Francesco Vignarca, coordinatore della Rete per il Disarmo, è stato uno dei primi firmatari dell’appello e degli organizzatori dell’Arena di pace e Disarmo che ha riempito di 13.000 persone l’Arena di Verona. Gli bbiamo chiesto una valutazione dell’evento e, soprattutto, come continua il film.
Francesco, una valutazione complessiva della manifestazione nei suoi vari aspetti…
Siamo stati bravi, possiamo dircelo. Sia dal punto di vista logistico, per offrire una giornata di approfondimento sui nostri temi che fosse ordinata e fruibile (non pesante), sia dal punto di vista del bilanciamento dei contenuti (e dei tempi della scaletta, rispettati quasi per miracolo!). Mi pare che la giornata sia stata positiva e ben pensata: la sorpresa positiva è ovviamente stata quella della partecipazione, andata oltre le nostre più rosee aspettative. 13000 persone “certificate” non sono davvero poche! Certamente alcune cose si sarebbero potute predisporre meglio, penso in particolare ad alcuni aspetti legati alla comunicazione e rilancio delle notizie legate all’iniziativa, ma non possiamo che dirci soddisfatti di questa “prova”.
Ritengo comunque che l’aspetto più rilevante ed importante sia stato quello della preparazione di “Arena di Pace e Disarmo”, che ha visto uniti a lavorare congiuntamente organismi e reti del mondo della Pace, del disarmo e della nonviolenza (oltre che del Servizio Civile).

A me è sembrato che il popolo della pace e della nonviolenza aspettasse di essere convocato da un po’ di tempo ed abbia risposto alla grande; era un popolo qualificato, non generico; sei d’acordo con questa impressione?

Certamente, e credo che l’attesa che ha portato a questa forte mobilitazione non fosse solo di un “qualsiasi” appuntamento da convocarsi a distanza di tempo da altri eventi simili. Quello che aspettavano da tempo le donne e gli uomini che si riconoscono negli ideali di Pace era una proposta unitaria, concreta e profonda. Quella che abbiamo cercato di costruire non solo per la giornata del 25 aprile ma soprattutto a partire da essa, con la proposta della campagna per una “Difesa Civile”. L’Arena di Verona è stata e deve essere un passaggio di rilancio, non un traguardo già ottenuto.

La risonanza mediatica si è molto limitata agli aspetti secondari e pragmatici: vogliamo ribadire gli elementi qualificanti della manifestazione?

Una giornata passata a riflettere insieme sulla Pace non vista come mero ideale chimerico ed utopico ma come strada percorribile e seria. Ed anche efficace e conveniente nella sua concretezza. Già questo basterebbe a rendere unica l’esperienza vissuta insieme. Ma, come detto, sono soprattutto il lavoro di preparazione e la cornice della collaborazione futura a dare reale rilevanza ad un appuntamento che altrimenti, seppur bello e colorato, sarebbe rimasto circoscritto ad una singola giornata.

Le manifestazioni non debbono e non possono restare fini a se stesse: quali sono i prossimi passi, quale campagna stiamo preparando, come posssiamo continuare a lavorare isieme?

L’orizzonte di lavoro comune è il già citato sforzo per creare, rafforzare e rendere forte istituzionalmente l’aspetto “civile” della Difesa, una parola che dobbiamo e vogliamo recuperare. In questo senso è importante che la cornice della campagna che proporrà una Legge di Iniziativa Popolare sul tema sia stata creata congiuntamente dagli sforzi di molte reti ed organismi. Sicuramente l’aver lavorato fianco a fianco per costruire insieme la giornata di “Arena di Pace e Disarmo” ha permesso di creare relazioni, scambio di competenze, piattaforme comuni di proposta che saranno fondamentali per la buona riuscita di qualsiasi lavoro del futuro. E certamente i 13.000 che hanno condiviso con noi la giornata di sole di Verona ci hanno dato anche una grande spinta con la loro energia!