Devo confessare che ascoltando alcuni discorsi fatti sia in quest’aula che nella passata commission, ho provato un senso di dislocazione sia nel tempo che nello spazio.

Nel tempo: l’atmosfera è molto vicina a quei tempi chiamati “bui” del Medio Evo o dell’età moderna, in cui si dava la caccia ai diversi, fossero streghe, eretici, ebrei, rom ecc.

Nello spazio: perché mi pare di essere stata trasportata in uno di quegli stati che vengono chiamati “arretrati”, “incivili” di nuova barbarie.

Le grandi città europee (a cui spesso Milano ama equipararsi) stanno affrontando in ben altro modo il tema del rispetto delle diverse culture presenti nel territorio e, di conseguenza, delle diverse necessità di avere dei luoghi di culto.

I discorsi che ho sentito, non solo ora ma anche in altri consigli e commissioni, sembrano più discorsi da bar o da bocciofile, piuttosto che di amministratori che hanno il compito di fare della città un luogo di convivenza, relazioni e persino conflitti, ma con l’obiettivo di renderla più vivibile e accogliente.

Ma davvero, cari colleghi, paventate che i luoghi di culto (che non siano quelli della tradizione occidentale) possano diventare incubatori di violenza?

Se migliaia di persone che vivono a Milano e che hanno culture e, quindi, forme di religione diverse da quella formatasi in gran parte dei paesi occidentali si ritrovano per rivivere i riti e le cerimonie religiose che fanno parte della loro storia potranno per questo rappresentare una minaccia  per tutte e tutti noi?

Mentre nel mondo è evidente il disastro prodotto dalle “guerre di religione” (di cui l’Europa ha un dossier bello fitto), mentre consideriamo barbari o disumani coloro che distruggono le chiese cristiane o coloro che distrussero le sinagoghe, noi ora vogliamo impedire che migliaia di cittadini che vivono o lavorano a Milano possano avere un luogo di culto.

Provo una forma di vergogna per le frasi sentite in quest’aula.

Soffiare sul fuoco dell’insicurezza (prodotta dai licenziamenti, dalla precarietà e dalla distruzione del welfare) fomentando la paura del “diverso” è una manovra che ha una storia lunga anche se ignobile.

Usare le religioni e metterle in conflitto tra loro per creare un capro espiatorio alla situazione di malessere sociale prodotta da politiche internazionali e nazionali errate ci fa ritornare ad un periodo precedente, all’antica Grecia, dove almeno si caricavano simbolicamente su un capro tutte le nefandezze presenti nella città da cui lo si cacciava, sentendosi così più sicuri e liberati.

Allora si usava un rito, ora invece ci si accanisce contro coloro che non hanno gli stessi usi e costumi o la stessa religione della maggioranza, pensando così (e riuscendoci anche) di raccattare qualche voto e qualche poltrona in più.

Mai avrei pensato, essendo totalmente laica, di dover difendere la possibilità per tutte e tutti di praticare la propria religione anche con riti pubblici.

Il mondo ha già subito e sta subendo da anni le conseguenze dei cosiddetti “conflitti di civiltà”. Cerchiamo di non accodarci a questa strategia di morte per impegnarci a fare di Milano una città ricca di storia, di storie del passato, ma anche della molteplicità del presente.

Quando un consigliere della Lega ha letto in quest’aula dei pezzi di un libro in cui si raccontava di eccidi compiuti dai “musulmani”, ho provato a buttare giù una paginetta in cui sintetizzavo gli eccidi e stermini compiuti dai cristianissimi europei: non solo le crociate (Dio lo vuole), ma gli eccidi dei nativi Maja, Atzechi, indiani d’America, gli schiavi catturati in Africa e venduti come merce nei mercati dei cattolicissimi ex coloni del continente americano. E poi la notte di San Bartolomeo e le crociate contro i Catari, i roghi per le streghe e gli eretici (il tutto in nome di Cristo, che ovviamente non c’entrava nulla).

Beh, Presidente, credo che sarebbe necessario offrire un opuscoletto con le guerre fatte da Costantino in poi (in hoc signo vinces), con la partecipazione alla guerra di sterminio addirittura di San Giacomo (Santiago mata moros) o Sant’Ambrogio, la cui partecipazione alla battaglia dei Visconti contro i Torriani si trova nel quadro dietro di Lei.

Non credo che per questi tragici e disumani stermini compiuti da cristianissimi autori, l’attuale rappresentante sommo dei cattolici debba essere considerato un potenziale assassino né i vescovi, i missionari e le missionarie che da centinaia di anni vivono e lavorano nei paesi dove furono compiuti i massacri succitati siano considerati dei potenziali nemici.

Lo so che fa guadagnare più voti fare appello alle paure più o meno inconsce di tutti noi, ma continuo a pensare che, come disse e dipinse Goya: “Il sonno della ragione genera mostri”.

E’ per questo che invito i colleghi a conformarsi alla solida fragilità della ragione per non contribuire alla crescita dei mostri che renderebbero ancora più disumana la nostra città.