Nel febbraio 2013 è stato presentato a Roma l’Osservatorio Penitenziario Europeo. Attivo in 8 paesi (Francia, Grecia, Italia, Lettonia, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Spagna) monitora e analizza le attuali condizioni dei vari sistemi penitenziari nazionali e dei relativi sistemi delle alternative alla detenzione, confrontandole con le norme internazionali rilevanti per la protezione dei diritti fondamentali dei detenuti, in particolare le Regole Penitenziarie Europee (EPR) del Consiglio d’Europa.

Dal lavoro svolto in questi mesi, pubblicato sul sito www.prisonobservatory.org, emerge come nessuno di questi paesi abbia pienamente abbracciato la filosofia del Consiglio d’Europa o violando invece molte delle sue raccomandazioni. Tuttavia i lavori dell’ Osservatorio Penitenziario Europeo individuano anche delle “buone pratiche” che, in sintonia con la filosofia del Consiglio d’Europa, potrebbero essere da ispirazione per altri paesi.

Tra queste alcune in particolare sembrano parlare al sistema penitenziario italiano dove, ancora ad oggi, sembrano un miraggio: l’accesso a internet e il diritto all’affettività in carcere.

Per sostenere il principio di normalizzazione e per ridurre gli effetti deleteri della carcerazione le Regole Penitenziarie Europee del Consiglio d’Europa sottolineano come la vita in carcere dovrebbe avvicinarsi “il più possibile agli aspetti positivi della vita nella società libera” (Regola 5) e che tutta la detenzione dovrebbe “essere gestita in modo da facilitare il reinserimento nella società libera delle persone che sono state private della libertà” (Regola 6).

Seguendo queste indicazioni la Francia ha avviato dal 2007 un progetto “Cyber Bases” che prevede un accesso sorvegliato a Internet, al fine di “colmare il divario digitale e l’analfabetismo”. I detenuti possono, previa autorizzazione del direttore, navigare in Internet attraverso vari siti preselezionati. “Cyber bases” è anche usato come parte della formazione.

Le EPR sottolineano anche il dovere delle autorità di facilitare “i contatti con il mondo esterno” e di “permettere ai detenuti di mantenere e sviluppare relazioni familiari il più possibile normali”, “fornendo loro l’assistenza sociale appropriata allo scopo” e consentendo loro di beneficiare di “visite familiari intime per un periodo prolungato”, pari ad esempio a 72 ore (Regola 24-4/5 e Commentario alle EPR).

In questa direzione in Scozia è stato predisposto un sistema di “visite virtuali” ai detenuti finanziato  dallo  Scottish  Prison  Service (SPS) e sviluppato con APEX, una cooperativa di ex-detenuti. I visitatori non hanno bisogno di una particolare autorizzazione: la visita virtuale è una modalità alternativa ai colloqui ordinari pensata per chi ha difficoltà a spostarsi e deve essere prenotata con almeno un giorno di  anticipo a un apposito numero di telefono. I visitatori devono poi recarsi presso gli uffici APEX ad Aberdeen con  un  documento  di  identità  dotato  di  fotografia.  Le chiamate sono limitate a un’ora.

In Francia invece si è deciso di creare, in carcere, spazi che consentano ai detenuti di incontrare i loro parenti in luoghi in cui è rispettata la massima privacy. Decisione nata come conseguenza diretta dell’advocacy di ex detenuti che, negli anni ‘80, hanno avuto il coraggio di portare la loro testimonianza per dar prova della frustrazione sessuale che si vive in carcere e del dolore che essa crea. Due diverse strutture sono disponibili: le unità per le visite famigliari (UVF), appartamenti arredati composti da 2 o 3 camere, dove i detenuti sono autorizzati a ricevere uno o più parenti per un periodo che va alle 6 alle 72 ore, e le stanze per le visite intime (parloirs familiaux), piccole stanze di circa 10 metri quadrati, in cui i detenuti possono ricevere visitatori senza sorveglianza per mezza giornata. Sono dotate di doccia, un divano letto, un tavolo, delle sedie, un televisore e alcuni elettrodomestici come ad esempio un bollitore o una caffettiera. Queste stanze sono principalmente usate per sostituire le unità per le visite famigliari quando l’architettura carceraria non consente la costruzione di UVF.

“Il lavoro dell’Osservatorio Europeo sulle prigioni – dichiara Alessio Scandurra di Antigone, coordinatore del progetto – ci aiuta a mettere in rete informazioni sui sistemi penitenziari dei Paesi dell’Unione Europea, analizzando le tante carenze ma, attraverso la rilevazione delle buone pratiche, offre anche soluzioni a problemi che, da anni, attendono risposta”.

“Dotare dell’accesso internet i detenuti – prosegue Scandurra – così come favorire i rapporti con i loro familiari, non può che favorire il reinserimento a fine pena, rispondendo alle regole Europee e al nostro dettato Costituzionale”. “L’obiettivo è che, a partire da questo lavoro, si apra nelle istituzioni un dibattito sui temi che qui si sollevano”.

