Le persone e le organizzazioni insignite del Premio Nobel per la Pace, riunite a Roma per il Quattordicesimo Summit dal 12 al 14 dicembre 2014, hanno diffuso la seguente dichiarazione riguardo alle loro decisioni:

Vivere la pace

L’opposto della pace è la mente umana senza amore, compassione e reverenza per la vita e la natura. Niente è più nobile di un essere umano che sceglie di tradurre in azione l’amore e la compassione.

Quest’anno onoriamo l’eredità di Nelson Mandela, un uomo che rappresenta i principi per cui viene assegnato il Premio Nobel per la Pace e costituisce un esempio di verità. Come egli stesso ha detto: “Per il cuore umano è più naturale provare amore che il suo contrario”

Mandela aveva molti motivi per rinunciare alla speranza e per odiare e invece ha scelto di tradurre l’amore in azione. E’ una scelta che tutti possiamo compiere.

Siamo rattristati di non aver potuto onorare Nelson Mandela e gli altri Premi Nobel per la Pace a Città del Capo, per via del rifiuto del governo sudafricano di concedere il visto a Sua Santità il Dalai Lama, in modo che potesse partecipare al Summit previsto là. Spostato a Roma, il Summit ci ha permesso comunque di considerare la straordinaria esperienza del Sudafrica come una dimostrazione che perfino le dispute più difficili si possono risolvere in modo pacifico, attraverso l’attivismo della società civile e i negoziati.

Come Premi Nobel per la Pace possiamo testimoniare che il cambiamento per il bene comune si può realizzare, come è successo in Sudafrica negli ultimi 25 anni. Molti di noi hanno affrontato la violenza delle armi e superato la paura con un impegno a vivere con e per la pace.

La pace fiorisce dove i governi proteggono i deboli, la legge porta la giustizia e fa tesoro dei diritti umani, si vive in armonia con la natura e si esaltano la tolleranza e la diversità.

La violenza ha molte facce: il pregiudizio e il fanatismo, il razzismo e la xenofobia, l’ignoranza e la miopia, l’ingiustizia, le disuguaglianze della distribuzione delle ricchezze e delle opportunità, l’oppressione delle donne e dei bambini, il lavoro forzato, la schiavitù, il terrorismo e la guerra.

Molte persone si sentono impotenti e cadono nel cinismo, nell’egoismo e nell’apatia, ma c’è una cura: quando gli individui si prendono cura degli altri con gentilezza e compassione, cambiano e sono in grado di produrre cambiamenti nel mondo in direzione della pace.

Esiste una regola personale universale: trattare gli altri come vogliamo essere trattati. E questo vale anche per le nazioni. Quando non succede, erompono il caos e la violenza, quando succede si ottengono pace e stabilità.

Condanniamo il continuo ricorso alla violenza come mezzo fondamentale per risolvere le differenze. Non esistono soluzioni militari in Siria, Congo, Sudan del sud, Ucraina, Iraq, Palestina/Israele, Kashmir e altre zone di conflitto.

Una delle maggiori minacce alla pace è la persistente convinzione di alcune grandi potenze di poter raggiungere i loro obiettivi con la forza militare. Questo crea nuove crisi; se lasciata agire indisturbata, questa tendenza porterà inevitabilmente a maggiori scontri militari e a una nuova, pericolosa Guerra Fredda.

Siamo molto preoccupati per il pericolo di una guerra – anche nucleare – tra grandi nazioni. Da tempi della Guerra Fredda questa minaccia non è mai stata così grande.

Richiamiamo la vostra attenzione sulla lettera del Presidente Mikhail Gorbachev, riportata alla fine di questa dichiarazione.

Nell’ultimo anno il militarismo è costato al mondo oltre 1.7 trilioni di dollari. Esso priva i poveri di risorse di cui c’è un urgente bisogno per lo sviluppo e la protezione dell’ecosistema e contribuisce alle probabilità di una guerra, con tutta la sofferenza che questa si porta dietro.

Nessun credo, nessuna fede religiosa dovrebbe essere pervertita per giustificare flagranti violazioni dei diritti umani o abusi su donne e bambini. I terroristi sono terroristi. Il fanatismo sotto forma religiosa si potrà contenere ed eliminare più facilmente quando viene fatta giustizia per i poveri e le nazioni più potenti ricorrono alla diplomazia e alla collaborazione.

Oggi dieci milioni di persone non hanno una patria. Sosteniamo la campagna dell’Alto Commissariato ONU per i rifugiati per porre fine a questa situazione in dieci anni e i suoi sforzi per alleviare le sofferenze degli oltre 50 milioni di sfollati.

