di Co2 l’anno in atmosfera. Il 43% di questa rimane in atmosfera, il resto viene assorbito dalla vegetazione e dagli oceani.

L’impronta dell’Uomo sul riscaldamento globale è talmente evidente da risultare visibile da satellite tramite la misurazione della radiazione infrarossa in uscita, così com’è riscontrabile dalle misure di temperatura degli oceani e del suolo le quali evidenziano che il pianeta continua incessantemente ad accumulare calore.

A seconda del grado d’innalzamento della temperatura si potranno verificare in futuro differenti scenari , fenomeni di acidificazione degli oceani, attualmente già in atto, repentini cambiamenti delle condizioni climatiche che andranno a modificare l’habitat di flora e fauna mettendo a rischio intere specie vegetali e animali che potranno essere soggette ad estinzioni di massa. Questo brusco cambio climatico interesserà pesantemente l’umanità stessa, potremo andare incontro a seri problemi causati da fenomeni di desertificazione del territorio, forte erosione delle coste ed eventi meteorologici  sempre più violenti ed estremi,  portando come conseguenza l’esaurimento delle risorse e delle condizioni necessarie per la sussistenza di ampie fette della popolazione mondiale, compresa l’implicazione di migrazioni di massa d’interi popoli che per sopravvivere saranno costretti a spostarsi.

Questo cambiamento globale è troppo pervasivo, avviene troppo rapidamente come confermato dagli ultimi studi dello scienziato Dr. E.Michael Mann presentati in un articolo sulla rivista specializzata “Scientific American”.  Il Dr. Mann ha calcolato che, se il mondo continua a consumare combustibili fossili al tasso attuale, la temperatura globale si alzerà di due gradi entro il 2036 rispetto ai livelli preindustriali, passando la soglia oltre la quale la civiltà umana potrebbe essere seriamente minacciata.

Più in generale, è la nostra organizzazione economica basata sulla combustione di petrolio, carbone e metano ad essere sotto accusa.  Detto in altre parole la causa del riscaldamento globale affonda le sue radici nella civiltà del petrolio, nella produzione di massa e nello spreco energetico,  trova linfa vitale nel concetto di crescita infinita tanto caro alla nostra civiltà basata su profitto e consumo portati all’estremo limite.

I dati di scienziati e climatologi parlano chiaro, ci dimostrano che siamo sull’orlo di un pericoloso precipizio e così dopo anni in cui governi ed eserciti sono stati caratterizzati da sordità e scetticismo, pare che finalmente abbiano preso sul serio la questione,  in tal senso in questi ultimi 10 anni  sono state commissionate numerose ricerche e sono stati avviati progetti e investimenti  volti a combattere il fenomeno del cambio climatico.

  • E’ facilmente intuibile che il metodo più efficace per ridurre il fenomeno del riscaldamento globale sarebbe abbattere drasticamente l’emissione di Co2.  Questo processo si potrebbe ottenere tramite la riconversione, sia delle produzioni energetiche, che dei mezzi di trazione, entrambi attualmente basati su sistemi a combustibili fossili e funzionanti con gli stessi principi di base ormai vecchi di oltre 100 anni!
  • Sarebbe sufficiente passare gradualmente a sistemi di produzione a basso impatto ambientale come quelli solari, eolici, idroelettrici, geotermici oppure tramite le celle a idrogeno combustibile che praticamente non producono emissioni in atmosfera.
  • Una via d’uscita percorribile sarebbe attuare un uso consapevole delle risorse, una riduzione significativa della produzione, cambiare il concetto da produzione usa e getta, per passare a una produzione consapevole fatta per durare nel tempo. Abbandonare il concetto di produzione lineare dove si teorizzano risorse infinite, per abbracciare il concetto circolare dove i beni vengano concepiti per essere riusati e riciclati e le risorse utilizzate con parsimonia e rispetto.
  • Smettere di sottrarre territorio a boschi e foreste e avviare invece piani di riforestazione. Ogni albero che piantiamo abbatte la Co2 e ci fornisce ossigeno vitale oltre a restituirci un pezzetto di dignità e umanità che stiamo perdendo. 
  • Sarebbe necessario inoltre disintossicarci dal consumismo compulsivo che ci ha letteralmente trasformato in questi ultimi 40 anni, in veri e propri strumenti funzionali al mercato, creature  spinte sempre più a soddisfare desideri indotti e compensare un vuoto generato dallo stesso stille di vita che conduciamo.

