Alla Manifestazione nazionale “Facciamo insieme un passo di pace” (Firenze, 21-9-2014) è andato come osservatore il nostro Patrick Boylan. Invece di chiedergli un resoconto scritto, abbiamo voluto intervistarlo, in modo che, parlando a tu per tu e a titolo personale, egli potesse esprimersi più liberamente. Non ha avuto peli sulla lingua.

Facciamo insieme un passo di pace (Firenze, 21-9-2014)

Facciamo insieme un passo di pace (Firenze, 21-9-2014)
Fonte: www.youreporter.it/video_Un_passo_di_pace_a_Firenze

REDAZIONE: Sei andato come osservatore, a titolo personale, alla manifestazione nazionale Facciamo insieme un passo di pace tenutasi domenica scorsa (21-9-2014) a Firenze, nel magnifico piazzale Michelangelo che sovrasta la città. L’iniziativa è stata indetta dalla Rete della Pace, dalla Rete Italiana per il Disarmo, da Sbilanciamoci e dal Tavolo Interventi Civili di Pace per “dare voce a chi resiste e si oppone in modo nonviolento alle guerre, alle pulizie etniche, alle politiche di guerra, ai regimi dittatoriali, al razzismo, all’apartheid.” Che impressione ti ha fatto?

PATRICK BOYLAN: Terrificante. Un’enorme dispiegamento di mezzi per incanalare nel nulla l’angoscia che provocano nella gente le guerre sempre più vicine a noi: in Afghanistan, in Siria e in Iraq, in Ucraina, in Libia… Tranne per gli interventi sulla Palestina, l’evento sembrava costruito per smorzare le angosce, senza proporre azioni di contestazione – ad esempio, atti di disubbidienza civile che obbligano i manovratori delle guerre ad uscire allo scoperto.

Confesso che, da statunitense, mi sono assai stupito che gli USA non siano stati quasi mai nominati – un primato per una manifestazione contro la guerra nella nostra epoca. Ma non sono stati nominati, o solo raramente, nemmeno i governi presenti e passati italiani e degli altri paesi europei.

Eppure le truppe USA ed europee occupano ancora l’Afghanistan, no? L’aviazione USA ed europea ha devastato con le bombe la Libia ieri e ricomincia a farlo ora in Iraq e in Siria, no? Sappiamo che il conflitto in Ucraina è stato innescato da un golpe armato a Kiev preparato nelle caserme NATO della Polonia, dove venivano addestrate milizie neonazisti ucraine. Quindi sono stati gli USA e gli europei ad innescare il conflitto in Ucraina, no?

Ma non si direbbe, a sentire i discorsi dal palco di domenica scorsa. I conflitti appena elencati sarebbero allora da considerarsi eventi tragici apparentemente senza autori. Guerre scatenate senza colpe, per autogenesi. Eventi rievocati per suscitare la commozione, ma non la mobilitazione.

REDAZIONE: E quale sarebbe un esempio di mobilitazione alla quale il Comitato Organizzatore di domenica avrebbe potuto chiamare la gente in piazza?

PATRICK BOYLAN: Avrebbe potuto proporre alla piazza di chiedere ai ministri Mogherini e Pinotti di bloccare gli invii delle armi italiani in Siria e a Kiev. Di censurare la CIA e la NATO per il loro golpe in Ucraina e di ritirare l’ambasciatore italiano da Kiev. Di risarcire finalmente la Libia per i bombardamenti illegali italiani nel 2012, anche con lo scopo di scoraggiare azioni simili in futuro. Di condannare il Presidente Obama per il suo uso illegale dei droni e quindi di chiudere la sua base droni a Sigonella. Di ritirare subito le truppe italiane dall’Afghanistan e di uscire dalla Coalizione, sotto la guida degli USA, che si appresta a condurre una “lunga guerra” in Iraq, cioè, a rioccuparlo.

REDAZIONE: Quindi, a Firenze, niente rivendicazioni – almeno, dal palco?

