C’è una circolare datata 9 Gennaio,  proveniente direttamente dall’Assessorato all’Istruzione della Regione Veneto firmata da Elena Donazzan ed indirizzata a tutti i dirigenti scolastici della Regione.

Nell’oggetto si legge: “Terrorismo islamico parliamone soprattutto a scuola”.

La comunicazione inizia con il classico cappello ideologico in cui si citano i principi fondanti della nostra civiltà basati su fondamenti  di tolleranza, uguaglianza libertà e fratellanza.

Terminato il dovuto antefatto, la circolare comincia col sottolineare l’enorme distanza culturale fra la nostra civiltà e quella degli Stati a matrice islamica, ponendo l’accento, sulla pericolosa vicinanza geografica che abbiamo con essi.

Si continua marcando le differenze e  parlando di  “una cultura (chiaramente riferita a quella islamica) che predica l’odio verso la nostra cultura, la nostra mentalità, il nostro stile di vita,” odio che si manifesta  “fino ad arrivare all’estremo gesto terrorista”.

Poco dopo si ribadisce che “solo una forte presa di coscienza” di quanto detto sopra “potrà farci arginare un pericolo tanto grave e imprevedibile”.

Nelle righe successive si rafforza il concetto di, islamico uguale violento, associando la disgrazia del padre di un ragazzino veneto che è stato accoltellato da un 14enne tunisino, mentre difendeva il figlio da atti di bullismo.

Si discrimina palesemente affermando “soprattutto a loro (riferito agli immigrati) dobbiamo rivolgere il messaggio di richiesta di una condanna di questi atti, perché se hanno deciso di venire a vivere in Europa, in Italia, in Veneto devono sapere che sono accolti in una civiltà con principi e valori”.

Si scivola poi quasi nel ridicolo con frasi deliranti che fanno riferimento al fallimento del modello d’integrazione proposto e s’invita a un cambio, dove il primo cambio di rotta é una ferma condanna senza alcun distinguo tra italiani, francesi o islamici se questi ultimi vogliono veramente essere considerati diversi dai terroristi che agiscono gridando “Allah è grande”.

Infine si chiude il cerchio del postulato, islamico uguale terrorista, affermando che “non si può dire che tutti gli islamici sono terroristi ma che è vero però che tutti i terroristi sono islamici”.

La “circolare” conclude appellandosi alla popolazione invitandola a ritrovare la forza per indignarsi, reagire e  condannare moralmente.

Chiunque, con un minimo di senso civico e democratico,  leggendo e ragionando su queste affermazioni  credo resti esterrefatto, basito, non solo per i continui richiami al concetto: islamico uguale terrorista, ma per il richiamo a reagire e condannare.

Così, se da una parte tutti hanno ovviamente e giustamente condannato la strage di Charlie Hebdo, dall’altra leggendo la comunicazione  viene da domandarsi: i destinatari finali della circolare, ovvero gli studenti e le loro famiglie, contro chi si dovrebbero indignare? Forse contro gli altri studenti presenti nelle nostre scuole e provenienti da paesi di matrice islamica?

E ancora, contro chi si dovrebbe reagire con forza? Forse contro le loro famiglie, semplicemente perché di fede islamica?

E così invece di passare una circolare scolastica dove si invita a parlare della violenza in generale e delle forme per prevenirla si coglie l’occasione della strage e la si usa come un piede di porco per fare un parallelismo, musulmano uguale violento, uguale terrorista e così colpevolizzare tutti gli studenti di provenienza islamica e le loro famiglie presenti nel nostro territorio. Come se loro fosse la colpa della tremenda strage perpetrata da 3 individui che d’islamico nulla avevano eccetto che il nome.

I contenuti della comunicazione oltre che altamente discriminatori e razzisti, instillano paura, diffidenza, soffiano sul fuoco e appaiono come un forte e preciso atto di accusa, formulato nei confronti di colpevoli da condannare e dai quali difendersi, colpevoli che pur non avendo commesso nulla, lo sono comunque, in quanto appartenenti alla cultura islamica o più semplicemente ancora, identificati come persone e famiglie violente, avendo come unica colpa quella di discendere da una determinata etnia.

Allo stesso modo mi domando, perché una circolare simile non è stata già fatta in precedenza quando ci sono state innumerevoli stragi? Ad esempio in occasione delle 77 vittime della strage di Utoya in Norvegia, realizzata da un biondo e occidentale norvegese che si rifaceva ad un’ideologia dichiaratamente nazista, e ancora in ordine cronologico:

Svizzera,  27 settembre 2001, dove durante una sessione dell’assemblea locale un uomo armato uccide 14 membri del parlamento e del governo del cantone di Zug.

Francia, 27 marzo 2002, dove un uomo aprendo il fuoco sui membri del consiglio municipale di Nanterre, uccide 8 persone e ne ferisce altre 19.

Germania 26 aprile 2002, dove un diciannovenne di Erfurt entra in un liceo e uccide 16 persone, di cui 12 insegnanti.

Finlandia, 7 novembre 2007, dove un diciottenne uccide alcune persone in un liceo di Tuusula (sud), prima di togliersi la vita.

Finlandia, 23 settembre 2008, dove uno studente di 22 anni fa irruzione in un istituto professionale di Kauhajoki e uccide 9 studenti e un insegnante.

