Di Luca Marchesini

2 dicembre 2014

Pianeta Terra, anno 2014, gli schiavi esistono ancora. Secondo il rapporto della fondazione australiana Walk Free, 35.8 milioni di persone vivono ancora in condizione di schiavitù, nonostante la pratica sia considerata illegale pressoché ovunque. Sono lavoratori che non dispongono della propria libertà, prostitute nelle mani del racket, bambini soldato, lavoratori domestici prigionieri in casa. Rispetto al 2013 i numeri sono saliti del 20%, ma i ricercatori attribuiscono l’impennata ad una maggiore efficienza nella raccolta dei dati.
Il paese dove la schiavitù è più diffusa è la Mauritania, dove il 4% della popolazione ne è vittima e il possesso degli esseri umani è così diffuso e radicato da sembrare quasi normale. In termini assoluti è però l’India a detenere il triste primato, con 14 milioni di esseri umani ridotti in schiavitù, nonostante la pratica sia formalmente vietata da quarant’anni. Seguono la Cina, con oltre tre milioni di persone private della libertà, il Pakistan con 2 milioni e Uzbekistan con 1,2.

Ma gli schiavi non vivono solamente nei paesi in via di sviluppo. In Russia se ne contano più di di un milione e anche “campioni” dell’Occidente come Francia e Stati Uniti non sfuggono alla statistica. Oltralpe nel 2014 sono 8600 e negli USA oltre 60 mila.

E l’Italia? Nel 2014 la Penisola è al 151° posto su 167 paesi considerati, dopo gli Stati Uniti e prima della Germania, con 11.400 persone costrette in stato di schiavitù, circa lo 0,019% della popolazione totale.

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