Niente giacca e cravatta: la maglietta free tibet e un jeans. Niente “lei”: dammi del tu. Una bandiera e un biglietto da visita arcobaleno, parole semplici ma disarmanti. Diresti tutto, tranne che è un sindaco, tantomeno di Messina. E in effetti a lui piace che sia così, da attivista per la pace, i diritti civili e l’ambiente quale è da anni. Con semplicità, umanità e grande energia ci accoglie Renato Accorinti, «concreto come un sognatore».

Una sintesi video dell’intervista (riprese e montaggio di Lorenzo Giroffi)

Dopo questa grossa e partecipata manifestazione all’Arena di Verona, quali passi concreti in direzione del disarmo e della nonviolenza possono seguire nelle realtà locali?

Dobbiamo avere la determinazione e la pazienza. La determinazione perché questi temi non sono dettati da entusiasmi, sono la normale conseguenza di un lavoro che abbiamo fatto dentro le nostre coscienze. Nel tempo abbiamo fatto maturare proprio dentro di noi un percorso che ci ha portato a dire: il bene comune è sopra ogni altra cosa; dobbiamo cercare di trovare le strade della pace perché è il valore dei valori; a pensare che l’ecosistema è uno; che i confini li hanno messi gli uomini e hanno creato un danno incalcolabile… La parte più a sud della Sicilia è più a sud di alcune parti dell’Africa, ma nonostante questo, la tua vita può cambiare solo perché sei nato lì o in un altro posto.

E allora se crediamo invece ai valori universali, poi è una diretta conseguenza il gesto di ogni giorno che diventa concretezza, azione politica. La politica per questo è l’azione più spirituale che può fare l’essere umano: perché è il bene comune. Ci hanno abituato da secoli con la furbizia, la bravura del compromesso, il dire parole a metà, essere bravi ad arrampicarsi… Invece dobbiamo essere semplici come colombe e dobbiamo conquistare l’animo delle persone. Ma non perché dobbiamo arrivare a qualche potere. Ti posso dare l’esempio di Messina. Io non ci ho mai pensato a candidarmi, non ho fatto mai nessuna campagna elettorale e le ho rifiutate tutte. La prima volta è stata questa, l’anno scorso, perché è venuta dalla gente: e allora sì che aveva un senso. Avevamo probabilità di vittoria 1 su 100.000 miliardi: perciò dico, di che parliamo, che interesse avevo! E invece siccome aveva senso fare una cosa con il senso vero della politica, il partire insieme e dal basso, poi abbiamo fatto il triplo salto mortale e abbiamo vinto. Contro i potenti, i potentati, le mafie… di tutto. Non era impossibile, di più! Era più facile volare che vincere.

Ma avendo vinto abbiamo dimostrato che queste idee che riempiono qui l’Arena di tutta questa energia, un bel colpo di vita, non sono di pochi. C’è tanta gente che la pensa come noi, dobbiamo conquistare i cuori e le coscienze delle persone. Non dobbiamo rimanere minoranze. Ci dobbiamo credere, e però lo possiamo fare solo se c’è un lavoro serio e costante, attirando persone di ogni ordine e grado, con la linearità del percorso, affermando che la pace non è un optional ma è il valore dei valori. Tutto questo deve essere consolidato, ma non in un piccolo gruppo di ragazzi, “figli dei fiori”, facendo pensare che siamo quattro scalmanati, anche se invece gli scalmanati sono quelli che sembrano persone serie e che sono in parlamento. Ci dobbiamo confrontare sui contenuti e li dobbiamo battere su quello.

La gente per esempio ha votato questa lista e me per i contenuti, per un’esperienza nuova che sembrava troppo bella per essere vera. Ci hanno detto sempre: «Sono belle idee, ma…». Quel «ma» vuol dire che sono parole e che invece la concretezza è un’altra cosa, che si tratta di filosofia e che va lasciata da parte. E invece, come diceva Gaber, dobbiamo essere concreti come dei sognatori! Vogliamo unire il cielo e la terra e vogliamo essere noi dal basso i veri politici. Paolo VI diceva che la forma più alta di carità è la politica, che è fatta di princìpi di alta spiritualità applicati. La vera politica è equità, beni comuni, partire dagli ultimi. Dobbiamo colpire i cuori delle persone, per farle rinascere e dirgli: «Non puoi permetterti più di dormire e pensare solo alla tua famiglia, e poi ti lamenti pure della malapolitica. Sei stato tu l’artefice!» I nostri nemici non sono quelli fuori, ma quelli dentro: sono il nostro egoismo e la nostra indifferenza. Sono questi che dobbiamo combattere. Ci distraiamo quando parliamo del “Berlusconi di turno” (con tutte le verità del caso, per carità). Cerchiamo di guardare in faccia alla realtà. Siamo sognatori, però vogliamo che i sogni diventino concretezza.E allora la bellezza della vittoria elettorale di Messina, che è una vittoria di una parte di questa comunità, si deve propagandare ovunque, dobbiamo assolutamente vincere ovunque. È stato possibile in un posto difficilissimo, si può fare ovunque. Perciò non stare a sentire più «Qui non ce la possiamo fare»!

