Foto tagesspiegel.de

Giovedi sera a Roma un gruppo di parlamentari ha fatto una fiaccolata davanti all’ambasciata iraniana a Roma per protestare contro l’impiccagione, avvenuta sabato 25, di una giovane donna, Reyhaneh Jabbari, “colpevole” di aver ucciso il suo stupratore. L’esecuzione è avvenuta nonostante le proteste giunte ai governanti iraniani da tutto il mondo sia per la ferocia della sentenza, sia per i consistenti dubbi sulla regolarità del processo e la qualità delle indagini. Reyhaneh Jabbari si era sempre difesa sostenendo che un altro uomo aveva ucciso il suo assalitore dopo la violenza.

La delegazione di parlamentari, di cui faceva parte Pia Locatelli, ha espresso ‘sofferenza e sdegno’ in una lettera inviata all’ambasciatore iraniano.
“Abbiamo anche deciso – ha fatto sapere Locatelli- che chiederemo alla Farnesina di convocare l’ambasciatore della Repubblica islamica dell’Iran. La nostra azione deve allargarsi e vi chiediamo di mandare voi stessi una mail all’ambasciatore dell’Iran in Italia, all’indirizzo: ambasciata.iran@gmail.com con il testo qui di seguito. Vi suggerisco di inviarlo non come allegato ma come testo della vostra mail”.

“Signor Ambasciatore – scrivono nella lettera i parlamentari italiani – risuonano nel mondo, risuonano “di fronte al tribunale di Dio” le ultime parole di Reyhaneh Jabbari, la giovane donna impiccata all’alba di sabato 25 ottobre nel suo Paese per ordine della Corte Suprema.
Risuonano nel nostro cuore, risuonano nel cuore delle donne di tutto il mondo, le sue parole così cariche di forza e di dignità, come un appello perché mai più il corpo di una donna sia violato, mai più il potere se ne impadronisca, mai più la legge sia usata contro la sua libertà, contro la sua vita.
Il popolo italiano che noi rappresentiamo, le donne italiane di cui sentiamo tutto il dolore e l’indignazione per il supplizio a cui è stata sottoposta Reyhaneh Jabbari, alzano la voce davanti al suo Paese. Sappiano, le autorità dell’Iran, che i diritti umani fondamentali, i diritti delle donne, sono inalienabili sotto tutti i cieli: il diritto alla vita, il diritto alla libertà. Sappiano, le donne dell’Iran, che noi le sosteniamo contro ogni violazione della loro dignità.
Sappia, signor Ambasciatore, che l’Italia considera l’uccisione di Reyhaneh Jabbari un colpo inferto al sentimento profondo di umanità che tutti ci unisce su questa terra. Noi ci aspettiamo ora un segno di cambiamento di quelle leggi e di quella cultura del suo Paese che hanno consentito l’uccisione di Reyhaneh Jabbari di fronte alla coscienza del mondo.
Dica al suo popolo, signor Ambasciatore, che noi siamo le sorelle di Reyhaneh Jabbari, decise a difendere con ogni mezzo la libertà e la dignità delle donne, nella vita sociale, nelle leggi, nelle scelte della politica.
Reyhaneh Jabbari vive. La sua testimonianza alimenta il nostro impegno e l’impegno delle donne di tutto il mondo per una umanità libera dalla paura e dalla schiavitù della violenza”.