Mancano pochi giorni alle elezioni amministrative. Il 30 Marzo, in tutta la Turchia, gli aventi diritto al voto saranno chiamati a scegliere i nuovi amministratori e le nuove amministratrici locali.

 

Secondo i dati pubblicati nel Gennaio 2014 da parte dell’Istituto Nazionale di Statistica (TUIK), in Turchia attualmente vivono 76 milioni e 667 mila persone e, secondo l’Ente Superiore per le Elezioni (YSK), 52 milioni 695 mila e 831 di queste hanno il diritto al voto. In un Paese in cui le elezioni per il Parlamento europeo, quelle regionali e quelle provinciali non esistono, le elezioni amministrative locali assumono una grande importanza. Particolarmente queste elezioni sono molto rilevanti considerando la forza dei movimenti popolari opposti al Governo che, negli ultimi dieci mesi, hanno invitato prima di tutto il Primo Ministro, Recep Tayyip Erdogan, ma anche il partito al Governo, l’AKP, a rassegnare le dimissioni. Un invito che non è stato colto dal momento che Erdogan e l’AKP sono ancora al Governo.

 

Nel frattempo ci sono state grosse svolte storiche, come il divorzio quasi definitivo tra l’AKP ed il movimento guidato da Fettullah Gulen, ex Imam in esilio negli USA da parecchi anni e storico leader del maggior movimento filoreligioso e storicamente anti-comunista della Turchia. Le liti di coppia sono state  in costante aumento negli ultimi tre anni per via di un conflitto di potere crescente in merito al controllo di alcuni meccanismi legati allo Stato. Sembra che in questi ultimi mesi la Turchia stia assistendo all’acme di questa crisi grazie alla diffusione via internet di una serie di ipotetiche registrazioni audio riguardanti le ondate di arresti e processi sulle accuse di corruzione che hanno coinvolto vari attori dell’AKP tra cui spiccano anche il premier Erdogan e suo figlio. Alcune di queste registrazioni riguardano anche l’intervento diretto del Primo Ministro sulle decisioni redazionali di alcuni canali televisi e di alcuni quotidiani nazionali. Diversamente dalle altre, queste ultime registrazioni sono state parzialmente confermate attraverso dichiarazioni pubbliche da parte dello stesso Erdogan.

 

Un altro elemento che rende importanti queste elezioni è senz’altro il percorso del Parco Gezi, che si è concluso con una serie di piccole vittorie concrete, ma soprattutto con la rinascita di una coscienza collettiva. Dopo la reazione contro la minaccia di distruzione del Parco Gezi, in zona Taksim, ad Istanbul, negli ultimi dieci mesi, in 77 città, le persone sono scese in piazze per più di 600 volte per protestare contro il Governo e non soltanto, per esempio anche contro il tentativo di mettere il bavaglio alla rete. Dopo la nuova legge, entrata in vigore anche grazie all’approvazione del Presidente della Repubblica Abdullah Gul, l’ultima mossa liberticida di Erdogan è stata vietare ufficialmente l’accesso ad uno dei siti di social networking, Twitter. Le manifestazioni di protesta in Turchia continuano a costo di scontrarsi con la polizia per esprimere la propria posizione sulle condizioni lavorative, sul nuovo muro al confine con la Siria, sulla corruzione, sull’intervento del potere esecutivo sul potere giudiziario, sulla violenza contro le donne e sulla limitazione della libertà di stampa. Un Paese in continuo movimento. Un Paese che ha visto ancora una volta nascere il senso di una grande solidarietà intorno alle persone che hanno perso i loro cari durante la rivolta.

