Domenica prossima, 26 ottobre 2014, si tiene in Brasile il secondo turno delle elezioni presidenziali.  Le due opzioni sono molto diverse anche riguardo alla direzione che potrebbero prendere gli eventi politici in un momento caratterizzato in Sudamerica da forti cambiamenti. Da una parte Dilma Rousseff del Partito dei Lavoratori (PT in portoghese), attuale presidente e continuatrice del progetto iniziato da Lula Da Silva nel 2003 e dall’altra il candidato legato alla destra e agli interessi neoliberisti, Aécio Neves del Partito Socialdemocratico brasiliano (PSDB).  I 142,8 milioni di brasiliani che torneranno alle urne definiranno la direzione della più importante economia sudamericana, che è anche una delle potenze emergenti sul piano politico internazionale Ciò che succederà nel paese avrà una grande influenza sulla regione e sulle alleanze politiche-economiche dei cosiddetti BRICS.

Dilma Rousseff ha continuato il processo di trasformazione politica e sociale iniziato da Lula Da Silva, uno degli esponenti più importanti, insieme a Hugo Chávez, Evo Morales, Rafael Correa e Néstor Kirchner, di una nuova tappa storica per l’America Latina. Una tappa segnata da governi popolari che hanno favorito la maggioranza degli abitanti nei loro paesi, migliorando in modo sostanziale le condizioni di vita dei settori più discriminati.

In questo senso il governo di Dilma ha continuato il programma di Lula chiamato “Borsa Famiglia” che ha fatto uscire oltre 36 milioni di brasiliani dalla miseria più assoluta. Il 75% dei proventi derivanti dal petrolio poi sono stati destinati all’istruzione, un campo in cu si sono registrati notevoli progressi. Per esempio quest’anno 8,7 milioni di studenti si sono iscritti all’esame per entrare all’università, una cifra record, superiore del 21,6 % a quella dell’anno scorso. E questi sono solo due degli esempi concreti dell’orientamento politico dei processi avviati da Lula e Dilma.

Queste politiche di inclusione sociale sono state apprezzare dai movimenti sociali, che in questi giorni hanno espresso il loro appoggio alla candidata del PT al ballottaggio.  “Dobbiamo sconfiggere la candidatura neoliberista di Aécio Neves, perché rappresenta le forze di destra e fasciste del paese”, afferma un comunicato di Vía Campesina, che raggruppa 15 organizzazioni sociali, tra cui il Movimiento de Trabajadores Sin Tierra (MST) e la Confederación de Trabajadores de la Agricultura (Contag), come ha reso noto l’agenzia Prensa Latina. Secondo il Movimiento de los Trabajadores Sin Techo (MTST) il Brasile attraversa momenti difficili, perché un ritorno del PSDB al governo federale significherebbe il varo di politiche neoliberiste, riduzioni salariali, meno investimenti sociali e limitazioni dei diritti dei lavoratori. Oltre a questi gruppi, più di 200 leaders dei principali sindacati, come la Central Única de Trabajadores (CUT), Fuerza Sindical e Nueva Central, si sono espressi a favore di una vittoria dell’attuale presidente alle elezioni di domenica prossima.

L’opposizione a Dilma Rousseff è portata avanti con forza dalle grandi corporazioni mediatiche, che hanno una grande influenza sulle classi medio-alte delle grandi città e utilizzano fino allo sfinimento la denuncia della corruzione dei funzionari pubblici. A Sao Paolo per esempio Aécio Neves ha ottenuto quattro milioni di voti più di Dilma, mentre i settori più poveri hanno continuato ad appoggiare il PT. Allo stesso modo, contraddizioni e limiti nei cambiamenti che avrebbe potuto realizzare e le enormi spese per i Mondiali di calcio le hanno fatto perdere l’appoggio di diversi settori.

Sul piano internazionale, Dilma Rousseff ha rafforzato attraverso i BRICS i rapporti economici con potenze emergenti come la Russia, l’India, la Cina e il Sudafrica, consolidando uno schema multilaterale senza la tutela degli Stati Uniti. L’anno scorso ha denunciato all’ONU il governo americano per la violazione dei diritti umani e civili in Brasile rappresentata dallo spionaggio sulle comunicazioni via Internet e ha lanciato un appello per regolamentare a livello globale i dati che circolano nella rete. Ha inoltre rafforzato i legami con gli altri paesi sudamericani attraverso il MERCOSUR e l’UNASUR.

La proposta di Aecio Neves rappresenta invece la continuazione delle politiche neo-liberiste che hanno imperversato in Brasile negli anni Novanta grazie a Fernando Henrique Cardozo, anch’egli del PSDB, nonostante si finga di mostrare alcune idee più progressiste e si ventili la possibilità di continuare i programmi sociali. Lula da Silva ha comunque ammonito che votare per il candidato socialdemocratico significa scegliere le elites e la cancellazione dei vantaggi sociali ottenuti negli ultimi dodici anni. Neves è stato governatore dello stato di Minas Gerais dal 2003 al 2010 e ha creato il debito maggiore tra tutti gli stati brasiliani, limitando così gli investimenti nei campi della sanità e dell’istruzione. Inoltre è stato molto criticato per la costruzione di un aeroporto su un terreno di proprietà di un suo zio.

Si aprono dunque due possibilità che possono imprimere una direzione molto diversa al futuro politico-sociale non solo del gigante sudamericano, ma anche di tutto il continente e di una situazione mondiale in un periodo di forti aggiustamenti. In alcuni momenti della storia prendere una direzione o un’altra può essere cruciale per le condizioni di vita di milioni di persone. Gli elettori brasiliani hanno la possibilità di decidere in un senso o nell’altro; è necessario che al momento di votare tengano conto non solo di ciò che è meglio per loro, ma anche di ciò che può più giovare ad altre centinaia di migliaia di persone, le cui condizioni di vita sono influenzate in modo positivo o negativo dagli eventi politici.

Traduzione dallo spagnolo di Anna Polo