Il Tribunale Costituzionale del Cile ha avallato la decisione del Congresso di derogare il sistema elettorale binominale, eredità della dittatura di Augusto Pinochet (1973-1990), che bloccava l’accesso al parlamento ai piccoli partiti.

L’alta corte ha completato l’esame della proposta del governo di Michelle Bachelet dando il suo assenso, dopo aver già respinto un ricordo di incostituzionalità presentato dalla coalizione dell’opposizione Alianza contro la riforma del sistema elettorale.

Manca, dunque, solo la firma del capo dello Stato affinché la riforma entri in vigore.

La riforma era stata approvata in prima battuta dal Senato il 14 febbraio dopo l’esame, articolo per articolo, delle 76 pagine di cui consta il disegno di legge.

Il sistema binominale cileno ha previsto sinora l’elezione di due seggi per circoscrizione: per ottenerli entrambi, le liste dovevano ottenere almeno il 66,6% dei voti, il che ha escluso di fatto i piccoli schieramenti dall’assemblea legislativa. Il Senato ora ha scelto il metodo D’Hont, un sistema proporzionale moderato che aprirà le porte del Congresso anche ai partiti situati al di fuori dei due grandi blocchi, la Nueva Mayoría di centro-sinistra e la Alianza di destra.

Con la riforma il numero dei deputati e dei senatori aumenterà, rispettivamente, fino a 150 e 50; per l’elezione della camera alta ogni regione costituirà una circoscrizione, mentre le circoscrizioni della camera bassa scenderanno da 60 a 28.