Il premier israeliano, arrivato ieri a Roma per un incontro con il segretario di Stato americano John Kerry e con il presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi, ha tentato di convincere che il ritiro israeliano dai Territori occupati entro due anni favorirà solamente il terrorismo.

Netanyahu ha definito un “assalto diplomatico” il tentativo dei palestinesi di porre fine all’occupazione entro due anni e di far valere il diritto internazionale affermando che esso sarà “respinto come con successo abbiamo resisitito e respinto gli attacchi dell’estremismo islamico”. Lo comunica Nena News che ha anche riportato le parole del premier israeliano pronunciate prima di arrivare a Roma: “Israele – ha detto Netanyahu – non accetterà i tentativi di dettare mosse unilaterali, mosse che potrebbero mettere in pericolo la sicurezza del Paese e non porterebbero sicuramente la pace”.

La mossa di cui parla il premier israeliano, spiega NenaNews, è una bozza di risoluzione redatta dai palestinesi fatta circolare dalla Giordania all’inizio del mese tra i membri del Consiglio di Sicurezza, che chiede il ritiro di Israele dai Territori occupati entro il novembre 2016. Una risoluzione che, spera la delegazione palestinese, verrà messa ai voti dei quindici membri mercoledì prossimo.

Dopo il riconoscimento simbolico di Spagna, Francia, Gran Bretagna e Irlanda, oltre a quello ufficiale del governo svedese e in vista della prossima discussione e votazione del Parlamento Europeo, lo Stato di Palestina tenta di nuovo la via del riconoscimento pieno attraverso il diritto internazionale, lo stesso che nel 1947 sancì la nascita dello Stato di Israele. Una mossa che, dal suo primo tentativo nell’ottobre del 2011 ha incontrato il favore dell’Assemblea generale ma il rifiuto del Consiglio di Sicurezza grazie alle minacce di veto e alle pressioni degli Stati Uniti sugli altri membri. Neanche questa volta si presagisce un successo, dal momento che la proposta è stata già bollata come “squilibrata” dai diplomatici occidentali e che Francia, Gran Bretagna e Germania hanno già annunciato la preparazione di una bozza alternativa per far ripartire i negoziati e chiuderli in due anni, spiega Nena News.

Israele continua invece a giocare la carta del terrorismo diplomatico, oltre che quello internazionale, la carta della sicurezza dello Stato ebraico in perenne pericolo, che gli permette nel frattempo di agire indisturbato continuando ad ampliare le sue colonie illegali nei Territori occupati verso il raggiungimento dello “Stato della Nazione Ebraica”.

In vista delle elezioni anticipate del prossimo marzo, Netanyahu aveva promesso di fare la voce grossa nel suo incontro a Roma con il segretario di Stato americano. E così è stato: il premier ha infatti chiesto agli Stati Uniti di porre il veto sui tentativi palestinesi ed europei di imporre condizioni ad Israele, ma da Washington, al momento, non ha avuto le riposte che si aspettava. Non si preannunciano tuttavia risposte ardite di Kerry e Renzi, che come al solito sosterranno il sionista Netanyahu mantenendo la loro “inflessibilità contro il terrorismo”.

Fonti: Nena News/Agenzie