 

E’ così che oggi la Turchia si avvicina alle elezioni amministrative con un partito al Governo duramente colpito ed in aperto conflitto con una serie di dinamiche interne ed esterne. La dimissione dei quattro ministri coinvolti da accuse di corruzione ed altri dieci disertori che hanno abbandonato l’AKP sono tra le perdite più grandi collezionate lungo il percorso di Erdogan. Ormai non c’è giorno nel Paese che trascorra senza una nuova notizia capace di evidenziare i “difetti” del governo ed i suoi apparati. Dall’altro lato si intravede una timida ma ancora incerta crescita dei voti dello storico partito nazionalista MHP (Partito del Movimento Nazionalista) che, secondo le esperienze precedenti, ha sempre raccolto i voti delle persone deluse dai partiti di centro-destra. In lizza con AKP e MHP c’è anche un partito d’opposizione, il CHP (Partito Popolare della Repubblica). Il CHP è guidato da Kemal Kiliçdaroglu e sta cercando in vari modi di raccogliere i voti soprattutto degli indecisi, dei delusi dell’AKP e di quei giovani delle grandi città che vorrebbero votare un partito dell’opposizione che possa avere la certezza di vincere grandi sfide nella gestione di Istanbul ed Ankara. Oltre a questi tre big storici, in “gara” si trova anche l’HDP (Partito Democratico dei Popoli) che nasce dalla costole di un partito che è il figlio del movimento per i diritti delle persone di etnia curda, il BDP (Partito della Pace e della Democrazia). L’HDP ha presentato  i propri candidati soprattutto nelle città che si trovano nella parte ovest del Paese. Uno dei candidati più conosciuti dell’HDP è il parlamentare Sirri Sureyya Onder che è diventato famoso a livello internazionale soprattutto grazie alla propria scelta di mettersi davanti alle ruspe per bloccare i tentativi di sradicare gli alberi del Parco Gezi a Taksim, il  primo giorno.

 

Dopo questa lunga introduzione arrivo finalmente al punto. Per la prima volta in Turchia, le elezioni vedono tra i candidati tante persone lgbttqi.

 

Nella città di Istanbul per il municipio di Sisli, dove esiste un’alta concentrazione di lavoratrici del sesso transgender, l’HDP ha candidato, Sevval Kiliç,  transessuale, che proviene dal mondo dell’attivismo per i diritti delle persone trans, in particolare dei lavoratori del sesso, anche perché la maggior parte di queste persone, in Turchia, è costretta ad intraprendere quasi esclusivamente questa professione. Kiliç non è l’unica persona lgbttqi candidata a Sisli, infatti c’è anche Boysan Yakar del CHP. Secondo Yakar, la zona di Sisli è l’area più popolata da persone lgbttqi di tutta la Turchia, anche se non c’è mai stata una persona che potesse rappresentare questa minoranza nel consiglio comunale. Yakar è omosessuale e vive a Sisli.

 

Il municipio di Besiktas, quartiere molto politicizzato da sempre e diventato uno dei protagonisti durante la rivolta del Parco Gezi, vede due candidati lgbttqi dal partito CHP: Sedef Cakmak e Celik Ozdemir. Cakmak sottolinea il fatto che, entro i confini di questo municipio, si trovano diversi campus universitari che ormai hanno vari gruppi lgbt con parte dei membri residenti a Besiktas. Per Cakmak è molto importante anche la vicinanza fisica del municipio a Taksim e Sisli. Ozdemir invece ritiene che sia importante la presenza di una persona lgbttqi nel consiglio comunale per portare avanti l’esperienza di Gezi che ha visto la vasta partecipazione ed accettazione delle persone lgbttqi nelle manifestazioni, giorno e notte.

 