L’attuale ondata di violenza contro donne e ragazze e le violenze sessuali attuate nei conflitti da gruppi armati e regimi militari costituiscono un’ulteriore violazione dei diritti delle donne e impediscono di raggiungere i loro obiettivi in termine di istruzione, libertà di movimento, pace e giustizia. Chiediamo la piena applicazione delle risoluzioni dell’ONU sulle donne, la pace e la sicurezza da parte dei governi nazionali.

Proteggere i beni comuni globali

Nessuna nazione è al sicuro quando il clima, gli oceani e le foreste sono a rischio. Il cambiamento climatico sta già provocando cambiamenti radicali nella produzione di cibo, negli eventi estremi, nell’innalzamento del livello del mare e nell’intensità degli andamenti meteorologici e aumenta la possibilità di pandemie.

Lanciamo un appello perché nel 2015 a Parigi si raggiunga un forte accordo internazionale per proteggere il clima.

Povertà e sviluppo sostenibile

E’ inaccettabile che oltre due miliardi di persone vivano con meno di due dollari al giorno. I paesi devono adottare soluzioni note e pratiche per eliminare l’ingiustizia della povertà e sostenere la realizzazione degli Obiettivi per uno Sviluppo Sostenibile dell’ONU. Sollecitiamo ad adottare le raccomandazioni del Gruppo di eminenti personalità delle Nazioni Unite.

Un primo passo per porre fine all’oppressione delle dittature sarebbe il rifiuto da parte delle banche di accettare denaro risultato della corruzione.

I diritti dei bambini devono entrare a far parte dell’agenda dei governi. Chiediamo l’universale ratificazione e applicazione della Convenzione sui diritti dell’infanzia.

Il crescente divario lavorativo va risolto e vanno intraprese azioni credibili per assicurare un impiego a chi entra nel mercato del lavoro. In ogni paese vanno definite procedure per eliminare le peggiori forme di privazioni. La gente deve avere il potere di reclamare i suoi diritti democratici e controllare il suo destino.

Disarmo nucleare

Oggi nel mondo esistono più di 16.000 armi nucleari.  Come ha concluso di recente la Terza Conferenza Internazionale sull’impatto umanitario delle armi nucleari, le conseguenze dell’uso di una sola di esse sono inaccettabili. Cento di queste armi abbasserebbero la temperatura terrestre di oltre 1 grado Celsius, sconvolgendo la produzione di cibo e facendo rischiare la fame a 2 miliardi di persone. Se non riusciamo a evitare la guerra nucleare, tutti gli altri sforzi per assicurare pace e giustizia non serviranno a niente. Dobbiamo condannare, proibire ed eliminare le armi nucleari.

Incontrandoci a Roma, elogiamo il recente appello di Papa Francesco perché le armi nucleari “vengano bandite una volta per sempre”. Accogliamo con piacere l’impegno del governo austriaco di “identificare e realizzare misure efficaci per colmare il vuoto legale e arrivare alla proibizione ed eliminazione delle armi nucleari” e a “collaborare con tutti gli interessati per raggiungere questo obiettivo.”

Sollecitiamo tutti gli stati ad avviare negoziati per bandire al più presto le armi nucleari e a concluderli entro due anni. Questo corrisponde agli obblighi insiti nel Trattato di Non Proliferazione Nucleare, che verrà rivisto nel maggio 2015 e alla sentenza emessa all’unanimità dalla Corte Internazionale di Giustizia. I negoziati dovrebbero essere aperti a tutti gli stati e nessuno dovrebbe avere il potere di bloccarli. Il settantesimo anniversario della bomba atomica lanciata su Hiroshima and Nagasaki, che ricorre nel 2015, sottolinea l’urgenza di porre fine alla minaccia costituita da queste armi.

Armi convenzionali

Appoggiamo l’appello per la messa al bando preventiva delle armi autonome (killer robots), che sarebbero in grado di selezionare e colpire bersagli senza l’intervento umano. Dobbiamo impedire questa nuova e inumana forma di guerra.

Sollecitiamo la fine immediata dell’uso indiscriminato delle armi e facciamo appello a tutti gli stati perché sottoscrivano e attuino il trattato per la messa al bando delle mine e la convenzione sulle bombe a grappolo. Elogiamo l’entrata in vigore del trattato sul commercio delle armi ed esortiamo tutti gli stati a sottoscriverlo.

