Di Liberato Ricciardi

La situazione resta confusa nella capitale dello Yemen, ma Sanaa è ormai in mano ai ribelli sciiti che si sono impossessati del palazzo presidenziale, attuando così il colpo di stato. “Sono dentro”, sono le parole del colonnello Saleh al-Jamalani, comandante delle guardie presidenziali, riferendosi ai miliziani houti entrati nel palazzo presidenziale. I ribelli alla fine sono riusciti ad occupare la sede governativa dopo violenti scontri con la guardia presidenziale e dopo aver bombardato anche l’abitazione del presidente Abed Rabbo Mansour Hadi, che ha fatto perdere le sue tracce.

In realtà la situazione dello Yemen era allo sbaraglio da diverse settimane: l’unica città ad essere sotto il controllo governativo era la capitale, che ora si trova nelle mani delle milizie dei ribelli. La situazione è degenerata il 17 gennaio, quando i ribelli hanno preso in ostaggio Ahmed Awad bin Mubarak, capo di gabinetto del presidente Hadi, responsabile del dialogo nazionale tra le forze politiche e i gruppi etnici del paese.

La comunità internazionale è preoccupata, tanto che diverse ambasciate sono state chiuse e il Consiglio di Sicurezza dell’Onu si è riunito a porte chiuse. “Grave preoccupazione” è stata espressa dal segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon durante la riunione. Ban Ki-moon ha anche lanciato un appello affinché sia ristabilita l’autorità delle legittime istituzioni di governo.

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