Nel settembre del 2014 all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite di New York si è tenuto il Summit sui cambiamenti climatici. Un vertice nel quale si sono riuniti oltre 120 capi di Stato e molti altri leader politici e che ha visto inoltre la partecipazione di diverse organizzazioni internazionali, di rappresentanti della società civile, del mondo imprenditoriale, di quello della finanza e di differenti comunità.

Si è aperta da allora una nuova sfida al Clima e al cambio climatico che ha condotto nell’immediato alla Conferenza di Lima dello scorso dicembre 2014 per poi condurre, in dicembre 2015, verso la Conferenza di Parigi che dovrebbe segnare (il condizionale è d’obbligo) una tappa determinante per l’intero scenario internazionale.

E’ nella capitale francese infatti che dovrebbero gettarsi le basi per nuove misure concrete e efficaci capaci di contrastare i cambiamenti climatici. Per un verso, in quella sede, dovranno adottarsi i principali orientamenti per gli Stati relativamente alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e si dovrà inoltre definire l’impegno di ogni nazione per il contenimento dell’aumento della temperatura globale; per un altro verso, si dovranno sottoscrivere degli accordi universali costrittivi sul clima, con efficacia giuridica. In poche parole una sfida ambiziosa che dovrà necessariamente contare sul reale engagement di tutti i Paesi del pianeta e dal quale dipenderà probabilmente il nostro futuro e quello delle generazioni a venire.

Ma si sa, non tutti i mali vengono per nuocere e allora per vedere il lato positivo della lotta al Climate Change, è bene evidenziare la dimensione di opportunità che essa può rappresentare e il reale cambio di paradigma al quale potrebbe dar vita sotto la spinta di leader politici e decisionisti illuminati e lungimiranti e attraverso la sorveglianza e la partecipazione attiva della gente comune.

E’ un paradigma i cui contorni potrebbero essere tratteggiati dalla riconversione su larga scala a energie pulite in grado di mitigare le conseguenze dei cambi climatici e al cui interno può per di più consolidarsi la possibilità di creazione di nuovi posti di lavoro, di ricchezza e tutto ciò accompagnato da nuovi modi di produzione e di consumo. Si innescerebbe una differente cultura del vivere che comporterebbe una rettifica dei comportamenti, la generazione di più sane abitudini di vita quotidiana e di certo una migliore qualità della vita tanto a livello individuale che sociale.

Ad oggi non siamo ancora lì, in materia di cambio climatico, è fuor di dubbio. Restano le resistenze e le controversie derivanti dagli interessi dei grandi blocchi costituitisi nel corso del tempo, Stati Uniti, Unione Europea, Paesi Emergenti (Brasile, Cina, India in primis) e Paesi poveri. Restano i calcoli e i tornaconti che corrono veloci nelle menti dei leader politici e di chi li supporta più o meno celatamente. Ma restano anche, e anzi s’incrementato, gli sconvolgimenti climatici, la siccità, l’innalzamento dei mari, le alluvioni, le desertificazioni e tutto ciò che stiamo conoscendo negli anni le cui cause, per gli scienziati, sono da attribuire con assoluta certezza alle emissioni di gas serra nell’atmosfera prodotte dall’uomo.

Eppure, perchè demordere o non credere nella possibilità di potere cambiare le cose realmente se è vero come è vero che quei blocchi non sono entità amorfe o a sé stanti, ma, anzi, sono tutt’altro e sono costituiti da miliardi di persone che pagano sulla propria le conseguenze del Climate Change? E se è vero come è vero che intorno agli stravolgimenti climatici c’è ormai una sensibilità differente ed è accresciuta la consapevolezza della gente comune e di tutti gli attori sociali, e non solo quelli politici, allora cosa può impedire a tendere una convergenza sulla necessità di un’azione comune, rapida e efficace per custodire Madre Terra e chi la abita?

Gli impegni, i progressi e il raggiungimento degli obiettivi sul Clima dipendono certamente dalla capacità di ascolto dei leader politici e dalla loro concretezza per migliorare la situazione, ma anche nel nostro attivismo e dalla nostra perseveranza nel non delegare più nulla passivamente. Se i primi lustri del XX secolo hanno segnato il netto distacco e allontanamento tra la classe dirigente e la gente comune ampliando la diffidenza e aumentando il senso d’impotenza del popolo, adesso, qualsiasi sfida, specie se è in gioco l’essenza dell’umanità e il senso stesso del vivere, non può che passare dall’apertura e dalla volontà di tracciare assieme dei percorsi importanti.

Il Climate Summit 2014 di New York sembra avere connesso le due parti. Ha mostrato un approccio differente, singolare e ha marcato una nuova volontà, quella della cooperazione. I Governanti del pianeta sono già avvisati.

Vi proponiamo la visione del bel video, con voce di Morgan Freeman e musiche di Hans Zimmer, presentato al Summit di New York ai capi di Stato del mondo e ai vari partecipanti. Un esempio ulteriore di come con la voce della ragionevolezza e con il cuore al benessere collettivo si riesca a scalare le cime più alte per arrivare a portare un momento di sensibilizzazione di fronte al mondo e ai suoi governanti.

Si ringrazia Italian Dreamers per averci autorizzato a mostrare la versione del video con i sottotitoli italiani da loro curati.