Nell’immensa area Asia-Pacifico la crescita dei redditi è superiore percentualmente a quella di ogni altra area del pianeta. Un rapporto specifico dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Wages in Asia and the Pacific: Dynamic but uneven progress) è stato diffuso in contemporanea con il rapporto Global Wage Report 2014/15, aggiungendo maggiori dettagli sulla situazione locale.

Nel 2013 i salari reali sono mediamente cresciuti del 6.0%, ben al di sopra della media globale del 2,0%.

Se complessivamente è possibile segnalare i benefici di questa situazione, un’analisi più approfondita ne mostra anche i limiti. Il divario tra le suddivisioni continentali: Asia orientale, Asia Sud-Orientale e Pacifico, Asia meridionale è enorme. Se, ad esempio, i salari reali sono cresciuti di tre volte dall’inizio del secolo trainati dalla locomotiva cinese, altrove la crescita è stata assai più limitata, appena superiore al 50%. A questo si aggiunge che un terzo di lavoratori nell’area Asia-Pacifico sono costretti a redditi inferiori a 2 dollari al giorno, considerata la soglia di povertà. Crescono le ineguaglianze, con gruppi di popolazione che avanzano rapidamente in termini di benessere e altri sempre meno favoriti.

Generalizzando si può dire che se la crescita sostenuta dei salari in Asia orientale ha portato a un benessere più rapido (7,1% lo scorso anno), ha aumentato anche le disparità di reddito e rischia più rapidamente di frenare lo sviluppo, in buona parte determinato dalla disponibilità di manodopera a buon mercato.

Nel Sud-Est asiatico e nel Pacifico la politica di stabilire salari minimi garantiti è stata determinante nel constire un aumento delle retribuzioni (mediamente il 5,3% lo scorso anno). In diversi paese, la crescita della produzione è stata per anni assai superiore a quella dei salari e gli interventi governativi in tempi recenti (come in Thailandia lo scorso anno con il salario minimo nella capitale portato da 240 a 300 baht al giorno dopo 12 anni di sostanziale blocco a fronte di un incremento della produttività del 50%)

L’Asia meridionale non solo vede mediamente i salari più bassi, ma anche un rallentamento della loro crescita in tempi recenti (dal 6,4% del 2008 al 2,4% nel 2013), soprattutto in rapporto alla produzione.

Restano anche in questo campo ancora sensibili le differenze tra popolazione maschile e femminile, sia in termini di opportunità, sia in quelli di reddito. I salari femminili corrispondono complessivamente al 37% del totale dei salari versati lo scorso anno.