Francesco Cecchini, scrittore, militante di orientamento comunista, sta portando avanti un appello per la riabilitazione dei fucilati della Grande Guerra; un appello che coinvolge trasversalmente realtà anche molto diverse unite però nella convinzione che dietro alle accuse di viltà ci fossero numerose storie umane di resistenza alla guerra. Storie che hanno bisogno di una riabilitazione storica.

Francesco, l’anno delle commemorazioni della Grande Guerra (del Grande Massacro?) è passato senza che sia stato possibile parlare approfonditamente di chi è stato contrario a quella carneficina. Il vostro appello va in quella direzione? E’ questo il senso dell’azione?

Così scriveva il generale Cadorna in alcune circolari:

«Le sole munizioni che non mi mancano sono gli uomini». «Il superiore ha il sacro potere di passare immediatamente per le armi i recalcitranti ed i vigliacchi».  «Chi tenti ignominiosamente di arrendersi e di retrocedere, sarà raggiunto prima che si infami dalla giustizia sommaria del piombo delle linee retrostanti e da quella dei carabinieri incaricati di vigilare alle spalle delle truppe, sempre quando non sia freddato da quello dell’ufficiale».  «Il comandante di compagnia deve uscire ultimo dalla trincea per fulminare quanti vi fossero rimasti annidati prima di affacciarsi al nemico».

Queste direttive han o causato oltre un migliaio, non c’è una contabilità esatta, di morti non per piombo nemico, ma per fuoco “amico”.

Nel 1919, grazie alle denunce di ex combattenti pubblicate dall’«Avanti», si squarciò il velo sulle esecuzioni sommarie e sui delitti commessi in ossequio alle circolari di Cadorna.    Da allora si è scritto molto anche importanti lavori come Plotone d’eseuzione. I Processi della prima guerra mondiale di E.Forcella e A.Monticone, Laterza, 1968, ma, per varie ragioni, non vi è stata una riabilitazione storica e giuridica. È questo il senso dell’ azione: ottenere la riabilitazione.
A che punto siamo? E quali le prossime mosse?

La diffusione sta andando bene. L’ appello è stato pubblicato sul Manifesto e su altri siti, tra i quali, oltre la stessa Pressenza, La Storia Le Storie di Pordenone che sta dando ampio spazio all’ iniziativa. . Pochi giorni fa la giornalista ed attivista sociale Marinella Correggia mi ha informato che lo pubblicherà su www.centoannidiguerre.org. Le adesioni sono ben oltre 200 e continuano ad arrivare. A breve l’ appello verrà inviato al Presidente Sergio Mattarella., al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, al Ministro della Difesa Pinotti ed al Ministro della Cultura e dei Beni Culturali, Franceschini. Voglio sottolineare che altre iniziative sono in corso con lo stesso obiettiva. Una nota informativa, in merito, è stata pubblicata da Pressenza e da La Storia, Le Storie di Pordenone.

Perché è, per voi, così importante quest’aspetto della riabilitazione?

L’ azione è importante per la ragione dette nelle prima risposta, ma anche per raccontare la Grande Guerra per quello che è stata, un Grande Massacro contro i popoli. Inoltre l’ azione si inserisce in quello più generale del movimento contro la guerra e le recenti guerre imperialiste d’ ingerenza in Afghanistan, Irak, Siria e Libia che hanno causato morti, fame, fughe da quei paesi. Oltre ad un’instabilità in quei paesi e spazio al terrorismo islamista fascista.

Come potrebbe continuare il film?

L’ azione continuerà durante tutto il centenario 2015-2018 ed anche oltre, se l’ obiettivo della riabilitazione non verrà raggiunto. Oltre l’ impegno individuale, per aumentare l’ efficacia, sarà utilizzata , in seguito, per la raccolta di adesioni,Change.

Il tema della riabilitazione è un tema internazionale comune a tuttele nazioni che hanno partecipato: cosa sta succedendo in altri paesi?

