Nel silenzio quasi assoluto distratti dalle primarie del PD e dalle proteste di piazza di questi giorni,  nascosti tra le pieghe del decreto legge del governo Letta che sancisce l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, ci sono 2 articoletti velenosi , equivoci e liberticidi che stabiliscono che per allegare, riportare o anche  trascrivere un qualsiasi  contenuto giornalistico oppure un’opinione ascrivibile a “proprietà intellettuale”  occorre prima chiedere l’autorizzazione.

I soggetti eroganti l’autorizzazione stabiliti da questo decreto sono le associazioni di categoria degli editori che qualora lo ritengano opportuno possono chiederne la rimozione  oppure richiedere il pagamento di un prezzo  che dovrà essere previamente concordato tra il fruitore che vanti la “proprietà intellettuale”  e il gestore del sito Internet che voglia riportare il contenuto.

Nella pratica detto con parole semplici  poco più di 14 righe riscrivono completamente  le regole di circolazione delle informazioni online,  di fatto s’impone alla “Rete” di trasformarsi in una specie di televisione via cavo dove in pochi decidono cosa si può dire e chi lo può dire.

Da notare inoltre una piccola perla di furbizia di questo governo  l’abolizione del finanziamento pubblico entrerà si in vigore, però solo a partire dal 2017 a differenza della nuova regolamentazione sulla circolazione delle informazioni on line che entrerà in vigore nel Marzo prossimo tra soli 3 mesi !

La polpetta avvelenata in rete a questo punto è stata lanciata e produrrà certamente i suoi effetti nefasti generando oltre che una restrizione alla circolazione della libera informazione in rete, anche una serie di contenziosi lunghi e costosi che da una parte ostruiranno ulteriormente l’ambito amministrativo giudiziario attualmente già congestionato,  dall’altra farà si che i piccoli gestori e provider di siti e blog  on line saranno scoraggiati a intraprendere le vie legali per far rispettare un diritto che dovrebbe essere scontato come quello della libertà d’informazione,  in tutti i casi anche quando si dovesse arrivare ad una definizione favorevole a  chi ha pubblicato i contenuti, rei di di aver violato la  proprietà intellettuale altrui, si otterrebbe  di fatto di aver bloccato per lunghi periodi la pubblicazione stessa on line dei contenuti oggetto del contenzioso.

Questi articoli contenuti nel  nuovo decreto legge sono con certezza incostituzionali oltre che lesivi dei diritti fondamentali dell’uomo.

Gli articoli in questione,  inerenti la gestione della  pubblicazione on line, sono stati scritti  per conto del governo dall’ AGCOM Authority Garante per le Comunicazioni, a proposito della legittimità della procedura in atto  bisogna porsi una serie di domande:  

E’  lecito far scrivere a un entità amministrativa come  l’AGCOM  una legge destinata a stravolgere in peggio  l’intera materia dei diritti d’autore online  quando non esisteva nessuna  disposizione di legge che le riconoscesse  tale potere ?

Non è forse anticostituzionale e profondamente fascista che un’autorità amministrativa, tramite  un procedimento sommario e discutibile decida  la cancellazione di un contenuto digitale anche quando si tratti di un articolo di giornale, della foto di un avvenimento di cronaca che interessa tutti  oppure determini la rimozione di un video d’inchiesta o di uno spezzone di una trasmissione televisiva che fa informazione pubblica ?

Non è forse  illegittimo oltre che antidemocratico  l’ordine di rimozione di un contenuto proveniente da un autorità amministrativa,  in attesa della risoluzione di un procedimento di giudizio  lungo e costoso  dinanzi a un  giudice amministrativo ?

E in attesa  della definizione del giudizio,  qualora la rimozione del contenuto risulti infondata, chi risarcirà i cittadini che sono stati lesi e defraudati in uno dei diritti fondamentali dell’uomo ovvero la libertà d’informazione, sancito sia dalla nostra Costituzione che dalla  Carta dei diritti europea ?