Invocando il “diritto costituzionale” ad essere previamente consultati e denunciando “la contaminazione delle acque, dei boschi e l’allontanamento della cacciagione”, le comunità indigene Awajun e Wampis dell’Amazzonia peruviana hanno presentato ricorso contro le attività di esplorazione petrolifera della compagnia canadese Pacific Rubiales e la francese Maurel Et Prom.

Sostenuti dal Coordinamento nazionale dei diritti umani, i dirigenti nativi dei due popoli amazzonici hanno convocato una conferenza stampa a Lima denunciando che il lotto 116, dove sono in corso le operazioni, “si sovrappone a 73 comunità” che possiedono i titoli di proprietà su quelle terre.

“Lo Stato avrebbe per lo meno dovuto coordinarsi con noi: nello studio di impatto ambientale ha considerato appena tre comunità” ha protestato Wrays Pérez, rappresentante della Commissione speciale permanente dei popoli Awajun e Wampis.

È intervenuto anche Ananías Shawit, della Federazione indigena di Shawit, osservando con amarezza che l’arrivo delle società petrolifere nel loro territorio, vicino alla frontiera con l’Ecuador, ha generato molte divisioni fa le comunità native. “Prima eravamo uniti, solidali. Condividevamo una sola lotta per la difesa di questo territorio che è l’eredità dei nostri avi, prima della fondazione del Perù” ha detto Shawit.

L’emergenza attuale ha però riunito in larga parte le comunità: “Vogliamo che lo Stato ci lasci vivere tranquilli. Vogliamo uno sviluppo con quello che abbiamo già, con l’agricoltura. Uno sviluppo sostenibile, non contaminato. Abbiamo diritto ad essere rispettati – ha concluso – come qualsiasi cittadino peruviano”.