In Francia, un discorso a Craonne, l’11 novembre del 1998, del primo ministro Lionel Jospin ha segnato una svolta e da allora si parla molto della questione della riabilitazione dei fucilati per dare l’ esempio. Perfino  Sarkozy a Douamont nel 2008 e a L’ Etoile nel 2011. François Hollande ha annunciato che ne parlerà in occasione del prossimo 11 novembre, anniversario dell’ armistizio tra Francia ed Impero Austro Ungarico. Ma sono risposte parziali, una riabilitazione effettiva non può basarsi in dichiarazioni, per quanto importanti di Presidenti, ma sono fondamentali degli atti giuridici. In Francia in prima linea per la riabilitazione sono il Parti de Gauche ed altre organizzazioni della sinistra che voglio conseguire questo obiettivo per il centenario della fine della prima guerra mondiale. Alle parole, ai discorsi devono seguire i fatti: una legge o un decreto legislativo.

In Gran Bretagna c’ è un monumento al National Memorial Arborerum, near Alrewas nello Straffordshire che ricorda i 306 soldati, inglesi, irlandesi o del Commonwealth, fucilati durante la prima guerra mondiale per diserzione o codardia. Dopo una campagna durata decenni questi soldati sono stati perdonati nel 2006 con ammendamento alla corrente Legge delle Forze Armate ( Armed Forces Bill). Perdonati e non riabilitati.

In Germania, che io sappia, vi è a Stoccarda un monumento ai disertori sia della prima che della seconda guerra mondiale, ma non vi è né riabilitazione né perdono.

 

Che può fare Pressenza per diffondere quest’azione?

Pressenza ha già pubblicato l’ appello, contribuendo così a diffusioni e ad adesioni. Può continuare a seguire l’ azione pubblicando via, via gli aggiornamenti. Può pubblicare note che raccontano la Grande Guerra come Grande Massacro, in questo senso, sono disponibile a collaborare. Può informare di quanto stiamo facendo in paesi che hanno vissuto la stessa tragedia storica: Inghilterra, Francia e Germania. Inoltre Pressenza può dare spazio ad altre iniziative simili. In queste azioni si affiancherà al sito degli storici del Friuli Occidentale, La Storia, Le Storie di Pordenone.

Puoi darci uno sguardo storico sulla guerra 14-18; su quell’ambiguità tra pacifismo e lotta di classe che dilaniò il movimento operaio e socialista?

Per quanto riguarda lo sguardo storico indico il link con una mia nota, 4 novembre 1918, pubblicata da La Storia Le Storie di Pordenone, dove racconto la Grande Guerra come Grande Massacro del popolo italiano.

http://www.storiastoriepn.it/wp-content/uploads//2014/11/4-NOVEMBRE-1918.pdf

Il secondo punto è complesso è richiederebbe un saggio più che una breve risposta. Mentre pochi anni prima lo scoppio della prima guerra mondiale, l’ opposizione alla guerra di Libia, un’ avventura colonialista ed imperialista del regno d’ Italia innanzitutto dei giovani socialisti fu unanime, poi quest’ unità si frantumò. È opportuno leggere quello che scrisse allora Antonio Gramsci. Nella battaglia di idee e posizioni scatenata davanti alla guerra mondiale nella stessa area socialista, dopo le primissime esitazioni dell’ottobre 1914, la posizione di Antonio Gramsci, da quando cominciò regolarmente a scrivere per la stampa socialista, fu coerentemente e inflessibilmente contro il conflitto. La sua analisi collocherà quel conflitto nell’urto fra le diverse potenze imperialistiche, respingendo la propaganda dei “buoni” contro i “cattivi”, o, come già allora si diceva, della “civiltà” contro la “barbarie”. Sull’ argomento, Gramsci rispetto alla guerra, il prof. Angelo D’ Orsi, docente di Scienze Politiche all’ Università di Torino, aderente all’ appello per la riabilitazione dei fucilati e decmati ha scritto e detto in conferenze, anche recenti, lo scorso febbraio a Piombino, evento organizzato da Comune, Arci e Regione Toscana, cose interessanti