Il nostro appello

Chiediamo ai leader religiosi, civili e del mondo degli affari, ai parlamenti e alle persone di buona volontà di lavorare con noi per realizzare questi principi e queste politiche.

Oggi i valori umani che onorano la vita, i diritti e la sicurezza sono necessari più che mai per guidare le nazioni. Non importa quello che le nazioni fanno; ogni individuo può fare la differenza. Nelson Mandela ha sperimentato la pace dalla solitaria cella di una prigione, spingendoci a non dimenticare mai il luogo più importante dove la pace deve vivere: nel cuore di ognuno di noi. E’ da quel luogo che tutto, anche le nazioni, può cambiare in meglio.

Sollecitiamo l’ampia diffusione e lo studio della Carta per un mondo senza violenza, adottata nel 2007 a Roma dall’8° Summit dei Premi Nobel per la Pace.

Qui di seguito un’ importante comunicazione del Presidente Mikhail Gorbachev, che non ha potuto unirsi a noi a Roma per ragioni di salute. E’ il fondatore dei Summit dei Premi Nobel per la Pace e vi chiediamo di ascoltare con attenzione il suo saggio intervento:

Cari amici,

mi dispiace molto non aver potuto partecipare al nostro incontro, ma sono anche felice che, fedeli alla nostra comune tradizione, vi siate riuniti a Roma per far sentire nel mondo la voce dei Premi Nobel per la Pace.

Oggi sono molto preoccupato per la situazione in Europa e nel mondo.

Il mondo sta attraversando un periodo problematico. Il conflitto scoppiato in Europa ne minaccia la stabilità e mina la sua capacità di svolgere un ruolo positivo nel mondo. In Medio Oriente gli eventi stanno prendendo una piega sempre più pericolosa. Anche in altre regioni covano potenziali conflitti, mentre le crescenti sfide globali della sicurezza, della povertà e dell’ambiente non vengono affrontate in modo adeguato.

Le strategie politiche non sanno rispondere alle nuove realtà del mondo globalizzato. Stiamo assistendo a una catastrofica perdita di fiducia nelle relazioni internazionali. A giudicare dalle loro dichiarazioni, i rappresentanti delle maggiori potenze si stanno preparando a uno scontro a lungo termine.

Dobbiamo fare tutto il possibile per invertire queste pericolose tendenze. Abbiamo bisogno di idee nuove e concrete per aiutare l’attuale generazioni di leader politici a superare la grave crisi nelle relazioni internazionali, riprendere il dialogo e creare istituzioni e meccanismi adatti al mondo attuale.

Di recente ho formulato delle proposte che potrebbero contribuire a fare un passo indietro rispetto alla possibilità di una nuova Guerra Fredda e a riportare la fiducia nelle relazioni internazionali. In sintesi, propongo di:

  • Attuare gli accordi di Minsk per risolvere la crisi ucraina.
  • Ridurre l’intensità delle polemiche e delle accuse reciproche.
  • Concordare dei passi per impedire una catastrofe umanitaria e ricostruire le regioni devastate dai conflitti.
  • Mantenere negoziati sul rafforzamento delle istituzioni e sui meccanismi di sicurezza in Europa.
  • Ridare energia agli sforzi comuni di affrontare le sfide e le minacce globali.

Sono convinto che ogni Premio Nobel possa dare un contributo per superare la pericolosa situazione attuale e riprendere la strada della pace e della collaborazione.

Vi auguro ogni successo e spero di rivedervi.

Hanno partecipato al Summit dieci Premi Nobel per la Pace:

  1. Sua Santità il quattordicesimo Dalai Lama
  2. Shirin Ebadi
  3. Leymah Gbowee
  4. Tawakkol Karman
  5. Mairead Maguire
  6. José Ramos-Horta
  7. William David Trimble
  8. Betty Williams
  9. Jody Williams

e dodici organizzazioni che hanno ricevuto il Premio Nobel per la Pace:

  1. American Friends Service Committee
  2. Amnesty International
  3. Unione Europea
  4. International Campaign to Ban Landimnes
  5. International Labour Organization
  6. Intergovernmental Panel on Climate Change
  7. International Peace Bureau
  8. International Physicians for the Prevention of Nuclear War
  9. Organisation for the Prohibition of Chemical Weapons
  10. Pugwash Conferences on Science and World Affairs
  11. Alto Commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite
  12. Nazioni Unite

Non tutti appoggiano necessariamente il consenso emerso dalle decisioni del Summit.

Traduzione dall’inglese di Anna Polo