Quello che verrà espresso domani nella località di Rosso a sud della Mauritania, presso il Palazzo di Giustizia Centrale dello stesso luogo, sarà il classico processo alle intenzioni, proprio nel senso standard dell’espressione.

C’è un paese, la Mauritania, ai più sconosciuto, a cinque ore di aereo dall’Italia, dove ancora oggi si nasce schiavi per il colore della propria pelle. C’è lì un uomo nero, figlio di una schiava affrancata, che in pochi anni e senza mezzi se non quello della parola, rischiando tutto, gira il paese prima e il mondo dopo con l’obiettivo di informare il “mondo libero” che il fenomeno della schiavitù non è mai finito. Insieme a lui, c’è un folto gruppo di persone, molti sono giovani che decidono che la causa di Biram Dah Abeid va appoggiata nonostante i rischi.

Cominciano allora a lottare in modo del tutto pacifico nel paese africano che legittima da sempre lo sfruttamento degli esseri umani di razza inferiore, i neri Haratin (per la maggioranza ma non solo loro). Lo fanno senza alcun mezzo e ostacolati dal Regime nazionale che ha tutto l’interesse a che il fenomeno della schiavitù per nascita rimanga nascosto con il totale consenso dei potenti del paese, detentori di ogni diritto sulla massa discriminata e vessata in ogni modo. Il mondo non deve sapere e a queste persone va impedito di parlare (altro che libertà di espressione).

Nel 2008 questi volenterosi attivisti delle libertà fondamentali creano il Movimento IRA Mauritanie che velocemente cresce sul terreno e riesce in maniera del tutto naturale a oltrepassare i limiti nazionali fino oltre oceano dove cittadini mauritani e non solo, appoggiano convinti la lotta universale per la libertà in Mauritania. Vari gli arresti e le torture che i militanti dell’IRA hanno subito in questi anni di coraggioso attivismo, varie le vessazioni e vari i tentativi di sabotaggio mai veramente riusciti al Governo dittatoriale del Generale Mohamed Abdel Aziz, oggi Presidente della Repubblica Islamica di Mauritania.

L’ultimo atto di una “tragico-commedia” senza frontiere, si svolgerà domani a Rosso, quando il nostro amico Presidente dell’IRA Biram Abeid e il gruppo di punta del Movimento verrà giudicato alla sbarra dei poteri forti e corrotti per la propria azione di denuncia.

Alla meglio rischiano anni di galera per arresti arbitrari, per un processo politico che vede il potere costituito deciso a impedire a questi cittadini di buona volontà di dire come stanno le cose da sempre nel paese sub-sahariano oggi al primo posto nelle classifiche mondiali per pratica effettiva della schiavitù.

Domani i neri di Mauritania e di TUTTE le etnie discriminate, coloro che ormai hanno capito come stanno le cose in Mauritania, affolleranno le strade di Rosso. Lo faranno in maniera pacifica. Arriveranno da ogni angolo del paese a testimonianza del risveglio delle coscienze oramai vigili grazie ai detenuti di opinione e coscienza alla sbarra per la verità.

Noi seguiremo il corso degli eventi domani e sempre e continueremo a denunciare le ingiustizie nel paese della moderna schiavitù. Lo faremo per raggiungere il traguardo della LIBERTA’.

LVLC (La vraie lutte continue)!

Ivana Dama

Vice Presidente IRA Mauritania – Sezione Italia