Purtroppo come dice il detto: “il lupo perde il pelo ma non il vizio” e così governi ed apparati militari dimostrano di aver capito di avere a che fare con un problema serio, ma invece che mettere in campo risorse per creare consapevolezza, sviluppare adeguate conoscenze e più in generale creare le condizioni per una nuova rivoluzione umana e industriale (possibilmente più intelligente, lungimirante  e rispettosa delle precedenti) ecco che entrano in campo le costose e discutibili tecniche basate sulla Geoingegneria Climatica.

La Geoingegneria si divide essenzialmente in due macro-aree, la prima chiamata Carbon Dioxide Removal (CDR) basata su interventi volti alla rimozione dell’anidride carbonica immessa in atmosfera;  la seconda, Solar Radiation Management (SRM) che si propone di  gestire e intervenire  per ridurre le radiazioni solari che irraggiano la superfice del nostro pianeta.

Andiamo ad analizzare meglio questa branca emergente riportandone direttamente la descrizione contenuta in quattro documenti governativi , due inglesi e due statunitensi.

La Commissione Scienza e Tecnologia dell’House Commons  (la camera bassa del parlamento Inglese) ha prodotto nel 2010 un rapporto denominato: The Regulation of Geoengineering – Fifth Report of Session 2009–10. (Regolamento della Geoingegneria quinto rapporto, sessione 2009-10)

A pagina 3, nelle spiegazioni generali troviamo scritto: “ La  Geoingegneria riguarda le attività specificamente e appositamente progettate per effettuare un cambiamento nel clima globale con l’obiettivo di minimizzare o di invertire l’influenza di origine antropica sul riscaldamento globale.  La Geoingegneria copre molte tecniche e tecnologie, ma sostanzialmente si divide in due grandi categorie: quella basata sulla rimozione dell’anidride carbonica dall’atmosfera intesa come trattenimento, assorbimento  e immagazzinamento della Co2 negli oceani o all’interno delle formazioni rocciose;  e quella basata sulle tecniche di riflessone della radiazione solare. Tra le tecniche di questa categoria si includono l’iniezione di aerosol di solfati nella bassa stratosfera per simulare l’effetto di raffreddamento causato da grandi eruzioni vulcaniche.”

In pratica quest’ultima tecnica prevede l’impiego di solfati da immettere a 10.000mt di altezza per aumentare i fenomeni nuvolosi, il grado di albedo dei cieli e aumentarne la capacità di riflettere le radiazioni solari. 

Proseguendo nelle pagine successive del documento si possono trovare la descrizione più dettagliata di queste tecniche, i punti di vantaggio e i rischi connessi all’uso delle stesse.

Ancora più esaustivo risulta essere il documento della  Royal Society, meglio nota come Reale Accademia inglese delle Scienze  : ”Geoengineering the climate;  Science, governance and uncertainty”.  (Geoingegneria del clima, Regolamento scientifico ed incertezze)

Al paragrafo 3.3.3 Stratospheric  Aerosols  (pag.29)  vengono descritte le modalità d’immissione nella bassa stratosfera  (10.000 mt di altezza) di aerosol e particolati a base di solfati principalmente Diossido di Zolfo (So2) e Acido Solfidrico (H2S)  componenti quest’ultimi tossici e cancerogeni per la salute umana, è vero che secondo le valutazioni scientifiche quest’ultimi dovrebbero rimanere relegati nella parte alta dell’atmosfera ma è altrettanto vero che a causa di possibili fenomeni d’ imprevedibilità atmosferica  o a possibili errori umani potrebbero anche riversarsi in zone più basse dell’atmosfera ed entrare in contatto con l’aria che respiriamo e combinarsi con altri composti chimici derivati da combustione con effetti e danni alla salute umana ben descritti nella ricerca  “The Health Effects of Combustion-Generated Aerosols”   di Ian M. Kennedy del dipartimento d’ingegneria meccanica e aeronautica dell’università della California