Germania, 11 marzo 2009, dove un giovanissimo diciassettenne, ex studente dell’istituto, irrompe armato in un collegio di Winnenden e uccide 15 persone, 9 studenti e 3 insegnanti, e inoltre 3 passanti.

Gran Bretagna, 2 giugno 2010, dove un tassista in Cumbria Inghilterra travolge e uccide 12 persone, durante una folle corsa in macchina.

E perché non cogliere l’occasione di una circolare di denuncia quando gli eserciti occidentali in nome della nostra “democrazia”  hanno commesso stragi  infami come quella di Falluja in Iraq  dove migliaia di persone sono morte atrocemente bruciate vive, oppure quando tutti i bambini di uno scuolabus afgano sono morti centrati da un missile del nostro “fuoco amico” (come se si potesse distinguere tra un missile amico e un missile nemico) o ancora perché non passare una circolare sui generis ogni volta che viene compiuta una strage ai danni delle popolazioni palestinesi, curde, cecene, bosniache, kosovare.

La mia opinione è che, affermazioni sui generis come quelle che si sente ripetere a più riprese da partiti come la lega o come alcune contenute in questa circolare, hanno forti richiami al fascismo, all’autoritarismo più bieco che portò il mondo intero in guerra per affermare quale fosse l’ideologia, la cultura o la razza superiore alle altre. E come dimenticare i fatti della ex-Jugoslavia dove sono stato testimone prima, durante e dopo la guerra, in cui ho visto coi miei stessi occhi come e con quali strumenti è stato possibile prima dividere la popolazione instillare in essa le radici della violenza, della discriminazione, dell’odio etnico e poi rifornire le persone di armi e scatenare una  sanguinosissima guerra civile che produsse 250.000 morti, più di 2 milioni di profughi oltre alla disgregazione del paese.

Ciò che più è  preoccupante è il salto di livello di questo razzismo strisciante, che è evidente in quanto la comunicazione viene direttamente da un assessorato Regionale ed è indirizzata a tutte le scuole Statali della Regione Veneto. Credo inoltre ci siano gli estremi affinché il nostro ministero dell’istruzione possa intervenire e impedire che una tale comunicazione ufficiale e istituzionale possa circolare all’interno delle scuole statali italiane.

I corpi dei ragazzi di Charlie Hebdo non sono ancora stati seppelliti che già si comincia ad usarli per gettare benzina sul fuoco e seminare sentimenti di odio, diffidenza, condanna e discriminazione, proprio quello che questi coraggiosi giornalisti hanno sempre combattuto. 

Si arriva al surreale citando prima concetti d’uguaglianza, tolleranza, fratellanza e libertà, pretendendo grazie a questi principi di poter mettere la nostra cultura occidentale in una posizione ideologica predominante rispetto alle altre culture, salvo poi contraddire questi ideali d’uguaglianza fratellanza e tolleranza, disconoscendoli solo poche righe dopo.

Come non dare ragione all’amico Karim  Metref  che solo due giorni fa  nella sua bellissima lettera, io non mi dissocio, scriveva,  “in questi giorni saremo messi sotto torchio e le prossime campagne elettorali saranno fatte sulla nostra schiena. Gli xenofobi di tutta Europa vanno in brodo di giuggiole per la gioia e anche gli establishment europei che non hanno risposte da dare per la crisi saranno contenti di resuscitare il vecchio spauracchio per far rientrare le pecore spaventate nel recinto”.

La cruda realtà che ostinatamente non si vuol vedere è che la violenza dilaga, perché si è costantemente seminato violenza, una violenza che non è solo quella fisica  ma è anche discriminatoria, economica, religiosa, etnica, culturale, psicologica. Non c’è modo di fermare questa violenza che è stata seminata negli anni e instillata negli animi delle persone, non c’è difesa, né argine esterno, né condanna, né principio formale che la possano fermare.

Soltanto noi possiamo fermare la violenza, interrompendone la radice che è già  dentro di noi,  invertendo la rotta, smettendo di discriminare, di isolare, di giudicare, di approfittarsi del prossimo e delle sue disgrazie.  Solo all’interno di ognuno di noi è possibile disinnescare questa bomba ad orologeria, non dando più forza alla paura, rifiutando la diffidenza verso il  prossimo, verso il  “diverso”.

L’amara ironia è che c’è un principio universale, un profondo e antico messaggio di pace e nonviolenza che ritroviamo espresso all’interno di tutte le religioni, filosofie e dottrine universali e che si racchiude nelle frasi, “Non uccidere”, “Ama il prossimo tuo come ami te stesso”, “Custodisci e proteggi la vita”, “Sii compassionevole”, “Tollera e perdona a fondamento di tutti i diritti umani”,  “Se vuoi la pace prepara la pace”,  “Tratta gli altri come vorresti essere trattato”.

Principi questi che basterebbe semplicemente mettere in pratica a partire da noi stessi per far rientrare l’onda di odio, violenza e paura che sta montando.

Chiudo con una semplice proposta, invece di aspettare la prossima strage, qualunque matrice essa possa avere, perché non istituire in tutte le scuole, un’ora settimanale dove si parli delle radici della violenza, di come essa si manifesti in tutte le sue forme e di come prevenirla parlando di pace, nonviolenza, non discriminazione e solidarietà?      

Qui la petizione dell’Associazione Studenti Universitari che chiede le dimissioni di Elena Donazzan.