È di questa mattina la notizia secondo cui alcune settimane fa il presidente Obama avrebbe firmato un ordine, tenuto segreto fino ad ora, che autorizza il mantenimento delle truppe in Afghanistan per almeno un altro anno, e dunque l’estensione del conflitto. L’ordine autorizzerebbe raid aerei per sostenere le operazioni militari afghane nel paese, mentre le truppe di terra statunitensi continuerebbero le operazioni normali, vale a dire, volte ad affiancare le truppe afghane nelle operazioni contro i talebani. Lo riferiscono le agenzie di stampa a seguito di una fuga di notizie dal gabinetto al New York Times.

Alla fine di quest’anno era previsto il ritiro del grosso del contingente e la fine dell’operazione “Enduring Freedom”, con la permanenza di 9.800 militari a Kabul e dintorni. L’ordine di prorogare la missione dei militari Usa, secondo il New York Times, sarebbe dovuto al rapido avanzamento dei jihadisti dello Stato islamico in Iraq, la cui minaccia ha fatto piovere pesanti critiche sulla Casa Bianca, con l’accusa di lasciare il paese senza completare la missione e prima che l’esercito iracheno fosse realmente preparato ad affrontare attacchi islamisti. Invece si apprende oggi che Obama ha firmato di nascosto un ordine che consente alle forze Usa sul campo di effettuare missioni contro i talebani e altri gruppi militanti e che autorizza anche l’uso di caccia, bombardieri e droni. 

Il nuovo presidente afghano, Ashraf Ghani, sembra più aperto all’idea di una missione ampliata per i militari americani in Afghanistan rispetto al suo predecessore, Hamid Karzai. Lo scorso settembre, infatti, Ghani aveva firmato un accordo che permetteva ai marines di rimanere nel Paese oltre al termine fissato del 2014.

Come riporta il New York Times, che avrebbe ricevuto la soffiata, l’amministrazione Obama ha parlato di un dibattito tra i consulenti del Pentagono e il gabinetto della Casa Bianca le cui preoccupazioni erano principalmente quelle di non perdere altri soldati nei combattimenti. Non sono state menzionate strategie petrolifere come oggetto della discussione e nemmeno il recente accerchiamento della Cina, ma la maggiore lacuna di tale dibattito è stata sicuramente la totale assenza di preoccupazione nei confronti dei civili afghani colpiti dagli attacchi aerei e dalle operazioni via terra, in un paese già afflitto da incubi di povertà e disgregazione sociale.

Secondo il quotidiano statunitense sono stati i militari a insistere, per mantenere pressioni sui talebani ed esortando Obama ad ampliare la missione nel caso di minacce contro le truppe rilevate dall’intelligence. I collaboratori civili hanno invece messo in guardia sul rischio per altre vite di americani, sostenendo che il ruolo dei marines doveva essere limitato alla missione antiterrorismo contro al-Qaeda.

Tuttavia al-Qaeda non è stato l’unico obiettivo delle operazioni statunitensi. Secondo quanto riporta Kathy Kelly su Countercurrents.org, sono  tre gli eventi, estratti da un  rapporto di Amnesty International di agosto, che il presidente Obama e i suoi consiglieri avrebbero dovuto prendere in considerazione prima di ampliare ancora una volta il ruolo degli Stati Uniti in Afghanistan:

1) A settembre del 2012 un gruppo di donne di un villaggio di montagna della provincia di Laghman stava raccogliendo legna quando un aereo statunitense ha lanciato almeno due bombe su di loro, uccidendo sette persone e ferendone altre sette, quattro dei quali in modo grave.

2) L’Unità delle Forze di Operazioni Speciali degli Stati Uniti è stata responsabile di omicidi extragiudiziali, torture e sparizioni forzate durante il periodo tra dicembre 2012 e febbraio 2013. Incluse le tortura protratte nei confronti di Qandi Agha, un impiegato di 51 anni del Ministero della Cultura, che ha descritto in dettaglio le varie tecniche di tortura subite. Secondo le sue dichiarazioni gli è stato detto che sarebbe stato torturato con 14 diversi tipi di tortura. Tra questi: pestaggi con cavi, elettroshock prolungati, immersione ripetuta della testa in un barile di acqua e la sepoltura in un buco pieno di acqua fredda per notti intere. Egli ha dichiarato che sia le forze speciali statunitensi che gli afghani hanno partecipato a queste torture.

3) Il 26 marzo 2013 il villaggio di Sajawand è stato attaccato congiuntamente dagli afghani e dalle Forze Internazionali di Assistenza Speciale. Tra le 20 e le 30 persone sono state uccise, compresi bambini. Dopo l’attacco, un cugino di uno degli abitanti del villaggio ha visitato la scena ed ha dichiarato: “La prima cosa che ho visto entrando era un bambino di circa tre anni il cui torace era lacerato, si poteva vedere l’interno del suo corpo. La casa era stata trasformata in un mucchio di fango e pali e non c’era più niente. Quando hanno portato fuori i corpi non c’erano talebani tra i morti e noi non sappiamo perché queste persone sono state attaccate ed uccise”.

I tentativi di ristabilire l’equilibrio in l’Afghanistan con la forza militare hanno portato solo a rendere ancora più potenti i signori della guerra e a diffondere sempre più la disperazione e la povertà, oltre alle decine di migliaia di vittime. Gli ospedali dell’area riportano una diminuzione di vittime di ordigni esplosivi improvvisati (IED) e un aumento di ferite da proiettile in battaglie campali tra milizie armate rivali. Inoltre con il 40% di armi americane consegnate alle forze di sicurezza afghane ora disperse, molte delle armi impiegate da tutte le fazioni possono essere state fornite dagli Stati Uniti.

Nel frattempo, come indica Kathy Kelly, le implicazioni per la democrazia statunitense non sono rassicuranti. La decisione sarà davvero stata presa settimane fa ed annunciata solo ora che le elezioni del Congresso sono terminate? Sarà stata davvero una soffiata del gabinetto sepolta tra gli annunci ufficiali dell’amministrazione in materia di immigrazione e di sanzioni all’Iran? Quel che è certo è che gli Stati Uniti dovrebbero smettere di concentrarsi esclusivamente su ciò che è meglio per l’interesse della nazione, porre fine ad operazioni militari dall’esito incerto e accettare il pluralismo del potere economico e politico nel mondo contemporaneo.

Le politiche attuali degli Stati Uniti stanno provocando un ritorno alla guerra fredda con la Russia e forse iniziandone una con la Cina. Sono politiche che portano svantaggi per tutti i paesi coinvolti. Gli Stati Uniti potrebbero concentrarsi invece sul fornire aiuti medici ed economici ai paesi come l’Afghanistan e implementare politiche di cooperazione internazionale piuttosto che nuovi accordi militari.

Fonti: Countercurrents/Agenzie

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