Da alcuni anni la Grecia è rimasta nella memoria collettiva come il paese della crisi più di ogni crisi. Il paese europeo che più fortemente, rispetto ad altri, ha vissuto e vive una recessione e un’austerità senza precedenti in epoca moderna. In un primo tempo i media internazionali hanno raccontato delle vicissitudini politiche e sociali del paese scaturite e generatesi dalla cosiddetta crisi economica.
In seguito, c’è stato l’oblìo, la dimenticanza e la noncuranza di quanto è accaduto e accade umanamente e socialmente in Grecia perchè urgeva dare rilevanza ai parametri e ai criteri economico-finanziari che, come un guinzaglio al collo, ci stando progressivamente conducendo verso la disumanizzazione delle comunità e delle aggregazioni umane nel nome della rigida osservanza di regole che mirano a preservare un mondo di affarismi totalmente scostato dalla realtà e costruito attorno a dei tavolini virtuali.
Del resto è notorio che lo Stato greco abbia dilapidato la cosa pubblica, che i greci siano tutti dei lavativi, che abbiamo rubato e sfruttato conducendo un tenore di vita superiore alle proprie possibilità e che, andando a nozze con queste congetture, la Troika abbia trovato la strada spianata per tracciare un cammino estenuante fatto di pressioni, minacce, imposizioni, misure e contromisure in barba alle storie vere della gente e focalizzandosi prioritariamente alla protezione e al monitoraggio di numeri e di indicatori finanziari virtuali (non è accaduto nulla di diverso nel Belpaese).
C’è da questionarsi sul perchè solo in pochissimi si chiedono come sia stato possibile trasformare una crisi nata dal mondo finanziario (un mondo virtuale) e dalla speculazione di aziende private in crisi collettiva e dell’economia reale? Non vi pare che ci sia qualche passaggio mancante?
Lasciamo ai posteri l’ardua sentenza e soprattutto ai lettori le possibilità di rifletterci su, di capire di più, magari anche rispolverando o ricerando fonti d’informazione meno pilotate, quelle che ingenuamente aprono un po’ di più gli occhi su come gira il mondo di quest’epoca.
Recentemente mi è stato possibile trascorrere qualche oretta ad Atene e inevitabilmente ho avuto la possibilità d’incontrare la gente locale, di confrontarmi con la città, con le sue strade, di osservare con i miei occhi il flusso della vita scorrere al di fuori dei riflettori e delle zoommate mediatiche internazionali e nazionali che ultimamente parlano di Grecia esclusivamente per titolare roba simile a “Il Governo di Atene sotto pressione da parte della Troika che esige nuovi tagli di spesa”.
Atene in 24 ore è la maniera con cui ho deciso di vivere la capitale ellenica, che ho respirato cercando di fare astrazione del titolone mainstream in prima pagina e che ho cercato di gustarmi come esssere umano lontano dal bombardamento mediatico della società odierna. Ne è venuto fuori un quadretto composto da tanti colori che accentuano il mistero e il fascino del mix tra modernità e storia di Ἀθῆναι (Atene in greco antico); un mix magico e quasi surreale che zigzaga in ogni angolo della città.
Il sole amico che illumina la vitalità delle stradine, il mare brillante in fondo alla vista degli occhi, i templi marmorei che mettono soggezione, i colori e i rumori delle piazze dove giovani e vecchi si radunano solo apparentemente per diversi motivi. Nuove e vecchie agorà, agorà riempite di sorrisi e sonorità, di grida e sirene, di manifestanti rassegnati e di altrettanti speranzosi, di artisti e di persone comuni, anche loro artisti inconsapevoli.
Gli odori delle preoccupazioni, dei reclami, dell’austerità, delle agitazioni, degli scioperi generali, gli odori delle critiche al mondo e quelli delle proteste dei graffittari, si accavallano e s’intersecano con quelli di capitelli e di colonne imponenti e di alberi secolari che sanciscono nel tempo la possenza della civiltà greca, della creatività di genti appassionate che oggi si adeguano a vivere nel semplice e nell’essenziale e che desiderano giacere lì, nel silenzio di luoghi sacri nel passato e rivoltosi nel presente, a godersi pacificamente l’esistenza tra un drink, un ballo e una musica.
E così, alla fine del giorno, quando l’oscurità cela la fragranza dell’antichità per dar spazio alla modernità globalizzata, ci si perde nel nutrimento dell’arte, nella musica e nella condivisione dell’amore.
Qui di seguito un video con i momenti no comment della 24 ore ateniese