PATRICK BOYLAN: Solo quando si è parlato della Palestina, gli intervenuti hanno osato fare nomi e cognomi e proporre azioni di contestazioni concrete – per denunciare i governanti israeliani presenti e passati per la loro aggressione imperialista in Palestina e per denunciare l’Italia di connivenza nel concedere a Israele armamenti e suolo nazionale per i suoi esercizi militari. Questo spezzone della manifestazione di domenica ha fatto dunque un passo in avanti verso la giusta direzione, per quanto sia rimasto troppo reticente sulle origini ideologiche del conflitto israelo-palestinese. Semmai lo spezzone poteva essere criticato – ma solo ironicamente, s’intende – per il suo grande successo come spettacolo – con selezioni musicali, letture di poesie, video interviste, tutte svolte con molta professionalità – al punto che il momento di denuncia si è trasformato in momento di intrattenimento e la gente è andata via, contenta dello spettacolo, ma senza consegne precise da mettere in pratica l’indomani per realizzare l’ampio elenco delle proposte.

Anche gli altri spezzoni di “Un passo di Pace”, quelli che riguardavano le altre guerre nel mondo, hanno mancato di dare al pubblico consegne precise, da mettere subito in pratica. Hanno mancato persino d’indicare le controparti da contestare. Eppure i mandanti di quelle guerre hanno precisi nomi e cognomi, che vanno individuati e detti.

UN DISCORSO SENZA PELI SULLA LINGUA … SUL CONFLITTO IN UCRAINA

REDAZIONE: Allora vuoi toglierti i peli dalla lingua e dirci qualche nome e qualche fatto?

PATRICK BOYLAN: Certo. Ad esempio, quel fatto grosso che ho nominato prima. Oggi, in Europa, c’è un governo arrivato al potere tramite un golpe neonazista – un golpe pilotato dalla sottosegretaria statunitense Nuland e dal senatore McCain, il falco che dirige molte delle operazioni di destabilizzazione degli USA. Si tratta del governo ucraino del golpista Jacenjuk e del suo successore Porošenko. Un governo che, da sei mesi, d’intesa con Washington, bombarda le case dei propri cittadini nelle città dell’est, con la scusa che bisogna “stanare gli indipendentisti” – come gli israeliani che bombardano le case a Gaza, uccidendo soprattutto civili, “per stanare Hamas”. Del resto, come Israele, il governo di Kiev definisce i suoi avversari meri “terroristi” (anche chi è intervenuto dal palco di Firenze ha usato questo termine offensivo per indicare gli indipendentisti).

Ora, mentre ci sono state alcune – seppure troppe poche – proteste ufficiali in Europa contro la barbarie di Tel Aviv, non c’è stata nessuna protesta ufficiale europea contro la barbarie di Kiev. Il motivo? Semplice. I governi europei sono stati complici nel golpe – fino al collo – ed ora sono favorevoli all’uso dei mezzi militari contro i civili del Donbass, dal momento che quei civili vengono considerati dei burattini di Putin. Mentre essi non lo sono affatto e comunque bombardare i civili rimane un crimine di guerra.

Ma ve lo immaginate se, in Italia, gli indipendentisti veneti, sostenuti da un’Austria nostalgica del suo impero perduto, avessero preso le armi e occupato piazza San Marco? Ve lo immaginate se il governo italiano, per stanarli, avesse autorizzato il bombardamento di Venezia, ammazzando civili a frotte e distruggendo metà della città? Sarebbe successo il finimondo, perché non è così che si pone fine ad un moto indipendentista, almeno in Europa. Certo, Donetsk non ha i tesori d’arte che ha la città di Venezia; ma, come Venezia, ha comunque delle vite umane che vanno pure salvaguardate. E tuttavia, domenica scorsa a Firenze, non c’è stata neanche una sola parola di condanna per i bombardamenti dei civili che continuano ancora nel cuore dell’Europa, nonostante la tregua – ieri sera la città è stata colpita di nuovo, più volte. Nessuna contestazione dei Ministri Mogherini e Pinotti che continuano a fornire aiuti militari al governo di Kiev. Nessuna proposta di manifestazione davanti ai loro ministeri.

C’è stata solo una condanna della Russia che avrebbe “sconfinato” in Ucraina a sostegno degli indipendentisti.

REDAZIONE: Beh, sconfinare nel territorio di un altro stato sovrano è illegale secondo il diritto internazionale; la condanna mi sembra doverosa.

PATRICK BOYLAN: Sicuramente: e se lo sconfinamento fosse provato, sarebbe certamente una illegalità da punire. E severamente. Solo che, con tutta la loro tecnologia avanzata, la NATO ha saputo offrire ai giornali solo foto fatte da una ditta esterna che non indicano nemmeno le coordinate GPS; quindi senza valore di prova.

