Oltre 10.000 persone hanno manifestato sabato 13 settembre 2014 al poligono di Capo Frasca  (OR) chiedendo la dismissione di tutte le basi, rispondendo all’appello delle  organizzazioni antimilitariste e antimperialiste sarde. Una partecipazione popolare che non si vedeva dal 1969, quando gli isolani impedirono le esercitazioni militari a Pratobello di Orgosolo. Segno che la misura è colma, che la gente sarda non ne può più di servitù militari che occupano buona parte dell’isola, ricevendo in cambio morte, disoccupazione e isolamento.

A Capo Frasca, le esercitazioni “aereo-terrestri”, con sganciamento di bombe di vario tipo su obiettivi fissi-mobili vanno avanti da 35 anni; a volte “sbagliano mira” e finendo per colpire anche a morte i pescatori dello stagno di  Marceddì, o bruciando 35 ettari di macchia mediterranea, come accaduto la settimana scorsa.

A Perdas de Fogu (altro poligono di morte nell’Ogliastra-costa orientale) è da tempo noto l’uso di bombe “all’uranio impoverito” che comportano leucemie e  altre patologie tra la popolazione e gli stessi militari . Tanto da far  scattare inchieste, che vedono a breve processati ( 23/9 a Lanusei, la  Regione è parte civile) i conduttori del poligono e i vertici di Forze Armate e del Ministero della Difesa. Con l’aggravante dell’uso del poligono da parte delle forze  armate israeliane, che poi utilizzano quell’addestramento contro i palestinesi, come le recenti distruzioni e morte su Gaza dimostrano.

A Teulada (sud ovest di Cagliari) il 21/9 riprendono le esercitazioni ” terra-terra”, nonostante le numerose proteste, tra cui anche quella della Regione sardegna, che invitano le forze armate a soprassedere.

Soffiano forti venti di guerra nel Mediterraneo, in Medio Oriente e altrove, con il governo Renzi e le “ex pacifiste” ministre Pinotti-Mogherini imbarcate in avventure militari a sostegno dell’industria bellica,
a partire da Finmeccanica.

Il rifiuto delle basi Usa-Nato in Sardegna, la rottura dei reticolati e l’invasione a Capo Frasca si aggiungono a quanto già in corso in Sicilia, a Niscemi, con il Comitato Regionale NO Muos.  La Sicilia al pari della Sardegna è occupata dalle basi direttamente  operative, come quelle di Augusta e Sigonella, quest’ultima divenuta la base per eccellenza delle ” neo armi da guerra Usa”, costituite dal dispositivo strategico che fa capo al “sistema Muos-Droni”.

Per non parlare del ” fronte Nord Italia” , assicurato in particolare  dalle grandi basi di Aviano e Ghedi fornite di bombe atomiche e dalla base Comando Usa “Dal Molin” di Vicenza. Ce n’è quanto basta per ritessere le fila di un movimento antimilitarista-antimperialista, che dichiari apertamente le ostilità all’uso del territorio italiano per la guerra e tale da sollecitare identico impegno in Europa.

Crisi economica e ripresa della guerra vanno a braccetto. Le ulteriori spese militari, le missioni e il riarmo sono a scapito dei servizi sociali e dei beni comuni, che il governo Renzi si appresta a tagliare. Quando invece eliminando la partita degli F35 + il disarmo di basi-armi da guerra, l’Italia respirerebbe, offrendo un’alternativa concreta alla disoccupazione giovanile e strutturale, ai milioni di famiglie che vivono dentro e oltre la soglia di povertà.

Confederazione Cobas