Incontro /Convegno:

Castello dei Comboniani, Venegono Superiore (VA)

L’industria delle armi alimenta le guerre.

Il ruolo di Finmeccanica.

29 Novembre 2014

 

Contributi di: Domenico Moro, Manlio Dinucci, Alex Zanotelli, Fiorenzo Campagnolo, Giansandro Bertinotti, Rossana De Simone, Ugo Giannangeli, Gregorio Piccin, Mario Agostinelli

 

Report a cura di Laura Tussi – PeaceLink www.peacelink.it

 

Dalla presentazione del convegno:

“Nell’epoca della “guerra infinita”, una delle attività considerate strategiche dallo Stato è il mantenimento delle capacità industriali e tecnologiche giudicate essenziali per la sovranità operativa dell’esercito e delle forze armate. Finmeccanica intende ri-fondarsi come azienda-potenza orientata verso i settori dell’aereospazio e della difesa, in linea con strategie aggressive. Obiettivo del convegno è l’avvio di un dibattito per individuare le criticità di questo modello economico e difensivo e per rimodulare le scelte militariste verso una produzione finalizzata ad attività civili. E se invece Finmeccanica, come agglomerato di sapere collettivo, diventasse un centro tecnologico per la progettazione e lo sviluppo di strumenti per fronteggiare il collasso del sistema climatico e l’esaurirsi delle risorse idriche ed energetiche, per lo studio di nuovi materiali o innovazioni di processo atte a ridurre i pericoli dei danni all’ambiente e i rischi degli incidenti sul lavoro, per produrre aeromobili, veicoli e robot ad uso del nostro territorio e dei suoi cittadini, non sarebbe meglio?”

 

Il convegno si è svolto nel contesto ambientale del Castello dei Comboniani a Venegono Superiore. In queste territorio della provincia di Varese sorgono alcune fra le principali industrie di Finmeccanica: Augusta Westland e Alenia Aermacchi.

Questo è il territorio che vide importanti e grandi lotte dei lavoratori e degli operai per la riconversione dell’industria bellica. Cosa è Finmeccanica dal punto di vista delle relazioni internazionali? Qual è il ruolo di Finmeccanica nella profonda crisi che stiamo vivendo? Quale tecnologia per quali guerre? Questi i tanti interrogativi posti durante il Convegno. Nelle guerre attuali si utilizzano i droni, aerei a pilotaggio remoto e il governo italiano contribuirà all’acquisto degli F35 e all’ammodernamento delle bombe nucleari statunitensi, le B61, stoccate in Italia, nelle basi Nato di Ghedi e Aviano. Il ministro della difesa Roberta Pinotti, nelle interrogazioni parlamentari, sostiene che siamo legittimati all’ammodernamento delle B61 e all’acquisto degli F35 perché facciamo parte della Nato.

Perché la guerra? quale etica percorre il nostro presente dall’articolo 11 della Costituzione alla legge 185/90 per regolare l’export di armi? Quale ruolo dei sindacati confederali e di base rispetto al piano industriale di Finmeccanica? (argomento di cui trattano Fiorenzo Campagnolo e Giansandro Bertinotti). Il presidente di Finmeccanica Moretti vuole ri-fondare e smantellare l’azienda per seguire un filone produttivo già intrapreso dall’Europa e per seguire altri settori: secondo Moretti, Finmeccanica deve dedicarsi al settore militare e non civile.

 

Nell’intervento dell’economista Domenico Moro, Finmeccanica costituisce il tema principale perché è un’azienda strategica, in quanto opera nell’aereospazio e nel militare, settori ad alta tecnologia e sensibili dal punto di vista politico e strategico. Finmeccanica è la cartina di tornasole del sistema capitalistico contemporaneo.

Il carattere internazionale di Finmeccanica si combina con la partecipazione dello Stato per il 30% e per il resto, con la presenza internazionale o di azionisti privati. Finmeccanica non è solo un’azienda italiana perché rappresenta il capitalismo contemporaneo, che si cala in un periodo storico di grandi trasformazioni economiche. Dal 1975 si sono presentate crisi di sovrapproduzione di capitale (cfr. Marx), in fasi di accumulazione capitalistica: troppo capitale che non produce profitto. Si è assistito allo sviluppo tecnologico e all’aumento della produzione che non è dedicata alla soddisfazione dei bisogni, ma al profitto. Dopo la distruzione della seconda guerra mondiale e l’ingente ricostruzione, nel 1975 si riproduce la crisi che si presenta ciclicamente nel 1980, 1990 e 2000, per un cortocircuito strutturale del sistema di produzione capitalistico. Così dal 2007 e 2008 si vive una crisi più forte di quella del 1929, con l’aumento del debito pubblico europeo e con l’effetto della distruzione della capacità produttiva nei paesi a capitalismo avanzato. Finmeccanica, interna al processo di finanziarizzazione globale in corso, sta procedendo ad una grossa fase di ristrutturazione, con l’eliminazione del settore dei trasporti. Moretti decide che se un’attività non genera profitto, secondo le regole dei mercati finanziari, la si elimina. Finmeccanica è collegata allo Stato italiano e lo Stato è collegato con le forze armate e i servizi segreti, in un contesto occidentale dominato e controllato da Inghilterra e Stati Uniti. La trilaterale Europa è un consesso del capitalismo internazionale in collegamento con Stati Uniti e Inghilterra. La trilaterale è un organismo del capitalismo transnazionale della classe capitalistica apolide con interessi intrecciati con Stati Uniti ed Europa occidentale. Negli anni ’70, la trilaterale sferra attacchi ai partiti comunisti perché essi possono nazionalizzare, mentre l’organismo capitalistico transnazionale vuole privatizzare. Attualmente si assiste ad un attacco contro i sindacati e i partiti di sinistra, con un processo di integrazione europea che ha costretto in un angolo il movimento dei lavoratori, imponendo linee di privatizzazione e internazionalizzazione dei capitali: il processo di integrazione europea è a guida del grande capitale. Quindi la ristrutturazione di Finmeccanica risulta all’interno di un processo di industrializzazione dove prevale l’accumulazione privata. Il Movimento per la Pace deve essere, invece, a favore dell’intervento dello Stato. Dobbiamo lavorare per una politica industriale che si ricolleghi ai problemi e che guardi alle vere cause della crisi mondiale e riveda il ruolo dell’Europa per il nostro Paese.