Comunque, tagliamo corto e supponiamo che le accuse di sconfinamento siano vere: probabilmente è così, anche se non ci sono le prove. Il punto vero rimane comunque un altro. Gli Stati Uniti, l’Italia, la Francia, il Regno Unito ritengono di avere titolo per rimproverare alla Russia di aver “sconfinato” alcuni chilometri nell’Ucraina dell’est. Non ti sembra ipocrita, questo? Di palese malafede?

REDAZIONE: E perché?

PATRICK BOYLAN: Ma fammi il piacere! L’Italia e i suoi alleati “sconfinano” da tredici anni in Afghanistan – e non occorrono le prove, lo ammettono! Anzi, l’Italia e i suoi alleati hanno fatto di più. Hanno fatto proprio ciò che accusano Putin di voler fare in Ucraina (ma che non fa): ossia, hanno invaso ed ora occupano l’intero paese. Come hanno invaso e occupato l’intero Iraq per undici anni, senza alcun mandato ONU, prima di essere costretti ad andarsene. Ed ora si preparano la rivincita: con la scusa dell’ISIS, progettano di “sconfinare” di nuovo per occupare l’Iraq e forse “sconfinare” per occupare anche la Siria. Sono proprio questi i paesi che puntano ora il dito e che condannano lo sconfinamento della Russia in Ucraina – che altro non è che il tentativo di recuperare un pezzo di quanto l’Occidente le ha sottratto con il golpe NATO, illegale, del 21 febbraio 2014. (E’ illegale perché la carta dell’ONU proibisce colpi di Stato in paesi terzi e perché i Patti Fondativi del 1997 collocano l’Ucraina fuori dalle alleanze militari, ivi compresa la NATO.)

REDAZIONE: Beh, due torti non fanno una ragione. Se Putin ha sconfinato, va punito – l’hai detto tu.

PATRICK BOYLAN: E lo riconfermo. Mandiamo dunque Putin davanti al Tribunale Penale dell’Aia, e al più presto! Lasciamo che i giudici decidono se le prove fotografiche siano attendibili o meno. Sei d’accordo su questo, anche tu?

REDAZIONE: Sì…

PATRICK BOYLAN: Ma dopo Bush. E dopo Cheney, Rumsfeldt, Rice, ecc. E dopo Obama con i suoi droni che “sconfinano” in Algeria e nello Yemen ecc. e ammazzano pure e le sue forze speciali che “sconfinano” in una trentina di paesi, soprattutto africani, per fare azioni clandestine. E dopo Renzi, Hollande e Cameron che hanno rinnovato la presenza delle loro truppe sconfinanti in Afghanistan, di cui molti rimarranno fino a chissà quando. E dopo i Presidenti del Consiglio italiano, francese, britannico nel 2012: loro hanno “sconfinato” in Libia, non solo con bombardieri, ma anche con forze speciali terrestre, pezzi d’artiglieria e veicoli blindati – l’ONU ha autorizzato l’interdizione al volo, non i bombardamenti o le truppe sul terreno.

Quindi tutti in galera! E i più colpevoli per primi, secondo chi ha sconfinato di più e fatto più danni. Sei d’accordo?

REDAZIONE: Beh…

PATRICK BOYLAN: Ma concludiamo questo discorso sull’Ucraina. Scusatemi se l’ho fatta lunga, ma ho voluto darvi un esempio di ciò che io chiamo “DISCORSI CHIARI”.  Per illustrare una maniera di parlare che, domenica scorsa alla manifestazione per la pace, si è sentito molto poco.

Infatti, di tutto quello che ho appena detto non c’è stato neanche un accenno. Gli organizzatori hanno fatto commuovere il pubblico per le sofferenze inflitte dalla guerra in Ucraina, ma senza fornire gli elementi per capirne le cause. O meglio, attribuendo tutta la colpa a Putin. Così il pubblico è andato via come è arrivato, senza sospettare minimamente le responsabilità occidentali – cioè, le loro. Gente anestetizzata, dunque, che la nostra Rete NoWar di Roma non potrebbe mai mobilitare. Se diamo loro un volantino “contro il golpe NATO nel cuore dell’Europa” ci guardano come marziani e sbuffano: “Ma che vogliono questi qui? Esagerati!!”

REDAZIONE: Quindi stai dicendo che, alla manifestazione “Un passo di Pace”, si è parlato della guerra soprattutto in astratto, come se non riguardasse le decisioni concrete del governo italiano e dei suoi alleati.