Anche per Taksim ci sono due persone candidate da entrambi i partiti. Taksim fa parte del municipio di Beyoglu che è attualmente governato dal partito guidato da Erdogan, l’AKP. Beyoglu è dove fece la sua prima esperienza da sindaco l’attuale sindaco di Istanbul, Kadir Topbas, molto discusso per via delle sue decisioni ed i progetti di riqualificazione urbanistica. Beyoglu, oltre ad essere un quartiere vivace e ricco di divertimenti, è anche uno dei punti con la maggiore concentrazione abitativa delle lavoratrici del sesso transessuali. Celik Ozdemir è il candidato del partito CHP per questa zona. Ozdemir sostiene che sia fondamentale la presenza di persone lgbttqi nel consiglio comunale di Beyoglu considerando che la maggior parte delle associazioni e dei club si trovano qui e l’unico pride di Istanbul si svolge in questo municipio. Ozdemir sottolinea che Beyoglu è una delle zone più colpite dalle conseguenze dei progetti di riqualificazione urbanistica che hanno fatto sì, tra l’altro, che particolarmente le persone trans siano state costrette ad abbandonare le proprie abitazioni. L’altra candidata per Beyoglu invece è Ebru Kiranci dal partito HDP. Kiranci fa parte dell’Associazione Lgbt di Istanbul ed ha lavorato già come consigliera per sei anni nel Comune di Zonguldak, città sulla costa del Mar Nero. Kiranci è una dei fondatori della prima casa-rifugio per le persone transessuali, fondate da due associazioni a Beyoglu.

 

Un’altra candidata lgbttqi è Niler Albayrak, che si propone per il consiglio comunale del municipio di Avcilar col partito HDP. Albayrak ha organizzato diverse riunioni, manifestazioni culturali e comizi elettorali in questa zona che è una delle aree più popolari di Istanbul. Albayrak è da parecchio tempo attiva nell’area di questo municipio che è piuttosto distante dal cuore turistico della città e lotta contro la violenza e la discriminazione delle persone transessuali.

 

Sull’altra sponda del Bosforo, per il consiglio comunale di Kadikoy, si candida Asya Elmas, col partito HDP, transessuale che proviene dal mondo dell’associazionismo ed è iscritta all’Associazione Hevi Lgbti. Elmas vuole una città in cui le persone lgbttqi siano accettate e sogna una città in cui il/la primo/a cittadino/a è una persona transessuale. Elmas promette di lavorare per distruggere la cultura dell’odio e dell’esclusione.

Le persone lgbttqi candidate non si trovano solo tra le liste in lizza ad Istanbul. Nella capitale, Ankara, ci sono Belgin Çelik e Abdülhalim Karaosmanoğlu. Celik è un’attivista transessuale e Karaosmanoglu fa parte dell’Associazione lgbtt Pembe Hayat, entrambi sono del partito HDP, in corsa per il consiglio comunale del municipio di Cankaya nella città di Ankara.

 

Tuna Şahin invece si candida dal partito BDP nella città di Mersin. Sahin da tempo fa parte dell’Associazione 7 Renk in questa città e lotta per i diritti delle persone lgbttqi. Can Çavuşoğlu invece, a differenza di altre persone candidate ha deciso di candidarsi come Sindaco del municipio di Bulancak nella città di Giresun senza l’appoggio di un partito politico. Nel caso in cui venisse eletto, Cavusoglu sarebbe il primo sindaco dichiaratamente omosessuale della storia della Turchia. Un’altra candidata è Öykü Evren Sözen, l’attuale e la storica presidentessa dell’Associazione Gokkusagi di Bursa, già candidata in passato con il CHP per le elezioni parlamentari nel 2011. Questa volta si propone per il consiglio comunale del municipio di Osmangazi nella città di Bursa.

 

Intanto, 39 persone candidate da diversi partiti in tutto, hanno firmato una dichiarazione per una cultura amministrativa in difesa dei diritti delle persone lgbttqi. I partiti che hanno dato l’adesione sono BDP, CHP, DSP(Partito Democratico di Sinistra), HDP e TKP(Partito Comunista di Turchia).

 

Non è la prima volta che una persona lgbttqi si candida per le elezioni in Turchia, ma è di certo la prima volta che i candidati lgbttqi sono così tanti, in lizza in zone importanti delle grandi città, per posizioni alte. La mattina del primo Aprile, forse, la Turchia si sveglierà con il suo primo sindaco omosessuale oppure le persone lgbttqi avranno perso questa grande sfida. In ogni caso come diceva la Piazza Taksim; “questo è solo l’inizio, la lotta continua”.