La nuova Rainbow Warrior, l’imbarcazione simbolo di Greenpeace, è arrivata oggi a Reggio Calabria per il tour “Non è un Paese per fossili”, prima di riprendere il viaggio verso la Grecia, la Croazia e, infine, tornare in Italia e percorrere il mar Adriatico.

 

Sono stati accolti a bordo i rappresentanti del Coordinamento dell’Area Grecanica No al Carbone, che da anni lottano contro il progetto di una nuova centrale a carbone a Saline Joniche. Un impianto alimentato con quella fonte sarebbe una infrastruttura inutile, di cui il sistema energetico del Paese non ha bisogno: già oggi la potenza installata è in grado di garantire una generazione più che doppia rispetto ai picchi di consumo elettrico in Italia. Peraltro, a differenza di altri progetti, la centrale che la SEI vorrebbe realizzare a Saline è un impianto da costruire ex novo (non la riconversione di un impianto già esistente), sulle macerie di un polo chimico mai entrato in produzione.

 

Uno studio realizzato due anni fa dall’istituto di ricerca SOMO per conto di Greenpeace, analizzava gli impatti sanitari ed economici dell’inquinamento delle centrali a carbone in Italia. Applicando quella stessa metodologia ai dati tecnici del progetto di Saline, emerge che la realizzazione di quell’impianto causerebbe 44 casi di morte prematura l’anno e danni economici (sanitari, ambientali, climatici) pari a 357 milioni l’anno.

 

La società di progetto che intende realizzare l’impianto, la SEI, di cui sono principali azionisti il gruppo svizzero Repower (che sta abbandonando il progetto) e la multiutility italiana Hera, ha denunciato nei mesi scorsi tre attivisti dei No al Carbone, per aver diffuso delle vignette satiriche ritenute lesive dell’immagine della società. La richiesta danni è pari a 4 milioni di euro. Greenpeace, alla vigilia dell’arrivo della Rainbow Warrior a Reggio Calabria, ha realizzato una campagna di grandi affissioni (6 metri per 3), riproducendo una delle vignette incriminate e sfidando apertamente la SEI a procedere per vie legali.

 

«Il progetto della SEI è uno scempio al territorio e l’ennesima minaccia fossile all’ambiente, al clima e all’economia. Che lo si voglia portare avanti, per giunta, reprimendo il dissenso a suon di minacce è una vera vergogna. La SEI esprime una visione miope del futuro energetico della Calabria, regressiva tanto quanto il suo tentativo di reprimere la libertà di espressione. Faremo di tutto affinché quella centrale non veda mai la luce » dichiara Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace.

 

Alla conferenza stampa, tra i relatori, sono intervenuti anche Nuccio Barillà, della segreteria nazionale di Legambiente; Francesca Panuccio del Coordinamento dell’Area Grecanica No al Carbone ed Ezio Pizzi, presidente del Consorzio di Tutela del Bergamotto.

 

La nuova Rainbow Warrior è per la prima volta in Italia e proseguirà nelle prossime settimane il tour “Non è un Paese per fossili”, per continuare a incontrare le comunità locali colpite dalle fonti energetiche ‘sporche’ come carbone e petrolio, per promuovere le energie rinnovabili e l’efficienza.

 

Greenpeace, in occasione del tour, ha lanciato una petizione online (http://www.greenpeace.org/italy/non-fossilizziamoci) per chiedere ai cittadini italiani di firmare una Dichiarazione di Indipendenza dalle fonti fossili, in favore di energie rinnovabili ed efficienza. In pochi giorni la petizione ha già raccolto oltre 44 mila firme.