A partire dagli esempi di ‘buone prassi’ riuniti nel rapporto “Dalle prassi nazionali alle linee guida europee: Iniziative interessanti nella gestione penitenziaria”, lo European Prison Observatory suggerisce dieci raccomandazioni chiave volte a migliorare gli standard sui diritti umani. Esse si basano sui due principi fondamentali delle Regole Penitenziarie Europee di normalizzazione e di responsabilizzazione.

  1. Lo sviluppo di una democrazia rappresentativa in carcere in Inghilterra e Galles è stata vantaggiosa per i detenuti, per il personale e per la società in generale. Lo sviluppo di un dialogo costruttivo aiuta a migliorare le relazioni tra personale e detenuti; è trasformativo per i detenuti e porta ad una riduzione generale della tensione in tutta l’istituzione. I direttori di carcere in tutta l’UE devono essere incoraggiati a promuovere lo sviluppo di Prison Councils in tutti gli istituti.
  2. In tutta l’UE, perquisizioni personali intime e isolamento dovrebbero essere vietati. Le perquisizioni delle celle dovrebbero essere effettuate solamente in presenza del detenuto.
  3. Lo sviluppo di pratiche di mediazione e riparazione in carcere, alternative rispetto all’uso di procedimenti disciplinari, è quasi completamente assente in tutti gli stati coinvolti nell’Osservatorio. Si raccomanda che l’UE documenti ‘buone prassi’ di mediazione come pratica di riparazione, e diffonda attivamente tale ricerca ai sistemi penali degli stati membri.
  4. Il carcere di Grendon nel Buckinghamshire, Inghilterra, dimostra con mezzo secolo di esperienza come l’efficacia della sicurezza dinamica e un approccio terapeutico nel portare avanti una migliore qualità della vita in carcere conducano a tassi di recidiva inferiori. L’UE dovrebbe incoraggiare lo sviluppo di una sperimentazione e di una valutazione del modello di Grendon in ogni stato membro.
  5. La Polonia ha dimostrato che il dare ai detenuti gli stessi diritti democratici degli altri cittadini agisce come simbolo di cittadinanza e di partecipazione sociale continuata senza mettere in discussione la sicurezza. L’UE dovrebbe promuovere il suffragio universale dei detenuti, come mostrato in Polonia, per favorire la responsabilizzazione e la normalizzazione dei detenuti al fine di rafforzare la democrazia in Europa.
  6. La maggior parte dei detenuti proviene dalle comunità più svantaggiate dell’Unione Europea e molti sono residenti in carceri che si trovano lontane dalla famiglia e dagli amici. In queste circostanze, il mantenimento delle relazioni essenziali può essere difficile, perché le visite possono essere molto costose per le famiglie a basso reddito; ciò può essere sentito come un peso per coloro che vanno in visita a parenti detenuti. Venire incontro alle spese di viaggio della famiglia e degli amici che vivono di sussidi sociali, come nell’Assisted Prison Visits Scheme in Inghilterra, Galles e Scozia, dovrebbe essere una pratica standard in tutta l’UE.
  7. Quando dei componenti della famiglia vanno in visita a detenuti, la necessità di privacy e la possibilità di avere intimità sono di primaria importanza. La ricerca sulle stanze private per le visite in Francia mostra come esse siano apprezzate da parenti e amici, e come migliorino i legami familiari senza compromettere la sicurezza. La ricerca indica anche che se ai detenuti sono concesse visite private la tensione in carcere si riduce. Il sistema francese delle unità per le visite famigliari (UVF) dovrebbe essere attuato in tutte le carceri francesi e sperimentato nelle carceri di tutti i paesi dell’UE.
  8. La tecnologia digitale offre la possibilità di mantenere il contatto con la famiglia e con gli amici anche quando viaggiare non è possibile. In tutta l’UE, coloro che non sono in grado di viaggiare per andare in visita a detenuti (a causa della distanza, della malattia, della disabilità o dell’età) trarrebbero vantaggio dall’adozione dei sistemi di visite video, come sviluppati da APEX e dal Prison Service scozzese. La tecnologia necessaria è sicura e a basso costo. L’UE dovrebbe promuovere lo sviluppo di ‘visite video’ in tutti gli stati membri.
  9. C’è un bisogno urgente di colmare il divario digitale per coloro che stanno scontando pene detentive a medio e lungo termine. Il XXI secolo è stato testimone di una rivoluzione digitale. La velocità del cambiamento è tale che i detenuti possono essere tagliati fuori da questi sviluppi e essere come risultato vittime di un significativo svantaggio sociale. Vi è necessità di istituire un programma completo di cyber-accesso sicuro in tutta l’UE, come è stato sperimentato nel sistema penale francese. La tecnologia per rendere sicuro tale accesso e per bloccare alcuni siti è disponibile.
  10. L’accesso a corsi di studio avanzati dovrebbe essere la norma in tutta l’Unione Europea. L’Italia fornisce dimostrazione del fatto che l’accesso alla formazione universitaria può essere trasformativo per l’individuo in termini di riflessione su se stesso e di sviluppo personale e, inoltre, che esso può ampliare le opportunità di lavoro dopo l’uscita dal carcere.

Fonte: Comunicato Stampa Associazione Antigone