Eppure si stanno ripetendo una serie di fenomeni in controtendenza rispetto ai messaggi che qui e altrove tanta gente come te prova a portare. Il risveglio di nuovi nazionalismi, il riacutizzarsi di conflitti, il restringersi delle mentalità. Aumenta la crisi, aumenta la paura e di conseguenza non si verifica più quell’incontro con se stessi, c’è meno capacità di sognare, si vede l’altro come un nemico. Come è possibile secondo te far fronte a questo in Italia, in Europa, anche nella vita di tutti giorni? Come ti poni, cosa consigli?

Accorinti nel suo intervento all’Arena di Pace e Disarmo del 25 aprile

Io consiglio la pazienza. Dobbiamo avere grande pazienza affinché il vero progresso dell’uomo, nelle generazioni, diventi una vera maggioranza. Al punto da sentire ogni giorno, camminando nelle strade delle nostre città, così tanta bella energia che capisci che è cambiata l’umanità. Più che, per esempio, il servizio dell’autobus… che deve pur cambiare. Ma questo è un processo per cui ci vogliono generazioni. Non dobbiamo avere una preoccupazione in più per questo, avere fretta. Dobbiamo giocarci la vita pensando che è tutto qui e ora, come si dice in Oriente, sapendo che ci vogliono generazioni e generazioni per cambiare. Ma anche questo non è importante: ha un valore assoluto già il solo comportarsi cercando la pace. Se lo fai, hai cambiato il mondo lo stesso.

Poi la trasformazione di tutto il mondo ha bisogno di tanti tasselli per formare un grande mosaico, ognuno con la propria responsabilità. La bellezza è proprio la difficoltà, perché sennò diamo la forza a qualcuno, al dittatore di turno che “ci cambia tutto”. Ma che cosa ci deve cambiare, che abbiamo tutti i servizi sociali perfetti? Vedi che starai male lo stesso. Il cambiamento, la nostra gioia, passano dalla consapevolezza, dal diventare persone più elevate dal punto di vista etico. E questo è un processo morale che ha bisogno di tempi e di un lavoro giorno per giorno, di combattere quell’ego che dicevo prima. E si vede dalle piccole grandi cose: ogni giorno dobbiamo combattere contro le nostre miserie, noi con noi stessi, con la persona vicino, con chiunque. Poi tutto questo diventa azione politica. E perciò diventa l’acqua pubblica, ovviamente, c’è il disarmo, ovviamente, la lotta contro le povertà, ovviamente… diventa naturale! Però prima dobbiamo fare una liberazione di noi stessi e allora non dobbiamo avere paura del cammino, l’importante è la direzione. Cominciamo questa strada.

È bello cominciarla.Per esempio a Messina non dovevo neanche iniziarla: ci hanno lasciato più di mezzo miliardo di euro di debiti… e dove devi andare? No no no, so dove dobbiamo andare: nella direzione del senso della comunità. È questo che cambia tutto. La Germania era rasa al suolo dopo la Seconda Guerra Mondiale, ora guardala com’è! Tutto cambia economicamente, però è importante dare senso di comunità alle cose. Perciò l’efficienza sì, ma nel senso di comunità, dove gli ultimi dobbiamo farli recuperare. Ho detto una frase scontata, «Sarò il sindaco di tutti », ma ho aggiunto: «a partire dagli ultimi». Io penso che tutto in realtà è molto semplice, dobbiamo con umiltà fare strade di purificazione interiore. Questo è quello che posso proporre.

Dopo il 4 novembre, quando hai esposto la bandiera della pace alla Festa delle Forze Armate e sei stato trattato come sovversivo da molti altri personaggi delle istituzioni, dopo un impegno costante fino ad ora, dopo la presenza qui il 25 aprile per ricordare in maniera diversa la Resistenza… ci sono altre cose eclatanti che dobbiamo aspettarci da Messina? 

Di tutto e di più! Qua c’è la bandiera della pace con le belle frasi di Pertini: svuotiamo gli arsenali, riempiamo i granai. Pertini era Capo di Stato, ma anche delle forze armate, ricordiamocelo. E poi: l’Italia ripudia la guerra. Punto. Siamo partiti da questo. Non abbiamo tutto questo desiderio di far incavolare i generali. Non lo faccio per questo, lo faccio per affermare i diritti costituzionali, i diritti di pace, i diritti dei cittadini che hanno bisogno di servizi sociali, di pane, di case, lavoro. E io questo chiedo al governo. Vorrei dare pane, case e lavoro, però mi interessa ancora di più che i soldi arrivino dalle armi. Voglio toglierli dalle armi per fare queste cose positive. Così ha molto più senso. Vorrei essere semplicemente rispettato in queste idee, che non sono solo mie, ma vedo che sono sempre più diffuse.

Quando saremo ancora di più, e credibili, vedrete che ci saranno non solo Messina, ma tante città, e i governi, e l’Europa che prenderanno un’altra strada. Che meraviglia! Guarda, era impossibile vedermi a governare una città, te lo posso assicurare. Perché di battaglie come queste e tante altre ne ho fatte a mai finire, ho avuto processi per istigazione alla diserzione, più di uno… Non era facile per un personaggio come me, che quando arrivava qualunque ministro ero lì a chiedere cose, e in un modo anche un po’ duro, diventare il sindaco di una città controllata. Non era possibile, era vietato. Ci siamo riusciti, la gente l’ha voluto e ora cerchiamo di farlo diffondere questo pensiero, che d’altronde è più diffuso di quello che noi forse pensiamo. Dobbiamo essere veramente concreti come dei sognatori.