Il GAO  (United States Government Accountability) Ufficio contabilità del governo degli Stati Uniti d’America, ha prodotto un rapporto dal titolo:  “CLIMATE CHANGE.  A Coordinated Strategy Could Focus Federal Geoengineering Research and Inform Governance Efforts”  CAMBIAMENTO CLIMATICO.  (Una strategia coordinata per concentrare la ricerca nella Geoingegneria federale)

Al suo interno si descrivono le varie tecniche impiegate nella CDR e SRM, gli impegni economici  effettuati fino al 2010 dividendo le varie voci di costo. Queste tecniche già all’epoca erano contabilizzate dal governo, di conseguenza già in uso negli Stati Uniti, ma ciò che lascia perplessi è che in più parti del documento si mette attenzione sulle “incertezze delle tecniche impiegate”,  sulle “possibili conseguenze indesiderate nell’uso di queste metodologie”.

Testuale:  “Gli esperti riferiscono che la Geoingegneria è un settore emergente, con ancora aspetti in ombra e troppo pochi esperimenti condotti,  in definitiva con grandi incertezze rimanenti.”  Il testo prosegue , “c’è una limitata conoscenza nell’uso di certi approcci legati alla CDR; dal momento che le precedenti sperimentazioni  erano state condotte principalmente in laboratorio, sul campo, la comprensione delle implicazioni risulta ancora molto limitata.”

Sempre secondo lo stesso documento governativo, è ancora maggiore l’incertezza per quanto riguarda le tecniche legate alla SRM. (Tecniche che comprendono l’immissione di Aerosol di Solfati in atmosfera). Si sottolinea che le principali incertezze della Geoingegneria riguardano implicazioni scientifiche, giuridiche, politiche, economiche, etiche e di ricerca sanitaria.

Ancora più esplicito è il documento “The Unintended Consequences of Sulfate Aerosols in the Troposphere and Lower Stratosphere”  (Conseguenze indesiderate degli Aerosol dei Solfati nella troposfera  e nella bassa stratosfera).  Documento prodotto dal  Massachusetts Institute of Technology Department of Civil and Environmental Engineering (Dipartimento di Scienze e Tecnologie civili e ambientali dello Stato del Massachusetts)

Nel documento si parla esplicitamente di “effetti indesiderati nell’uso dei solfati sotto forma di aerosol”. Tra gli esempi degli effetti  indesiderati si citano, “l’incremento delle piogge acide,  la variazione del PH dei terreni,  l’incremento del fenomeno di acidificazione degli oceani e la possibilità di questi solfati di interagire con altri composti chimici che combinati insieme possono danneggiare la fascia di ozono esponendo la terra ad un incremento dei raggi UV”. Prosegue il report  “tutto questo senza avere ancora un reale riscontro accertato sugli eventuali benefici nell’uso di queste tecniche di Geo-ingegneria ma molti lati oscuri sui possibili svantaggi ed effetti indesiderati che si potrebbero produrre  a medio e lungo termine.”

In un successivo documento governativo del GAO  “Climate Engineering;  Technical status, future directions, and potential  responses”  (Ingegneria climatica; Stato Tecnico direzioni future e potenziali risposte ) alle pagine 15-19 s’illustrano le varie tecnologie della Geo-ingegneria, se ne indica  il fattore di costo, i punti di  vantaggio e gli “svantaggi” delle varie tecniche utilizzate con la CDR.

Nella tabella viene descritta una tecnica denominata “fertilizzazione degli oceani” che consiste nell’immettere nell’oceano sostanze chimiche come  solfato di ferro o idrossido di calcio, per riuscire a  fertilizzare il fitoplancton, organismo che contribuisce all’assorbimento della Co2; quello che lascia perplessi  però sono le controindicazioni che testualmente riportano:  “Effetti d’impatto ecologico sull’oceano non ancora ben compresi”  e ancora “Rischio di fioriture delle alghe causando ampie zone anossiche nell’oceano” ovvero mancanza di ossigeno e soffocamento di vaste aree dell’oceano…

Alle pagine 31 e 32 dello stesso documento, sempre tramite un’esauriente, tabella s’illustrano le controindicazioni nell’uso degli aerosol dei solfati.  Ai primi tre posti si legge: “Lieve riduzione delle precipitazioni,  interruzione dei monsoni Africani e Asiatici con conseguente riduzione  delle precipitazioni piovose, rallentamento della formazione dello strato di ozono dell’atmosfera terrestre.”!