L’unico governo a peccare sarebbe stato quello russo.

PATRICK BOYLAN: In linea di massima, sì, con l’eccezione del conflitto israelo-palestinese, che ho appena menzionato.

Do un altro esempio: alla manifestazione si è accennato agli orrori dell’ISIS ma, di nuovo, come se fosse un fenomeno che nasce dal nulla. Nessuno ha condannato gli Stati Uniti per aver creato l’ISIS per rovesciare il regime siriano. Eppure ci sono le foto del capo dell’ISIS in trattativa con il senatore McCain.

DISCORSI AMBIGUI: DECIDERE SUGLI F35 SENZA CHIEDERSI A COSA SERVONO

REDAZIONE: Quindi l’impressione ricavata dalla manifestazione è che l’amico americano e il governo amico italiano non avrebbero responsabilità per le guerre nel mondo. O per la crescente militarizzazione della nostra società. E’ così?

PATRICK BOYLAN: Si. Fatta eccezione per alcuni interventi (ma erano pochi) che hanno chiamato in causa il governo Renzi – segnatamente per la sua scelta di confermare l’acquisto degli F35.

Solo che la questione degli F35 è stata trattata come se fosse un problema meramente contabile. Gli F35 costerebbero troppo in un tempo di crisi, ecco il problema. Come dire, se costassero meno, allora l’Italia potrebbe pure acquistarli per bombardare e sottomettere altri paesi, non ci sarebbero obiezioni.

Invece la vera obiezione – che qualcuno ha anche mosso, ma in sordina – è l’uso al quale questi velivoli sono destinati. Vengono acquistati per poter attaccare all’estero (molti saranno attrezzati per le sole portaerei), non per difendere il suolo italiano, mentre la Costituzione italiana proibisce le guerre di attacco. Vengono acquistati per portare bombe atomiche, in violazione dei patti di non proliferazione – un ritorno alle angosce della Guerra Fredda e al rischio dell’annientamento reciproco totale, dovuto a qualche errore umano.

Quindi impostando la discussione sugli F35 solo in termini contabili, gli intervenuti si sono esonerati dal discutere ciò che dovrebbero essere le finalità dell’aeronautica italiana. Nel 2012 l’aeronautica italiana ha compiuto più di 400 bombardamenti della Libia: era forse un’azione meno cruenta e meno anticostituzionale perché svolta con i vecchi F16 anziché con i nuovi F35? Quei bombardamenti hanno ridotto la Libia, una volta fiorente, in rovine e la popolazione nella miseria. “Ma è stato necessario per cacciare il crudele dittatore Gheddafi e dare la democrazia al popolo” dicevano e continuano a dire il governo e i mass media, per coprire il vero scopo dei bombardamenti, ossia “ricacciare la Libia nel medioevo” per potersi appropriare del suo petrolio a prezzi stracciati. Infatti, l’Occidente non pensa più a creare in Libia le basi per la democrazia che aveva promesso: alle ultime elezioni è andato a votare solo il 18% della popolazione. Piuttosto che il voto, la gente vuole il pane, quello che l’aviazione militare nostra le ha tolto per chissà quanto tempo ancora.

REDAZIONE: Possiamo almeno sperare che avranno entrambe le cose in futuro?

PATRICK BOYLAN: Ne dubito, almeno fin quando durerà il petrolio. Ma vogliamo smettere di parlare dei costi degli F35 e parlare di questo, per favore? Cioè, dell’uso dell’aviazione italiana per bombardare e sottomettere altri paesi? Non sarebbe un tema degno per un incontro di pacifisti? Niente da fare: il tema delle guerre di aggressione italiane e dei suoi alleati – e della devastazione che producono e che hanno prodotto, come in Libia – non è all’ordine del giorno. Come i pacifisti del 2012 hanno dato il loro silenzio- assenso alla distruzione della Libia, i pacifisti di oggi (molti dei quali sono gli stessi) continuano a dare il loro silenzio-assenso alla sua putrefazione. Nessuna protesta nel 2012, nessun pentimento nel 2014.

Ora l’Italia entra in una nuova Coalizione a guida USA che si accinge a “salvare” gli iracheni e i siriani. Dio mio! Proprio loro, i bombaroli della Libia! Ancora una volta a voler “salvare” un paese con i loro missili Tomahawk e le loro bombe Hellfire! Ci sarebbe da gridare dai tetti!! Ma alla manifestazione per la pace di Firenze, neanche una parola.

