La destra d’oltralpe probabilmente non si aspettava tutto questo successo. Non solo ha conquistato la maggior parte dei comuni nelle ultime municipali, ma ora le sue idee sono al governo del paese.

Dopo l’exploit dei gollisti dell’Ump (Union pour un Mouvement Populaire) al secondo turno delle elezioni municipali, che secondo quanto avevamo più o meno predetto si sono concluse con la perdita da parte dei socialisti di oltre 150 sindaci, un buon risultato di verdi e sinistra radicale, e con un Fronte Nazionale che ha conquistato alcuni comuni ma è stato piuttosto “pompato” dalla stampa, qualcosa è cambiato in Francia.

Il presidente della Repubblica François Hollande ha sancito definitivamente la sua tanto annunciata «svolta socialdemocratica» (si legga: di destra) scegliendo di affidare il governo del Paese a Manuel Valls, da quelle parti conosciuto anche come il «Sarkozy socialista». Affermando, nella solita retorica, di ascoltare i segnali provenienti dalla cittadinanza, l’inquilino dell’Eliseo in cerca di consensi ha ben pensato di mettere in atto un rimpasto di governo (remaniement) sostituendo il poco popolare Jean-Marc Ayrault con il rampante e ambizioso Ministro degli Interni.

Piccolo problema: l’ex “primo poliziotto di Francia” rappresenta ben altro che le speranze di changement tanto auspicate dai francesi, ma definitivamente andate in fumo. Su molti temi Valls non ha infatti nulla da invidiare alle posizioni più conservatrici della destraistituzionale, se non di quella radicale.

La celebre trasmissione satirica Les Guignols de l’Info ci scherza su con intelligenza, facendo dire alla marionetta di Valls:

«Abbiamo sottratto alla sinistra 155 comuni, è normale per noi essere chiamati al governo del Paese, spero che la coabitazione con un presidente socialista vada bene, anche se non abbiamo per nulla le stesse opinioni.»

Nato a Barcellona da genitori artisti coinvolti nella resistenza antifranchista e poi emigrato in tenera età a Parigi, Valls sembra aver dimenticato nel corso della sua carriera politica anche la sua stessa provenienza. Il suo discorso e la sua politica, in veste di sindaco di Evry prima e di Ministro dell’Interno poi, sono stati sempre particolarmente duri contro i migranti e contro le differenze in generale. Nel 2002 ha cominciato a cavalcare l’onda dell’islamofobia rendendosi protagonista di una singolare decisione: ha di fatto portato alla chiusura del primo supermercato halal di Francia, da sindaco socialista del suo comune, accusandolo di essere discriminatorio nei confronti della maggioranza dei francesi perché non vendeva né alcolici né maiale per assecondare una singola “comunità”. Atti del genere ce li aspetteremmo forse dai neo-eletti sindaci di provincia del Front National.

La cosa deve essere piaciuta molto a Nicolas Sarkozy, altro protagonista della rincorsa all’estrema destra che gli ha permesso di conquistare la quasi totalità dei voti che in precedenza erano di Le Pen padre: l’ex presidente francese ha infatti proposto allo stesso Valls di entrare a far parte, nel 2007, dell’esecutivo che a lui faceva riferimento. Molto probabilmente quest’ultimo ha rifiutato l’offerta di Sarkozy, anch’egli ex Ministro degli Interni e fautore della repressione a tutti i costi (si veda alla voce banlieues), solo per convenienza politica. Nel 2009 Valls resta fedele alla linea: un video lo sorprende in un mercato di Evry ad esclamare la necessità di inserire qualche «bianco» in più!

La normalizzazione nelle istituzioni del razzismo e dei discorsi dell’estrema destra viene poi confermata da Valls nel suo ruolo di Ministro, sempre attento a non far mancare il suo punto di vista securitario e i provvedimenti choc, come l’espulsione di Léonarda, giovane rom kosovara, e il rimpatrio di Khatchik, studente armeno che vi abbiamo raccontato. Un excursus della sua politica in materia di immigrazione, paragonata a quella del suo predecessore di destra, lo trovate in questa top-ten di Rue89.

Non bastasse l’ossessione securitaria, il nuovo premier francese si dimostravicino agli interessi della grande finanza e della grande industria, nonché dello Stato israeliano, anche in funzione anti-islamica. Nel discorso di politica generale pronunciato martedì, in base al quale ha ricevuto la fiducia dell’Assemblea Nazionale (qui riproposto da Libération), ha confermato il Pacte de responsabilité che Hollande ha concordato con il Medef, l’equivalente transalpino della Confindustria. Un provvedimento che sembra fare molti regali alle grosse imprese, dimenticando le fasce meno abbienti della popolazione, lo Stato sociale e l’ecologia.

Del resto quale fosse la caratura del personaggio lo si era capito già nelle primarie socialiste per scegliere il candidato presidente, nel 2012. Valls, il cui obiettivo resta a lungo termine comunque l’Eliseo, si era presentato in rappresentanza dell’ala destra del PS, non lesinando affermazioni polemiche come la volontà di cambiare nome al Partito Socialista per conciliarlo con leidee liberali e, soprattutto, l’attribuzione della responsabilità della crisi economica non alla finanza ma alle spese eccessive per lo Stato sociale (un articolo de Le Monde Diplomatique lo sottolineava bene).

Non sono pochi i sostenitori di Valls e di questa svolta conservatrice del Parti Socialiste ad auspicare che il nuovo inquilino di Matignon si ispiri al “cambiamento” di un altro leader socialdemocratico europeo che sta avviando un processo simile, l’italiano Matteo Renzi. Effettivamente le somiglianze tra i due non sono trascurabili, dall’ambizione, all’abilità nel giocare con i media, al tasso di popolarità, alle dichiarazioni demagogiche su svecchiamento, riforme e velocità che nascondono in realtà i soliti paradigmi.

Insomma, ancora la stessa vecchia e testarda ricetta per una Francia che sembra inesorabilmente destinata a entrare gradualmente nei cosiddettiPIIGS, aggiungendo una F all’acronimo. Sintomi ne sono la disoccupazione crescente, aumento delle tasse sui beni di consumo come l’Iva, la scomparsa della questione ecologica (e degli ecologisti) dai programmi di governo, pesanti concessioni ai gruppi finanziari su pensioni e ammortizzatori sociali. Una parte dell’opposizione da sinistra alle mosse della presidenza Hollande e al nuovo governo Valls ha previsto per il 12 aprile a Parigi lamanifestazione nazionale Maintenant ça suffit! (“Ora basta!”) contro l’austerità, per l’uguaglianza e per la divisione delle ricchezze. Nella stessa giornata la mobilitazione anti-austerity riguarderà anche altre piazze d’Europa, come quelle italiane.

Domenico Musella