Nel paragrafo 3.2.1.3 intitolato Cost factors and potential consequences (fattori di costo e potenziali conseguenze) vengono valutati  gli impegni economici da affrontare per immettere in atmosfera  gli aerosol di solfati tramite l’impiego di caccia F15.

Da notare che quest’ultimo  documento governativo sempre nello stesso paragrafo  fa anche riferimento ad una ricerca effettuata dal Dr. Alan Robock nel 2009, scienziato del dipartimento di scienze ambientali dell’università del New Jersey,  la sua ricerca del 2009 illustra sia i costi che le modalità per effettuare il rilascio in atmosfera dei solfati sotto forma d’aerosol tramite gli F-15, ma al tempo stesso Robock in una ricerca successiva del 2013 descrive tutti i potenziali rischi connessi nell’uso di queste tecniche:

Citate direttamente  dalla ricerca del Dr. Robock

  • Siccità in Africa e in Asia
  • Impatto ecologico dovuto ad una radiazione più diffusa
  • Riduzione dell’ozono
  • Incremento  dell’acidificazione degli oceani
  • Impatti sulla chimica della troposfera
  • Cieli più bianchi
  • Possibile Errore umano
  • Conseguenze inattese
  • Controllo commerciale delle operazioni di rilascio dei solfati in atmosfera
  • Uso per scopi militari non controllati della tecnologia
  • Disagi per la società
  • Conflitto con gli attuali trattati in vigore
  • Mancanza di dati su un reale beneficio
  • Effetti sugli aerei che volano in stratosfera
  • Effetti sulle proprietà elettriche dell’atmosfera
  • Impatto ambientale
  • Degrado delle condizioni di nitidezza atmosferica per le osservazioni astronomiche
  • Influenza negativa sul telerilevamento satellitare
  • Elusione del vero problema ovvero non trovare reali soluzioni per la riduzione della produzione di Co2.

L’elenco dei rischi si conclude con un’interessantissima domanda

Autorità morale – abbiamo il diritto di farlo?

In questo senso molto interessante anche il documento  “Geoengineering Under National Law: A Case Study Of Germany” ( Geoningegneria all’interno delle leggi nazionali: Un caso di studio della Germania)  dove si mettono in evidenza le contraddizioni nell’applicare le tecniche di Geoingegneria  le quali vanno apertamente in contrasto con i diritti dei cittadini, con la sovranità nazionale degli Stati e col diritto internazionale.

La tecniche SRM comunque non sono affatto nuove ma hanno origine all’interno degli apparati militari americani, se ne trova riscontro già a partire dal 1966 in documentazioni ad uso militare, recentemente declassificate dal governo USA, come ad esempio Weather and Climate Modification della Fondazione Nazionale Americana di Scienze.

La lista dei documenti governativi e scientifici che trattano la questione sarebbe ancora molto lunga e anche interessante ma per brevità la concludiamo qui. Interessante notare che quando si parla di Geoingegneria e delle tecniche ad essa collegate (vedi dispersione di solfati sotto forma di aerosol nelle bassa stratosfera) l’unica documentazione pubblica di carattere scientifico o “ufficiale” reperibile, è quella proveniente dall’estero. Non esiste documentazione analoga in italiano.

Un sano dibattito e una corretta circolazione delle informazioni sulla Geoingegneria e sulle tecniche ad essa legate, sarebbero importantissimi, come ancora più importante sarebbe far capire che il tema del riscaldamento globale va seriamente affrontato, che non è più rimandabile, né tanto meno è auspicabile delegare la soluzione ad una branca come la Geoingegneria, che adesso viene sconsigliata persino dagli stessi scienziati che anni prima l’avevano ipotizzata come metodo d’intervento per mitigare l’innalzamento delle temperature. Troppi effetti collaterali, troppi rischi, troppa poca sperimentazione, troppe incertezze e la seria possibilità di andare a peggiorare ulteriormente le cose.