REDAZIONE: Quindi stai dicendo che quello che tu chiami il pacifismo istituzionale – m’immagino che tu ti riferisca alle associazione che hanno organizzato la manifestazione di domenica scorsa – funzionerebbe come appannaggio del governo. Come un MinCulPop per la pace.

PATRICK BOYLAN: Diciamo che queste organizzazioni dipendono dal governo per i loro finanziamenti e quindi tendono a tenerselo buono. A volte lo contestano, ma entro limiti abbastanza stretti. Pertanto alla manifestazione di Firenze, come dicevo prima, il pacifismo istituzionale non ha voluto contestare il governo Renzi per aver rinnovato la presenza militare italiana in Afghanistan e per aver annunciato che intende prolungare quella presenza anche dopo il 2014 col pretesto di effettuare solo addestramenti. Sono 13 anni che questo martoriato paese subisce le nostre bombe e i nostri rastrellamenti da Gestapo, ma nessuno protesta più. Nemmeno ad una manifestazione per la pace.

Con una eccezione: a Firenze domenica scorsa c’è stato il bellissimo intervento di Cecilia Strada di Emergency – degna figlia di suo padre. Il suo intervento è stato un raggio di luce nel buio. Schietto ma profondo, ha esaminato il significato della guerra anche in Afghanistan, puntualizzandone le responsabilità. Non a caso gli organizzatori le hanno tolto la parola, “per ragioni di tempo”, prima che potesse finire – un chiaro riconoscimento del valore di quanto stava dicendo. E poi c’è stato anche Alex Zanotelli che vi ha fatto qualche accenno, più discreto ma efficace. E nient’altro.

REDAZIONE: Quindi quando dici che il pacifismo istituzionale contesta sì il governo “ma entro limiti abbastanza stretti”, intendi dire “quasi per nulla.”

DISCORSI INGANNEVOLI: SOSTENERE LA GUERRA… IN NOME DELLA PACE

PATRICK BOYLAN: Diciamo relativamente poco. Ti do un altro esempio. Alla manifestazione di Firenze il governo Renzi non è stato contestato neppure per la sua adesione al Gruppo di Londra, la combriccola che organizza le forniture di armi ai guerriglieri jihadisti della Siria. Eppure il programma di “Un Passo di Pace” – l’hai ricordato tu all’inizio – proclama di voler sostenere solo chi “si oppone in modo nonviolento ai regimi dittatoriali.”

Solo che, nel caso della Siria, l’Occidente non ha mai voluto sostenere l’opposizione nonviolenta, come il Coordinamento democratico siriano, perché troppo di sinistra. Se arrivasse al potere sarebbe, per l’Occidente, troppo poco accomodante. Quindi l’Occidente ha preferito incitare i giovani a prendere le armi – “per difendere i manifestanti” – sperando così di poter determinare, attraverso la fornitura selettiva delle armi, l’egemonia di una fazione dei ribelli sugli altri, quello più filo-occidentale.

Che orrore, dunque, vedere apparire sul palco di “Un Passo di Pace” l’individuo che il Comitato Organizzatore ha designato per parlare della Siria. Si tratta di un esponente siriano che gira l’Italia da tre anni, a tenere comizi – anche presso circoli pacifisti – per convincere gli italiani che l’unico modo per rovesciare il presidente siriano Assad è con le armi. E quindi che bisogna fornirle. Egli cerca poi di rimuovere le reticenze dei pacifisti raccontando gli orrori commessi da Assad, in primis le uccisioni dei manifestanti siriani in piazza.

Ma – un momento – non era il presidente al-Sisi dell’Egitto che, un anno fa, ha fatto uccidere 1.000 manifestanti in piazza in un colpo solo, un record in assoluto, di tutti i tempi, nel Medio Oriente? E che poi ha fatto condannare a morte 600 imputati in un processo lampo durato un giorno? Anche questo un record in assoluto. Non importa, per l’oratore sembrava contare solo la rimozione di Assad, costi quel che costi. E si capisce perché. Mentre al-Sisi ha accettato la NATO nel suo paese, Assad lo rifiuta e, anzi, ospita le navi russe. Non solo, ma costruisce gasdotti con l’Iran che competono con quelli statunitensi e israeliani. Fornisce armi a Hezbollah. Per l’oratore siriano, dunque, e sicuramente per chi sponsorizza eventualmente le sue tournée di propaganda, è Assad, non al-Sisi, il capo di stato cruento che va rimosso, senza indugio e con le armi.