 

Come sostiene l’attivista Rossana De Simone, assistiamo a governi che finanziano le singole industrie per incentivare lo sviluppo industriale, ma non la ricerca, finalizzata a far crescere la conoscenza. Come Movimento per la Pace, contro la guerra, dobbiamo chiedere ai governi di incentivare la ricerca universitaria e che l’intero settore di Finmeccanica incentrato sull’energia, l’assistenza sanitaria, le risorse naturali, la mobilità sostenibile sia sostenuto per realizzare progetti in questa direzione. Finmeccanica non deve essere più finalizzata al settore militare, ma Moretti vuole eliminare il settore civile. Le altre nazioni al loro interno hanno laboratori tecnologici statali per le industrie innovative con idee, per fare ricerca e realizzare innovazione. Le grandi innovazioni sono sostenute da una ricerca minuziosa di prodotti competitivi, tramite finanziamenti pubblici, per il bene comune.

 

Il saggista Manlio Dinucci, nel suo intervento, spazia in molteplici spunti interessanti, tra cui le proposte di un nuovo modello di difesa, il problema delle forze armate, i corpi civili di pace, rispondendo alle domande dei partecipanti.

Il Comboniano Padre Alex Zanotelli svolge un intervento in sintonia con il suo operato personale, affrontando la questione della guerra da un punto di vista etico. Zanotelli, dalle pagine di Nigrizia, denuncia l’export, il traffico delle armi verso il terzo mondo, regolamentato dalla legge 185/90, la cui trattazione è poi ripresa dall’avvocato Ugo Giannangeli e da Gregorio Piccin.

Zanotelli attribuisce un taglio etico al discorso, in quanto oggi ci troviamo davanti all’orrore delle guerre, dall’Ucraina alla Somalia, dalla Nigeria all’Iraq, dalla Siria al Sudan: il mondo è in conflitto. Zanotelli cita l’Apocalisse per spiegare il mondo attuale: le guerre generano morti e distruzione. Attualmente i rifugiati che fuggono dalle guerre sono 51 milioni. I profughi dal sud del mondo cercano di salvarsi con le conseguenze a cui assistiamo nel Mar Mediterraneo: un disastro. Dobbiamo assumere la sofferenza di questa gente, dei disastri umanitari, delle atrocità. Davanti allo spettro delle guerre dobbiamo riconoscere che siamo prigionieri del complesso militare industriale mondiale. Siamo prigionieri di questo complesso che serve a difendere un sistema economico e finanziario, che permette a pochi privilegiati di consumare a una velocità incredibile: il 10% della popolazione mondiale consuma il 90% dei beni prodotti nel pianeta, con conseguenze disastrose e devastanti, con miliardi di persone che soffrono la fame e con conseguenze irreversibili sull’ecosistema. Impieghiamo denaro e finanziamenti in un sistema di morte. Anche a livello italiano spendiamo soldi in armi pesanti, per difendere gli interessi del 10% della popolazione del mondo che non vuole mettere in discussione il proprio benessere: il sistema deve essere invece radicalmente messo in discussione. Un vero sistema camorristico. Il cuore del sistema sono le banche, per cui è importante intraprendere una vasta campagna contro le banche armate.

È essenziale seguire il monito del grande Partigiano e Padre Costituente dell’ONU, Stéphane Hessel, che lancia un appello mondiale nel suo libro postumo, in esclusiva per l’Italia, dal titolo emblematico “Esigete! un disarmo nucleare totale” (EDIESSE 2014), sottolineando l’importanza di metterci insieme e di rispettarci attraverso reti di attivismo e di persone impegnate per la pace e il disarmo. Padre Alex Zanotelli conclude l’intervento, citando Martin Luther King: “Dobbiamo imparare a vivere tutti insieme come fratelli, altrimenti moriremo tutti come idioti”.

Mario Agostinelli, tra i curatori dell’edizione italiana di ESIGETE!, insieme a Luigi Mosca ed Alfonso Navarra, ha trattato la geopolitica dell’energia, sottolineando come la questione energetica sia uno dei pilastri della sicurezza nazionale ed internazionale. Secondo Agostinelli la conversione al 100% rinnovabile dell’attuale sistema energetico e il suo decentramento sul territorio abbinato alla riduzione dei consumi – modello peraltro finalmente democratico che avanza e possiamo incrementare in Italia e in Europa – costituisce una alternativa praticabile già ora con successo.

Contro il nucleare civile (che è alla fin fine militare), contro i combustibili fossili e l’alterazione del clima, contro lo spreco sociale ed ambientale, per il risparmio, l’efficienza e la valorizzazione dei beni comuni e, infine, per una piena occupazione oggi bandita dal neoliberismo, la via delle fonti rinnovabili è un contributo, dal punto di vista di Energia Felice e degli obiettori alle spese militari e nucleari, indispensabile alla costruzione di una società più libera e giusta, pacifica nella sua più intima e fondamentale struttura.