Il  nodo centrale, lo vogliamo ricordare, è il repentino cambio climatico in atto, dovuto alle emissioni antropiche. E quello che manca, è la reale volontà da parte degli Stati di adottare un rapido cambio di direzione per evitare una catastrofe su scala planetaria.

Alla luce dei dati esaminati, è doveroso fare ulteriori considerazioni, porsi delle domande sul perché in generale a livello mondiale e in particolare in Italia, sulla materia Geoingegneria ci sia una mancanza assoluta d’informazione, anzi un vero e proprio muro di gomma.

In Italia, tutto il dibattito di una materia tanto importante, è affidato esclusivamente a due tipologie di siti.  I primi, definiti “complottisti”, i quali pongono domande più che lecite sul fenomeno delle numerose scie presenti nei nostri cieli, ma che commettono il grosso errore di formulare ipotesi poco credibili o quanto meno scarsamente supportate da dati e documentazione. I secondi gli “antibufale” scritti non si sa bene da chi e concentrati esclusivamente a smascherare bufale e demolire le varie ipotesi. E’ quasi credibile pensare che siano due facce della stessa identica medaglia, perchè partono da presupposti in antitesi fra loro, però entrambi non aiutano a sviluppare un sano e costruttivo dibattito sulla materia. Oltretutto non si capisce bene da chi siano gestiti perché spesso non compare nemmeno il nome di coloro che vi scrivono. Una medaglia quindi, sia essa in buona fede oppure in malafede, che in entrambi i casi non fa che sviare l’attenzione da una questione molto importante.

Capire se c’è reale correlazione fra le sperimentazioni delle tecniche SRM legate alla Geoingegneria e il fenomeno delle numerose scie nei nostri cieli. Certo, la questione è complessa e non facile ma non può essere liquidabile come “complottista” chiunque ponga delle domande sul tema.

Il fatto è, che nei nostri cieli, a circa 10.000 metri di altezza, continuiamo a vedere a giorni alterni innumerevoli strisciate di colore bianco. L’incongruenza è data da una serie di elementi:

  • Gli aeroplani che rilasciano le scie compiono improbabili rotte che s’incrociano a formare una ragnatela, talvolta compiono persino percorsi semicircolari. E’ più che evidente che non sono normali rotte di aerei da trasporto passeggeri né di aerei merci, le normali rotte degli aerei civili non s’intersecano in quel modo, né tanto meno sono circolari.
  • Le rotte civili sono riportate a questo link e non corrispondono nella maniera più assoluta alle rotte lasciate in cielo quando compaiono le scie.
  • Ci sono giorni in cui i cieli sono solcati da decine e decine di queste scie, altri giorni in cui nei cieli, a parità di condizioni climatiche e di temperatura, non compare neanche una scia.
  • Ci sono giorni in cui il passaggio di aerei è scarso e i pochi aerei che passano, lasciano scie corte che si disperdono in pochi minuti; altri giorni in cui il traffico aereo è enorme e nei cieli compaiono scie persistenti che attraversano la volta celeste, da un estremo all’altro e che vanno a formare un velo di nuvole di colore biancastro, quasi metallico, successivamente, nell’arco di uno o due giorni,  queste formazioni si stratificano, andando a coprire il sole.
  • In concomitanza alla formazione di queste stratificazioni nuvolose, si riscontra sempre una sensibile diminuzione delle temperature dell’aria. Invece, la normale copertura nuvolosa, spesso non corrisponde ad un calo delle temperature dell’aria, anzi, le normali formazioni nuvolose tendono a trattenere calore e l’aria seppure più umida spesso è più calda.

Quelli appena descritti, sono fenomeni riscontrabili da osservazione diretta, che ognuno può verificare con un po’ di tempo e di pazienza a disposizione.

La presenza di queste scie, alla luce dei documenti che abbiamo precedentemente trattato sulla Geoingegneria e delle incongruenze esposte, quanto meno necessiterebbero risposte più esaurienti da parte delle autorità competenti.

