In un’intervista al quotidiano “Naftemporiki” il nuovo ministro del lavoro Panos Skourletis elenca le priorità immediate della nuova direzione del ministero: ripristino del salario minimo a 751 euro, abrogazione del quadro normativo imposto dal memorandum per i licenziamenti collettivi, cancellazione della riduzione delle indennità di licenziamento, limitazione delle forme di lavoro flessibile, ripristino del riposo domenicale.

L’intervista completa di Panos Skourletis:

D: Ministro, nel proporre il ripristino del salario minimo di 751 euro ha tenuto conto anche della necessità di prevenire e assorbire eventuali perturbazioni nel mercato del lavoro. Le aziende sono in grado di sostenere la proposta di aumentare il salario minimo, quando oggi in alcuni casi ritardano il pagamento persino di stipendi di 586 euro? Quali sono le misure aggiuntive che si intende adottare per evitare uno ‘shock’ in un mercato del lavoro devastato a causa della crisi?

PS: “Occorre innanzitutto chiarire che ridefinire l’ammontare del salario minimo è parte degli impegni pre-elettorali chiaramente assunti da SYRIZA di ripristinare il diritto alla contrattazione collettiva, riportandolo a livello della legittimità costituzionale, comunitaria e internazionale. È proprio questo, d’altronde, il significato del progetto di legge che avevamo presentato a ottobre 2014.

Allo stesso tempo, il nostro impegno programmatico a favore dell’intervento sussidiario dello stato in questioni che riguardano la contrattazione sociale e collettiva, così come è in vigore nella maggior parte dei paesi europei, impone la previsione di un dispositivo per la regolamentazione del salario minimo, preferibilmente nell’ambito di un sistema di contrattazione ristabilito.

Tuttavia, eccezionalmente e a seguito di una concertazione con i sindacati nazionali e i datori di lavoro, verranno discusse nell’immediato futuro, eventualmente nel quadro di una procedura tripartita, tutte le misure preventive o complementari necessarie per assorbire eventuali urti derivanti dall’aumento della remunerazione minima in un mercato del lavoro totalmente deregolamentato.

Il devastante passaggio della tempesta neoliberista del memorandum e la decostruzione violenta del diritto del lavoro richiedono infatti un tale approccio, come pure la discussione sull’attuazione condizionale di un insieme di provvedimenti provvisori là dove si rendessero necessari al solo scopo di assicurare al più presto una transizione normalizzata verso l’obiettivo dichiarato dei 751 euro.

Già ora è in divenire una serie di tali provvedimenti relativi al regolamento degli obblighi nei confronti dei fondi assicurativi, del Tesoro e delle banche»

D: Che cosa ha intenzione di cambiare nel quadro legislativo in vigore riguardo ai licenziamenti collettivi? Il Consiglio superiore del lavoro manterrà le competenze attuali sui licenziamenti collettivi? La percentuale accettata di licenziamenti collettivi sarà mantenuta al 5% o verrà diminuita?

PS: “SYRIZA ha già presentato un disegno di legge a marzo 2013 per la correzione di tutte le deregolamentazioni del diritto per quanto riguarda il termine del rapporto di lavoro, verificatesi negli ultimi cinque anni.

A parte l’abrogazione immediata del quadro imposto dal memorandum che ha facilitato i licenziamenti collettivi, consecutive diminuzione della percentuale mensile giuridico di licenziamenti, abbiamo già sviluppato una nuova legislazione completa per licenziamenti, individuali e collettivi, in cui saranno esaminate tutte le domande particolari, comprese quella da lei posta in relazione alla giurisdizione del Consiglio superiore del lavoro”.

D: La modalità e l’ammontare dell’indennità in caso di licenziamento verranno mantenute ai livelli odierni o ci sarà un ritorno alla situazione legislativa in vigore prima del 2010? La domanda riguarda sia l’ammontare dell’indennità di licenziamento sia il termine da rispettare (leggi 3863/2010, 3899-2010, 4093/2012).  

PS: «Le ricordo che la situazione attuale, che permette licenziamenti senza preavviso, ingiustificati e poco costosi per i datori di lavoro, senza le misure di protezione extragiudiziali che si aggiungono alla grande lentezza della giustizia regolare, reale negazione di giustizia, è una situazione lontana anni luce dagli acquis europei». [Insieme degli obblighi, dei diritti, dei principi e dei valori che i Paesi membri dell’UE hanno liberamente deciso di condividere. N.d.T.]

In condizioni di estrema flessibilità del lavoro e di disoccupazione di ampiezza senza precedenti, il licenziamento deve essere un rimedio davvero estremo, che sia relativo a problemi finanziari o in relazione alla persona del dipendente. Prendendo come punto di partenza la proposta per il disegno di legge sopra citata, per l’abrogazione delle deregolamentazioni imposti dai memorandum, metteremo in forma immediatamente, dopo un dialogo di sostanza e non di pretesto con le parti sociali, un quadro giuridico moderno riguardante la fine dei rapporti di lavoro, tenendo conto non solo dell’esperienza internazionale ma anche e soprattutto della giurisprudenza greca.

In tutti i casi, il ritorno alla situazione precedente i memorandum non è sufficiente, poiché anche in quel momento la funzione protettiva della legislazione greca era limitata. L’istituzione di un quadro legislativo moderno riguardante la fine del rapporto di lavoro richiede l’inclusione di efficaci barriere contro i licenziamenti e istituisce l’obbligo di giustificare il licenziamento, preavvisare la persona in questione in tempo utile, esaurire tutti gli altri mezzi a monte, concedere risarcimento rivalutati e controllare tempestivamente, attraverso canali legali, il carattere legale o indebito del licenziamento.

D: Voi proponete di abbreviare il periodo di prova per i nuovi assunti e la riduzione delle forme flessibili di occupazione. Quale raggio di misure legislative intende proporre?

PS: “Nella seconda parte della mia risposta alla domanda precedente, diventa chiaro che l’applicazione di una nuova legge sulla cessazione del rapporto di lavoro deve immediatamente focalizzarsi sull’estensione universale dei dispositivi di protezione per tutti i dipendenti del settore privato.

Questo implica che si dovrebbe ridurre al minimo la possibilità di applicare tutti quegli altri rapporti di lavoro, cosiddetti flessibili, specificatamente inventati per neutralizzare il diritto alla tutela del diritto del lavoro.

Pertanto, e a titolo indicativo, il ripristino della durata del periodo di prova a due mesi (dai dodici attuali), la riduzione della durata ammessa del lavoro temporaneo (ora 36 mesi!) e la lotta contro il fenomeno dei falsi ‘lavoratori autonomi’ la cui funzione è quella di mascherare i rapporti dipendenti, sono tra le nostre principali ed immediate priorità.

Infine bisogna sottolineare come l’obbligo di giustificare con motivazioni oggettive ogni contratto di lavoro flessibile farà da deterrente rispetto all’utilizzo illecito dei dispositivi giuridici»

Andrete a ripristinare il riposo domenicale. Quale sarà il regime nei territori a vocazione turistica del paese?

PS: “La soddisfazione di questa esigenza comune alla maggioranza degli attori produttivi e delle parti sociali non è soggetta a contestazione. Il ripristino del riposo domenicale, ma anche della settimana lavorativa di cinque giorni là dove era stata abrogata, si trovano in cima alla lista delle immediate iniziative legislative del governo».

Traduzione dal francese di Giuseppina Vecchia per Pressenza