Per fortuna, la platea, capendo la strumentalizzazione dell’intervento anti-Assad, ha protestato, costringendo l’oratore a tagliare corto. Ma l’ambiguità della scelta del Comitato organizzatore rimane un dato di fatto.

REDAZIONE: Ma perché, secondo te, con tutto quello che sta succedendo in Siria ora, il Comitato ha fatto venire quell’individuo ad una manifestazione per la pace?

PATRICK BOYLAN: Dovresti chiedere a loro. Se io dovessi azzardare un’ipotesi, direi che è perché in questo momento, Mogherini e Pinotti stanno trattando nuove consegne di armi italiane ai guerriglieri in Siria, quindi serve erigere una cortina fumogena per coprire questo malaffare. Discorsi anti-Assad, che lo descrivono come un mostro da eliminare a tutti i costi, servono all’uopo, stroncano sul nascere qualsiasi protesta da parte dei pacifisti. Perciò, con l’invito di quell’individuo, il Comitato organizzatore ha forse voluto – dico forse – dare una mano al “governo amico”.

REDAZIONE: Quindi una manifestazione per la pace ma tutta imperniata sulla difesa della politica estera italiana – in Ucraina, in Afghanistan, in Iraq, in Libia, in Siria…

PATRICK BOYLAN: Qualche critica occasionale c’è stata pure, ma il senso globale dell’evento è stato quello. Sai, i ceti dominanti – quelli che traggono profitti dalle guerre e accrescono il proprio potere subordinando la politica estera italiana a quella guerrafondaia statunitense – hanno comunque bisogno di mantenere un certo consenso nel paese. Devono governare le angosce che le loro guerre creano. E quindi a loro serve un movimento per la pace che faccia sfogare l’emotività della gente, ma senza proporre azioni concrete di contestazione delle scelte governative.

REDAZIONE: Ma allora, se la pensi così, perché non sei intervenuto tu con un discorso che proponesse azioni di contestazione da intraprendere?

PATRICK BOYLAN: Non sono stato invitato a parlare e non erano previsti interventi liberi dal pubblico – anzi, c’erano recinzioni e gorilla per impedire che il pubblico potesse avvicinarsi al palco. E’ stata la prima volta che ho visto una cosa simile ad una manifestazione di pacifisti per pacifisti.

Comunque ho distribuito, a molti dei partecipanti, un volantino con il discorso che avrei potuto fare. Quindi se l’hanno letto, avranno sentito un’altra campana. Il volantino è diviso in tre parti. Ognuna descrive un tema in poche righe, poi indica un link che devi digitare nel tuo browser per vedere il resto.

REDAZIONE: E quali sono i tre temi?

PATRICK BOYLAN: Il primo è l’annuncio dell’iniziativa recente di un noto attivista per la pace negli Stati Uniti – e un amico mio – David Swanson. Egli ha lanciato otto azioni concrete per contrastare la propaganda guerrafondaia dei governi e dei mass media e mi ha chiesto di farle conoscere anche in Italia.

Il secondo è un esempio di ciò che io considero un discorso chiaro sulle guerre e sulla pace. Ho appena accusato la manifestazione di Firenze di eccessiva genericità. Ebbene, do un esempio di come gli intervenuti avrebbero potuto parlare – nella fattispecie, sulla questione ISIS – se non avessero avuto peli sulla lingua.

Il terzo tema è: “Perché sembra sempre più difficile opporsi alle guerre?” Elenca le diverse strategie che il potere usa per far sembrare inutile la lotta, per confonderci le idee, per sfiancarci. Ad esempio, la stessa manifestazione “Un Passo di Pace” – se i miei giudizi sono fondati, ma bisogna discuterli, ovviamente – è un esempio di meccanismo di sfiancamento. Invece di incanalare l’emotività dei partecipanti verso sbocchi contestatari, la manifestazione ha promosso un commozione collettiva che si è risolta poi nel nulla. E poi ha mandato tutti a casa, rassegnati. A lungo andare questo sfianca.

REDAZIONE: E’ possibile vedere questo volantino, per avere i tre link?

PATRICK BOYLAN: Sì, si può vedere digitando nel proprio browser  http://boylan.it/info/0 . Attenzione, alla fine c’è lo zero, non una “o”.