E invece, le autorità finora si sono limitate a gettare discredito e scherno su tutti coloro che ponevano domande più che lecite, classificandole tutte come “complottiste” facendo di tutta l’erba un fascio.

L’unica risposta ufficiale data a queste domande sulle scie è riferita alla semplice formazione di normale condensa derivata dai motori degli aerei di linea civili. Ma non viene data nemmeno una spiegazione coerente sulle molte incongruenze evidenziate sopra.

Da notare che proprio a causa della mancanza di spiegazioni ufficiali coerenti, si è creato, ovviamente, il terreno fertile che ha visto il fiorire delle teorie più strampalate, creando come conseguenza confusione e scetticismo su una questione che riguarda tutti molto da vicino e di cui si dovrebbe essere invece ben informati. D’altronde, in una nazione che ancora non ha aperto i propri archivi su fatti storici di più di 40 anni fa, come potrebbe essere altrimenti?

Viene più che naturale pensare che, questo muro di silenzio e confusione, sia stato eretto con tutta probabilità, per non dover dare spiegazioni, sul perché si stia presumibilmente imboccando in silenzio, una strada sbagliata per risolvere l’imminente problema del riscaldamento globale.  

Un problema generato da questa civiltà dei consumi, e che la Geoingegneria descritta nei rapporti governativi americani e inglesi, pretenderebbe di risolvere con tecniche costose e rischiose, dai risultati incerti e che non farebbero altro che nascondere il vero problema a monte, ovvero come ridurre la produzione di Co2 da attività antropica.

Si calcoli che, solo per smaltire il quantitativo in più di anidride carbonica che è stato attualmente prodotto, ci vorranno circa 1000 anni!

Ma d’altronde, com’è possibile pretendere che reali soluzioni vengano adottate dagli stessi governi che prendono ordini da potentati economici che dettano le regole e stabiliscono le logiche di produzione e consumo globale, basate sulla combustione fossile? (Vedi il Trattato Transatlantico per il Commercio e l’Investimento TTIP)

Com’è possibile sperare che gli stessi apparati che hanno adottato le politiche dissennate che ci hanno gradualmente portato al fenomeno del riscaldamento globale, adesso rimettano in discussione il loro folle modello di sviluppo?

Non esiste nessun complotto, né una cospirazione mondiale….sarebbe già qualcosa, ciò presupporrebbe avanzate capacità di pianificazione.  La realtà è semplicemente che “il re è nudo”. A livello ambientale e climatico non si conosce cosa si è prodotto a lungo termine con decenni di politiche ispirate al libero mercato deregolamentato e selvaggio.  Ancora meno si conoscono le molteplici implicazioni di questa nuova branca chiamata impropriamente “Geoingegneria” che applica a casaccio rimedi improvvisati e non testati, nel tentativo di porre maldestramente rimedio al cambio climatico in atto, senza però voler rimettere in discussione nemmeno una briciola di un modello economico che ha prodotto questo cambio climatico e che ha ormai raggiunto inesorabilmente i propri limiti.

La teorizzata crescita infinita su cui si regge il libero mercato, non esiste, non è il manifesto di Marx a ricordarcelo, bensì il pianeta stesso, le cui risorse e capacità non sono infinite e che anzi in questo momento storico sono messe a durissima prova.

Guardando però il positivo, la bella notizia è che siamo di fronte ad un’occasione storica, abbiamo la possibilità, le conoscenze e i mezzi tecnologici per avviare una grande rivoluzione nello stile di vita generale, livellare la ricchezza, ripensare totalmente mezzi di produzione e finalità, condividere mezzi, conoscenze e risorse.

Non ci sarà una seconda opportunità, è l’ultima chiamata, così come non ci sarà un secondo pianeta ad accoglierci.

Le soluzioni al riscaldamento globale, quelle vere, esistono, sono descritte all’inizio dell’articolo, sono sicure comprovate e sperimentate, non mettono ulteriormente a rischio l’equilibrio del pianeta, né la salute delle persone, non sprecano ulteriormente risorse, non s’inventa niente, si basano su precise leggi fisiche e ambientali, oltre che etiche e applicano oltretutto concetti di sana e robusta economia a misura d’uomo.