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Libia: minoranze etniche chiedono il boicottaggio delle elezioni per l’Assemblea Costituente

Il fine settimana del 26 e 27 ottobre, un gruppo di persone, appartenenti alla popolazione dei Masiri (Berberi) ha occupato l’area del gasdotto di Mellitah. Secondo le informazioni giunte all’Associazione per i Popoli Minacciati (APM), i Masiri protestano in questo modo contro la forte discriminazione ed emarginazione delle minoranze etniche della Libia. Nel paese nordafricano le tensioni etniche sono in continuo aumento. Berberi, Toubou, Tuareg e i rappresentanti della popolazione nera cacciata da Tawergha hanno chiamato al boicottaggio delle elezioni per l’Assemblea Costituente, nella quale si sentono sottorappresentati.

L’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) ha lanciato un appello al Congresso Nazionale della Libia affinché conceda maggiore rappresentanza nell’Assemblea Costituente alle minoranze del paese e garantisca in tal modo la tutela degli interessi delle popolazioni non-arabe del paese. Il Congresso Nazionale libico intende discutere la questione e possibilmente trovare una soluzione il prossimo 29 ottobre. Finora il governo è disposto a concedere due seggi a testa su un totale di 60 seggi ai gruppi etnici dei Berberi, dei Toubou e dei Tuareg. Lo scorso 26 ottobre i Masiri hanno occupato il complesso del gasdotto di Mellitah, gestito dall’ENI. Attualmente i manifestanti non hanno interrotto la produzione, ma si riservano di cambiare decisione dopo martedì 29 ottobre.

Le 35.000 persone di origine africana cacciate e messe in fuga dalla città di Tawergha hanno aderito alla protesta delle popolazioni non-arabe della Libia. Sono profondamente deluse del mancato appoggio delle autorità nell’attuare il loro ritorno a Tawergha. A luglio infatti era previsto uno spettacolare rimpatrio in massa a Tawergha a cui i profughi hanno però rinunciato in seguito agli appelli delle autorità. Agli appelli delle autorità non sono seguite alcune attività o azioni che favorissero un pronto rientro dei Tawergha che ora sono stanchi di aspettare una soluzione da parte delle autorità e hanno quindi aderito alle proteste di Tuareg, Toubou e Masiri.