“Il sollievo e la gioia si leggono sul volto di tutti. La stragrande maggioranza dei centrafricani è soddisfatta dell’esito del voto credibile e responsabile del Consiglio nazionale di transizione (Cnt). Le attese e le sfide che aspettano la nuova presidente sono tante ma siamo fiduciosi nelle sue capacità già dimostrate in passato”: lo dicono alla MISNA fonti della Conferenza episcopale centrafricana e della società civile contattate a Bangui all’indomani dell’elezione di Catherine Samba-Panza, prima donna nella storia del paese eletta alla presidenza. Ieri, al secondo turno di votazione ha ottenuto 75 consensi dei deputati mentre l’altro candidato in lizza, Désiré Kolingba, figlio di un ex capo di Stato, non ha superato le 53 preferenze.

L’investitura della neo-presidente di transizione dovrebbe tenersi domani e in tempi brevi la Samba-Panza, ex sindaco di Bangui, 57 anni e madre di tre figli, annuncerà il nome del nuovo primo ministro incaricato di formare “un governo ristretto di tecnocrati dalla moralità esemplare”. In base ad alcune indiscrezioni diffuse dalla stampa locale il prossimo esecutivo di transizione potrebbe non superare i 18 ministri.

Nominata sindaco della capitale lo scorso maggio, due mesi dopo il colpo di stato dell’ex coalizione ribelle Seleka, la Samba-Panza viene dal mondo dell’imprenditoria. Nata in Ciad da un padre camerunense e da una madre centrafricana, ama presentarsi come “un puro prodotto dell’integrazione e della diversità culturale dell’Africa centrale”, anche se ha soltanto la cittadinanza centrafricana. Dopo studi di diritto a Parigi è tornata in patria dove ha maturato una lunga esperienza imprenditoriale ma anche come attivista della società civile, per anni in prima fila nella lotta alla corruzione, nella promozione dei diritti delle donne e dell’uguaglianza. “E’ una personalità relativamente nuova in politica, quindi neutrale in questo senso, punto a suo favore, ma non per questo poco nota al grande pubblico” riferisce alla MISNA padre Cyriaque Gbate, segretario generale della Conferenza episcopale, ricordando “il suo ruolo cruciale nel raggiungimento della pace tra storici rivali quando nel 2003 (dopo il colpo di stato di François Bozizé, ndr) occupava la vice-presidenza del Forum nazionale di dialogo inclusivo”.

Le sue prime parole da presidente eletta sono state di distensione e di mano tesa a tutte le componenti della società centrafricana. La Samba-Panza ha chiesto agli Anti-Balaka e agli ex ribelli Seleka di deporre le armi e nel contempo ha invitato le migliaia di sfollati a Bangui a “ritornare a casa”. Secondo padre Gbate, a 10 anni di distanza dalla sua delicata operazione di mediazione, la neo-capo di Stato della transizione è nuovamente chiamata a “riappacificare le  componenti rivali della società centrafricana” nell’ambito di un “processo inclusivo di riconciliazione”, ma anche a “ridare fiducia alla popolazione” assicurando nel contempo “la sua incolumità e sicurezza”. In tempi brevi potrebbe essere creata una Commissione dialogo, verità e riconciliazione per “risolvere alla radice problemi politici, militari, sociali ed economici alla base delle ultime crisi che hanno messo il nostro paese a terra” prosegue l’interlocutore della MISNA.

“La prima sfida riguarda la pacificazione del paese e l’avvio di un processo di disarmo che coinvolga tutti quei uomini, ribellioni nuove e vecchie, miliziani e altre forze anche straniere che continuano a seminare violenza ai quattro angoli del vasto territorio” dice alla MISNA Thibaud Lesueur, esperto di Centrafrica di International Crisis Group (Icg).

Infine la nuova presidente di transizione deve rimettere in moto una pubblica amministrazione ferma da mesi, avviare la ricostruzione delle infrastrutture distrutte nella crisi cominciata nel dicembre 2012 per accompagnare l’ex colonia francese verso elezioni generali che potrebbero tenersi nel febbraio 2015.

“Proprio poiché gode di una grande popolarità e che il paese è a terra, le aspettative dei centrafricani nei confronti della neo presidente sono tante. Non sarà facile, non ha in mano una bacchetta magica. Ci vorrà tempo per vedere i primi risultati di un processo che si pre-annuncia lungo e tutto in salita – conclude padre Gbate – In questa nuova fase delicata sarà cruciale la competenza dei ministri ma anche il sostegno imparziale e trasparente dei partner regionali ed internazionali”.