100 anni fa iniziarono i rastrellamenti nei confronti degli armeni che vivevano in Anatolia, all’epoca ancora per poco sotto il dominio dell’Impero Ottomano. La Repubblica sorta dalle ceneri di questo impero, la Turchia, oggi ancora fatica a fare i conti con il passato. Un appello fraterno diffuso oggi da parte del collettivo armeno Nor Zartnok rappresenta uno di quei gesti che la società civile in Turchia nel suo piccolo cerca di portare avanti per costruire una cultura di convivenza pacifica.

Ascolta fratello mio,

Sono passati 100 anni dal genocidio armeno. Un popolo è stato sistematicamente massacrato da parte dello Stato. Mentre 100 anni fa una persona su cinque che avresti incontrato per strada era armena, oggi non è così facile incontrare gli armeni. Che è successo a loro? Chiediti, fratello mio…

Fermati, fratello mio non ti arrabbiare subito, ascoltami…

Lo Stato ci ha definito come dei traditori, ci ha rappresentato come dei dannati, ci ha descritto come dei mostri. Le nostre differenze invece che diventare delle barzellette, sono diventate un mezzo per separarci tra di noi. L’abbiamo studiato a scuola, l’abbiamo visto nei media, l’abbiamo sentito a casa… Siamo stati ingannati tutti con una lettura storica falsa. Ci siamo odiati. Quando il sistema segnalava un errore, il nazionalismo era dappertutto a coprire la questione. Ci siamo scannati…

Vedi fratello mio, ascolta fratello mio…

Lo stato non fa i conti con la sua colpa. Non fa i conti con il crimine che ha commesso perché 100 anni fa noi diventassimo uguali. Finché non si fanno i conti e la colpa non viene esaminata, chi ci guadagna è chi ha sbagliato. Vuoi vivere in un paese del genere, fratello mio? Un paese in cui chi uccide resta senza punizione, un paese in cui l’ingiustizia viene premiata? Dove sono quelli che hanno pianificato l’omicidio di Hrant? Dove sono gli assassini di Sevag Balikci e Maritsa Kucuk? Tutti fuori, sono tutti fuori. Fratello mio, sono in giro a camminare vicino a noi…

Perché fratello mio?

Perché loro gironzolano liberamente? Noi non abbiamo fatto i conti con il 1915 e non siamo riusciti a processare nessuno, fratello mio. Chi ha ucciso un Armeno nel 1915 è rimasto senza punizione e così si è andato avanti, con questa storia che tuttora si ripete. Finché non si faranno i conti, ci uccideranno. Non vogliamo più essere uccisi. Non vogliamo uscire di casa, dalle scuole, dalle chiese e dagli uffici di lavoro con la paura. Non vogliamo nasconderci, nascondere il nostro nome con l’idea che ci possa capitare qualcosa. Come pensi che sia nata questa nostra “inquietudine da piccione”? Finché non facciamo i conti e non condanniamo questo crimine aumenteranno i delitti. Quello che è capitato nel 1915 agli armeni e agli assiri è la stessa cosa che è capitata agli ebrei nel pogrom di Tracia, ai cristiani il 6 e il 7 Settembre, agli aleviti a Sivas, ai curdi nelle galere di Diyarbakir, agli operai nel Primo Maggio del 77 e tutt’oggi negli omicidi sul lavoro. Dove sono i colpevoli fratello mio? Perché non ci poniamo questa domanda? Perché fratello mio?

Tu non sei uno di loro fratello mio…

Il tuo posto sta accanto a noi, fratello mio. La negazione è l’ultima fase del genocidio. Tu non sei uno di quelli che diventano complici negando il genocidio. Vedi come si evapora un popolo intero. Non fai finta di non vedere. T’interessa sapere quello che è stato fatto ai vicini dei tuoi nonni. Ti preoccupi del tuo futuro, della giustizia, dei tuoi figli, fratello mio. T’interessa lasciare un paese equo ai tuoi figli.

Non hai nessuna minima responsabilità fratello mio?

Non sei quello che ha fatto il genocidio fratello mio. Non eri ancora nato nel 1915 e non hai commesso tu quegli omicidi. Sappiamo che ci hai sempre guardato come i tuoi fratelli. Ma non hai nessuna minima responsabilità fratello mio? Non abbiamo la responsabilità di lottare contro le politiche di negazione per poter costruire un futuro giusto, come le persone che vivono in queste terre? Se voti per i partiti negazionisti, se sostieni coloro che negano, non lo fare più, fratello mio. Non ci uccidere ancora una volta caro fratello mio. Non essere complice di coloro che continuano a fare il genocidio.

Giustizia, Uguaglianza, Fraternità

Nor Zartonk*

www.norzartonk.org

*un collettivo politico composto principalmente da armeni, ma non solo, che vivono in Turchia. Un collettivo antirazzista, antimilitarista ed a favore dell’autodeterminazione dei popoli.

Traduzione del testo dell’appello di Murat Cinar